Innovazione tecnologica in campo oncologico – Di Nadia Clementi
Ne parliamo col dottor Lorenzo Luciani Responsabile della Struttura di Chirurgia Robotica Multidisciplinare dell’APSS di Trento
Il dottor Lorenzo Luciani.
Nell'era dell'innovazione tecnologica accelerata, settori fondamentali come la medicina stanno vivendo una profonda trasformazione.
Tra le innovazioni più rivoluzionarie che stanno ridisegnando il panorama medico spicca la chirurgia robotica multidisciplinare.
In questo ambito, l'Ospedale di Trento si distingue come un centro di eccellenza, pioniere nell'integrazione di tecnologia avanzata e approccio multidisciplinare per migliorare la qualità delle cure e delle procedure chirurgiche.
L'Ospedale di Trento ha adottato con entusiasmo la chirurgia robotica, facendone uno dei suoi punti di forza.
Al centro di questa rivoluzione c’è la sinergia tra tecnologia all'avanguardia e competenze multidisciplinari.
Con il dottor Lorenzo Luciani, visionario leader del settore, alla guida della Struttura Semplice di Chirurgia Robotica Multidisciplinare, l'ospedale ha fissato nuovi standard nell'assistenza sanitaria.
La chirurgia robotica offre vantaggi che superano quelli della chirurgia tradizionale.
Tra questi, la precisione millimetrica dei movimenti, la visualizzazione tridimensionale ad alta definizione e la riduzione del trauma chirurgico per il paziente.
Inoltre, l’approccio multidisciplinare consente un’analisi globale dei casi, adattando ogni procedura alle specifiche esigenze del paziente.
Questa innovazione ha trasformato profondamente la pratica clinica a Trento. Procedure che in passato richiedevano incisioni invasive e lunghi tempi di recupero ora possono essere eseguite con tecniche meno invasive e tempi di guarigione più brevi.
Questo non solo migliora l’esperienza del paziente, ma riduce anche il carico sull’ospedale, ottimizzando il flusso dei pazienti e abbattendo i costi nel lungo termine.
La chirurgia robotica multidisciplinare non è soltanto una modalità avanzata di trattamento, ma rappresenta un vero e proprio cambiamento di paradigma nell’assistenza sanitaria moderna.
Guardando al futuro, questa disciplina è destinata a crescere ulteriormente, offrendo nuovi benefici ai pazienti e aprendo orizzonti sempre più ampi nella medicina del domani.
Per approfondire l'argomento, abbiamo intervistato il dottor Lorenzo Luciani, figura di spicco nel campo della chirurgia robotica, riconosciuto per la sua consolidata esperienza operativa e scientifica.
La sua eccellenza si fonda su una solida formazione accademica e un percorso professionale di alto profilo, arricchito da esperienze nazionali e internazionali.
Dal 2005, ricopre il ruolo di dirigente medico di 1° livello presso l’U.O. Multizonale di Urologia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, contribuendo con competenza e innovazione allo sviluppo della chirurgia robotica.
A questo link il suo curriculum.
Dottor Luciani, quali sono le apparecchiature robotiche a disposizione dell'Ospedale di Trento per supportare la chirurgia robotica multidisciplinare e in quali ambiti specialistici vengono maggiormente utilizzate?
«Dopo un’esperienza preliminare nel 2010, su impulso del dottor Malossini, l’Ospedale di Trento dispone stabilmente di una piattaforma di chirurgia robotica dal gennaio 2012.
«Si tratta di un Da Vinci, prodotto dall’azienda americana Intuitive Surgical e intitolato non a caso al nostro multiforme genio del Rinascimento. Le caratteristiche tecniche principali risiedono nella filtrazione del tremore fisiologico umano, nella capacità di articolazione e rotazione superiore a quella del polso e nella visione immersiva e tridimensionale del campo operatorio anche nelle profondità del corpo umano.
«Come si evince, c’è sostanzialmente il superamento di alcuni limiti umani e l’impostazione di nuovi standard di riferimento. La pratica quotidiana è uscita molto migliorata dall’utilizzo di questa macchina.
