Stiamo cadendo nel ridicolo: «Cucù» al posto di «Gesù»

Le maestre di Agna, in provincia di Padova, lo hanno deciso per non suscitare la sensibilità dei non cristiani

È vero che il Natale ha perso un po’ la sacralità di un tempo, dando spazio più al consumismo che al sentimento, ma resta pur sempre il Natale.
Le festività natalizie sono il periodo più importante per la sacralità del mondo occidentale.
Se si corre dietro ai regali, è proprio perché il Natale invita la gente a essere più generosa Con se stessi e con gli altri.
Si tratta dell’anniversario della nascita di Gesù, che la religione cristiana riconosce come figlio di Dio in terra.
Qualcuno può dubitare sulla sua «divinità», ma Gesù è realmente esistito e quello che ha fatto nella sua vita ha dato origine alla civiltà cristiana. Rinnegare il Natale significa rinnegare la cultura del mondo occidentale.

Il Natale ha indubbiamente alimentato il vortice consumistico che conosciamo, ma alla fine si è davvero più buoni.
Negli Stati Uniti, perfino gli ebrei hanno deciso di posticipare la loro festa analoga, la Hanukkah - che si dovrebbe svolgere la seconda settimana di dicembre - al periodo natalizio. Questo perché i bambini ebrei senza regali a Natale ne soffrivano a vedere quelli cristiani che invece li ricevevano.
La religione è una delle libertà fondamentali dell’essere umano. Ognuno deve essere libero di credere in quello che vuole. Punto.

Se gli immigrati non vogliono aderire alla religione cristiana è più che legittimo.
Ma che loro provino a interferire nella cultura cristiana è del tutto inaccettabile.
Ma peggio ancora se qualcuno, nel nome dell’inclusione sociale, religiosa e culturale, vuole sacrificare la parte più bella della religione cristiana per non toccare la sensibilità dei musulmani.
Quindi non tocchiamo la festività istituzionale del Natale. Poi sarà ogni individuo a trovare il suo equilibrio tra il consumismo e la sacralità.

La vignetta che segue è di Fulvio Brnardini, in arte Fulber.