Trento «ronza» delle decine di fan de La Zanzara

Un incontro senza filtri che ha potuto rivelare a Cruciani e Parenzo tutto il proprio affetto ed entrare per una sera nel caotico mondo del programma radiofonico

>
È stata quasi una serata allo stadio, quella con gli speaker de La Zanzara. Tantissimi i fan del programma di Radio24 che sono accorsi per conoscere dal vivo i loro idoli: Giuseppe Cruciani e David Parenzo, irriverenti, «casinisti», abili a giocare un esilarante gioco delle parti e – come più volte viene loro confessato dal pubblico – «a far sentire meno soli».
Un appuntamento di revival di vecchi momenti della trasmissione, di ospiti, ma soprattutto di interazione sincera e libera tra chi sta davanti al microfono e chi li ascolta, che ha dato spazio – in puro stile La Zanzara – a ovazioni, tifi, standing ovation e, qua e là, a qualche fischio e qualche dura replica. Perché «la libertà di espressione prima di tutto» come ha più volte sottolineato Cruciani.
 
È un pubblico tra i più eterogenei, quello dei fedeli de La Zanzara: un parterre che va dalla Generazione Z ai Baby Boomer e che, come sottolinea Giuseppe Cruciani, «fa vite completamente diverse, mestieri completamente diversi».
Del resto poco c’è di più eterogeneo dello stesso programma radiofonico, col risultato che anche l’intervento al Festival dell’Economia di Trento, si rivela un enorme calderone di momenti seri e profondi e di «carrambate» esilaranti.
C’è allora il reporter dal fronte del Donbass che racconta la sua personale esperienza degli ultimi mesi tra le bombe e i problemi della figlia adolescente, ma c’è anche il gruppo di portavoce della convinta resurrezione della Repubblica Veneta Indipendente.
 

 
Una miscellanea che gioca sul libero confronto delle voci: «Noi non ospitiamo follie, come spesso ci viene rimproverato – commenta infatti Cruciani – ma opinioni, talvolta, o forse spesso, estreme».
Così come libere, del resto, sono le voci di fan accorsi, a cui viene concesso di interagire, partecipare, in un botta e risposta continuo, fatto sì di complimenti, ma anche di commenti gridati a gran voce, di ovazioni, di fischi, di coretti da stadio.
Manifestazioni che non si placano nemmeno alla presenza di Fabio Tamburini, direttore de Il Sole 24 Ore e di Radio24, costretto, suo malgrado, ad ammettere che se La Zanzara ancora esiste e viene trasmessa, è proprio per e grazie a quella folla festante e urlante.
 

 
Ma com’è accaduto che un programma tutto sommato «normale» diventasse un fenomeno di caos, di sfoghi, di confronti di voci tra le più assurde del nostro Paese? A ripercorrere la storia, in compagnia di Mario Adinolfi, gli stessi Cruciani e Parenzo: «Il cambio di passo c’è stato nel 2013, con il caso Barilla.
«Guido Barilla, da noi intervistato, disse infatti che non avrebbe mai fatto uno spot pubblicitario con una famiglia non-tradizionale, omosessuale, e questo scatenò attorno all’azienda un vero putiferio, comportando anche un calo di fatturato. Da allora La Zanzara fu vista come il male assoluto.»
 
A ciò si aggiunsero alcune complicanze legate a, continuano i due speaker, «scherzi, come la vicenda Carminati, in cui utilizzavamo brevi spezzoni di un’intercettazione per chiamare persone famose. Per le conseguenze di alcuni di quegli scherzi, si è deciso di farne una trasmissione senza ospiti, o meglio, senza ospiti celebri, ma con ospiti particolari».
Di qui la carrellata di «fenomeni» che li ha resi celebri negli ultimi anni.
«Cruciani ha il talento di sentire il clima dell’Italia e di cavalcarne il caos, – commenta Parenzo. – Il resto siamo noi, il nostro personale, come stiamo e cosa proviamo, compreso il rapporto di amore-odio tra noi, comprese molte delle mie sfuriate di rabbia.»