«Ma attenzione, non si creda che il cammino sia stato una marcia trionfale: l’introduzione di una nuova tecnologia o tecnica non è mai semplice o rapida. Ci sono voluti anni di sacrificio e dedizione per arrivare agli standard attuali.
«Con 1.500 interventi robotici (1.000 da 1° operatore e altri 500 da 2°) su 3.500 eseguiti all’Ospedale S. Chiara, ho avuto la possibilità di maturare un’esperienza notevole e soprattutto di contribuire a snellire e velocizzare procedure e modalità del gruppo operatorio robotico, rendendo più semplice avvicinarsi a questo tipo di chirurgia.»
Come è composto il suo team presso la Struttura Semplice di Chirurgia Robotica Multidisciplinare?
«La struttura ha lo scopo di incrementare la collaborazione tra le Unità Operative e fa riferimento al Dipartimento Chirurgico diretto dal dottor Alberto Brolese, come in precedenza dal dottor Giuseppe Tirone.
«Conta inoltre sull’impegno di altre chirurgie specialistiche extra-Dipartimento, dalla ginecologia con il dottor Arrigo Nozza alla chirurgia pediatrica con il dottor Enrico Ciardini e all‘Otorinolaringoiatria con il Prof. Ottavio Piccin.
«Con la maggior parte dei vari team condividiamo oltre a una sala operatoria dedicata anche buona parte del personale, sotto la supervisione della caposala Francesca Bertoldi.»
«Gruppo robot»: foto in sala operatoria con l'equipe (dr. Lorenzo Luciani e dr. Daniele Mattevi, dr. Manuela D'Agata, I.P. Rosi Guida, Anastasia e Sabrina) e il robot Da Vinci sullo sfondo.
Quali sono le competenze e le specializzazioni presenti all'interno del team e come collaborano per garantire un trattamento completo e personalizzato ai pazienti?
«Le persone con cui lavoro tutti i giorni hanno estrazioni diverse e tutte concorrono al buon esito di ogni intervento.
«Oltre ai colleghi Urologi - dr. Daniele Mattevi, dr. Marco Puglisi, dr. Valentino Vattovani - le altre figure professionali vanno dalle strumentiste agli assistenti di sala.
«Naturalmente le competenze sono declinate in tutte le specialità che utilizzano il robot. Un cenno particolare merita l’anestesista, figura fondamentale per lo svolgimento dell’operazione, il cui ruolo purtroppo non è sempre adeguatamente riconosciuto.
«Sotto la direzione del Prof. Giacomo Bellani (Anestesia e Rianimazione 1), il riferimento è il dottor Guido Girardi.»
In che modo la collaborazione multidisciplinare influenza il processo decisionale riguardo alle procedure chirurgiche?
«Qui va distinto un momento preoperatorio e un momento più propriamente operatorio. Prima dell’intervento i team multidisciplinari coinvolti sono quelli formati da specialisti chirurghi, oncologici medici e radioterapisti, radiologi e medici nucleari (ad esempio il team uro-oncologico): durante i meeting vengono prese le decisioni terapeutiche dei casi più complessi e delicati.
«Il momento operatorio riguarda invece le figure coinvolte nello svolgimento dell’atto chirurgico, riportate più sopra. Possono esserci attimi di tensione e nervosismo, ma tutti devono sapere molto bene cosa fare e come farlo in tempi rapidi.»
Il gruppo robot con studenti: foto in sala operatoria con l'equipe (dr. Lorenzo Luciani e dr. Marco Puglisi, I.P. Rosi Guida, Cinzia, 3 studenti del IV anno di Medicina).
Quali sono le procedure in cui la chirurgia robotica multidisciplinare ha dimostrato di avere i migliori risultati?
«La crescita della chirurgia robotica nel mondo è stata trainata nel primo decennio dalla prostatectomia radicale, cioè l’asportazione completa della prostata per tumore, intervento che si è mostrato fin da subito adatto alle caratteristiche del robot.
«Altri importanti interventi oncologici riguardano l’asportazione del rene o parti del rene, dell’utero, di tumori del fegato, dell’intestino. Man a mano emergono nuove indicazioni, che vanno includendo altri distretti anatomici, come il torace o il capo-collo.»
