Festival della famiglia: «Risposte alla crisi dall’Europa»

Il seminario promosso da Europe Direct Trentino della Provincia autonoma di Trento

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Le risposte alla crisi sono state molto diverse nei vari paesi membri dell'Unione europea. L'impronta dell'UE è stata comunque forte grazie ai vari interventi sanitari ed economici straordinari ed è stata avviata anche la Conferenza sul Futuro dell'Europa per definire insieme ai cittadini il futuro dell'UE.
Le famiglie insieme al sistema scolastico hanno reagito alla crisi. Sono state presentate nuove buone pratiche dall’Europa e dal Trentino che possono offrire spunti utili per gli altri territori. Ha moderato Boglarka Fenyvesi-Kiss del Servizio Pianificazione Strategica e Programmazione europea, della Provincia autonoma di Trento.
Nicoletta Clauser, dirigente del Servizio Pianificazione Strategica e Programmazione europea della PAT, ha aperto i lavori: «La crisi è da considerare come una opportunità di riflessione su tanti fronti, dal digitale all’introduzione dello smart working. La famiglia costituisce il perno della società. Dobbiamo lavorare ora per la ripresa socio-economica pensando alle prossime generazioni con una prospettiva a lungo termine.»
 
Loes van der Graaf, ricercatore dell’Istituto di Management delle Politiche pubbliche della Lituania, ha presentato un recente studio realizzato sull’Europa post Covid assegnato dalla Commissione Cultura del Parlamento Europeo: «Educazione e gioventù nell’Europa post Covid è il titolo del mio intervento – ha esordito - il lockdown ha avuto un impatto forte sui bambini con la DAD e in generale sulla routine giornaliera della famiglia, visto che sono subentrati diversi nodi critici, quali: l’interruzione del reddito, assistenza a familiari malati di Covid, violenza domestica, vizi alimentari, la mancanza di relazioni sociali. Parlando della dimensione dell’apprendimento dei giovani durante il lockdown, il ruolo dei genitori nel supportare e incentivare i loro figli è stato cruciale. Il problema maggiore si è posto per coloro che avevano i figli nell’età 0-6 anni, visto che le strutture dei nidi e delle scuole materne non avevano alcun obbligo nel garantire attività educativo/ricreative. I genitori, ancora una volta, si sono sostituiti agli educatori e ai maestri, alimentando non poche difficoltà nella conciliazione dello smart working in casa con la presenza dei figli da gestire.»
 
«Una buona pratica in Lettonia, Ungheria e Slovacchia – ha proseguito - è stata che i Governi hanno consentito ai genitori di avere una licenza dal lavoro per supportare i figli nell’attività di apprendimento da casa. Sul versante dei giovani 12-18 anni, invece, ci sono stati meno problemi con l’introduzione della DAD, ma è venuta meno la dimensione delle relazioni sociali, che sono fondamentali per i giovani in quella fascia di età. Una buona pratica in Croazia è stata la creazione di una rete virtuale da parte di una Associazione locale per dare supporto ai genitori nella gestione dell’attività didattica dei figli; la Lettonia ha creato un canale tv con programmi educativi per aiutare le famiglie. Dobbiamo sviluppare – ha concluso - il partenariato tra famiglie e scuole, soprattutto per coloro che hanno bisogni educativi speciali.»
 
Teresa Periti, dirigente scolastica del Liceo Bertrand Russell di Cles (che ha 900 studenti), ha presentato i risultati nella realtà trentina: «Parlerò oggi della risposta delle scuole trentine alla pandemia, che ha investito tutte le dimensioni della società. La scuola ha immediatamente risposto all’emergenza fornendo device, computer, verificando connessione e cablaggio per gli studenti per garantire almeno la DAD. E’ mancato però un progetto biopsichico-pedagogico per leggere da subito le criticità e gli effetti sui ragazzi creati dal lockdown e dalla DAD. Le scuole, dopo la pandemia, hanno sviluppato ulteriormente i servizi di consulenza psicologica agli studenti. Infine – ha concluso – dichiaro che la famiglia nella pandemia sia stata un pilastro e la scuola, sul suo fronte, ha cercato di garantire l’alleanza educativa con le famiglie, ma ci sono margini per fare ancora di più.»
 
Roberto Ceccato, dirigente generale del Dipartimento Istruzione e Cultura, ha chiuso i lavori: «Dobbiamo prendere lezione da questi mesi di difficoltà cercando di rispondere alle sfide future del nostro sistema scolastico, anche in caso di altre pandemie. Parto da una domanda - ha proseguito - quale ruolo può avere un sistema scolastico autonomo in una situazione pandemica e che governance attivare nell’emergenza? Noi come scuola siamo stati l’anello debole perchè abbiamo subito vari vincoli dallo Stato, dalla Provincia di Trento e dall’Europa. Abbiamo dovuto mettere in campo nuove forze in tempi brevissimi e attendiamo con speranza le nuove risorse del PNRR. Ora dobbiamo puntare sulla campagna vaccinale per uscirne fuori. Il nostro territorio, e la scuola in particolare, hanno dimostrato che di fronte alle sfide si mettono in piedi e iniziano a risolvere le difficoltà con tempestività e tenacia. La risposta dal Trentino è stata di grande eccellenza con tante buone pratiche, ad esempio l’Iprase ha messo in campo nuovi corsi di formazione per i docenti per aggiornarli sulle nuove modalità di didattica a distanza, anche su un piano informatico. Alle famiglie abbiamo chiesto competenze digitali ed educative che non avevano e sono da tener conto. Nel successo degli studenti il ruolo della famiglia è stato centrale.»