Quanto è importante per voi la collaborazione con l’Università di Medicina di Trento e quale ruolo gioca l’ingresso dei giovani laureandi nei reparti nel promuovere l’innovazione e garantire la continuità dell’eccellenza nella chirurgia robotica multidisciplinare?
«Non si può parlare di innovazione se non includono i giovani. Come tutor dei tirocini di chirurgia robotica degli studenti del IV anno di Medicina in collaborazione con il Prof. Andrea Del Prete, docente di Robotica Medica, accolgo a lezione e in sala operatoria decine di giovani.
«Sono curiosi e interessati, dotati di grande profondità; certo è una generazione molto diversa dalla mia, ma non vedo i ragazzi svogliati e apatici a volte ritratti sui media.
«Anche giovani colleghi con diverse specializzazioni stanno muovendo i loro primi passi in chirurgia robotica al S. Chiara: direi che il ricambio è assicurato!»
Al Festival dell'Economia (dr. Luciani, Prof. Montorsi del San Raffaele di Milano e Prof. Giulianotti di Chicago, guru della robotica mondiale), Trento, 23 maggio 2023.
Come si adattano le tecniche chirurgiche robotiche alle esigenze specifiche di ciascun paziente?
«In generale l’accesso all’anatomia è amplificato e migliorato nel movimento e nella visione. Quindi ogni intervento in un nuovo paziente è più rispettoso della specifica situazione.
«Inoltre, la diffusione della robotica rende possibile affrontare in un unico intervento patologie diverse nello stesso paziente (es. tumore alla prostata e tumore al fegato o tumore al rene e all’intestino), il coronamento della multidisciplinarietà.»
Potrebbe condividere con noi un esempio significativo di successo nella guarigione di un paziente grazie alla terapia robotica?
«Potrei citare molti esempi. Un intervento di soddisfazione e beneficio per il paziente riguarda la chirurgia conservativa del rene: abbiamo asportato con successo tumori renali anche di notevoli dimensioni o posizioni anatomiche complesse, preservando l’organo e la sua funzione, che significa preservare a sua volta l’intero assetto cardio-circolatorio.
«Teniamo conto che fino a non molti anni fa si rimuoveva tutto il rene per qualsiasi tipo di tumore.»
Ricevimento del premio della Società Europea di Uro-Tecnologia (ESUT), Modena, Maggio 2018 - Foto ESUT.
Quali sono le principali sfide che affrontate nell'implementazione e nell'utilizzo della tecnologia robotica, con particolare enfasi sull'integrazione dell'intelligenza artificiale, in ambito chirurgico?
«Se cerco di immaginare l’intervento del futuro, vedo un ruolo crescente dell’imaging pre- e intraoperatorio in una sorta di navigazione virtuale/reale.
«Siamo stati il secondo centro in Italia nel 2017 a utilizzare la tecnologia 3D fisica (stampanti 3D) e digitale (software di ricostruzione dell’anatomia) nella chirurgia addominale; credo si proseguirà in questa direzione.
«Vedo però un ruolo maggiore dell’intelligenza artificiale e delle macchine anche nell’esecuzione stessa delle operazioni, anche se l’uomo manterrà un ruolo fondamentale.»
In conclusione, è doveroso sottolineare il ruolo fondamentale del team medico guidato dal dottor Lorenzo Luciani nella trasformazione della chirurgia robotica multidisciplinare in un modello di eccellenza presso l’Ospedale di Trento.
Non si tratta solo di innovazione tecnologica, ma di un impegno costante verso la centralità del paziente, che si traduce in cure personalizzate e risultati ottimali. I numerosi messaggi di ringraziamento che giungono dai pazienti rappresentano la testimonianza più autentica del valore di questo approccio.
Ogni parola di gratitudine è un riconoscimento al lavoro, alla passione e alla dedizione di un team che ha saputo trasformare la tecnologia in umanità, rispondendo con competenza e sensibilità alle sfide della medicina moderna.
Nadia Clementi - [email protected]
Dott. Luciani Lorenzo - [email protected]
Dirigente medico di 1° livello presso l’U.O. Multizonale di Urologia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento
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