Preti pedofili e abusi all’infanzia – Di G. Maiolo, psicoanalista
L'abuso sessuale sui minori lascia sempre sconvolti. È una piaga inaccettabile
L'abuso sessuale sui minori ogni volta che emerge lascia sempre sconvolti.
E non solo per i numeri incredibili delle vittime di violenza né di quello degli abusanti anche se, ovviamente, impressiona che si tratti di adulti «incaricati» di prendersi cura di loro, non di ferirli. Dell’ultimo report sulla Pedofilia nella Chiesa tedesca, possono sconvolgere la gravità dei fatti e l’omertà sugli «orchi», o la copertura degli orrori di chi invece doveva fermarli e proteggere i piccoli.
Ma non credo ci sia solo questo da far entrare nei nostri pensieri.
Ci deve stare la consapevolezza dell’inferno dei vissuti di chi ha subito molestie e ripetute violazioni del corpo.
È questo stato di dolore continuo che si protrae per un tempo infinito che mi colpisce sempre.
È una vita intera passata dentro una sofferenza nascosta, invisibile ai più, carsica ma ugualmente devastante, che mi angoscia ogni volta che per professione, e non solo, me ne occupo.
Te la puoi immaginare solamente a frammenti, ma è quando quel dolore emerge e viene in superficie come un fiume sotterraneo, che rischi di annichilire.
Solo se la vittima ti permette di avvicinarti almeno un po’ alle sue ferite per condividerle, queste ti appaiono nelle loro incredibili dimensioni.
Ti domandi come ha fatto una donna o un uomo a sopportarle dall’infanzia e continuare a vivere un’esistenza apparentemente “normale” ma per lo più aggiustata e resa in qualche modo vivibile. Non necessariamente trovi la risposta.
Perché le storie delle tante inchieste che stanno portando a galla le torture subite dai bambini soprattutto in casa o in chiesa, luoghi che avrebbero dovuto essere il posto sicuro dell’amore e dell’attenzione, narrano di un «male» indicibile che si accumula per decenni e mettono a nudo un filo di offese senza memoria o di ricordi evaporati per difesa e sopravvivenza.
C’è una sofferenza nascosta e pesante nell’ambivalenza che inchioda al passato il bambino violato e gli impedisce di nascere come adulto.
È quella di essersi sentito amato e allo stesso tempo usato e abusato. Ha la sensazione di aver donato tutto se stesso o se stessa all’altro ed essere stato tradito.
Perché l’abuso sessuale di un adulto su un bambino non è solo violazione fisica del corpo, ma è tradimento. Alto tradimento della sua fiducia e della sua sicurezza.
Il dramma, che molto spesso emerge nel lavoro terapeutico con gli adulti violentati nell’infanzia, è quello di aver avuto la difficoltà, se non l’impossibilità, di realizzare se stessi, i propri desideri e l’intera esistenza.
È vivere una vita attraversata dalla colpa e dalla vergogna che fa sentire incapaci e senza diritti.
Più di una volta mi son sentito dire «Sono colpevole di non essere riuscita a fare quello che dovevo», «Non sono stato capace di proteggermi e realizzarmi».
Per questa presunta «colpevolezza» allora ci si sente «giustamente» puniti.
Ciò che incatena per molto tempo o per sempre il bambino violato, quello che gli impone il silenzio fino all’età adulta o alla vecchiaia, è il sentirsi sempre scomodo, inadatto all’esistenza, senza diritto di risarcimento.
Rannicchiato su se stesso, quasi a proteggere un corpo ferito e bloccato di bambino mai cresciuto, quell’uomo e quella donna hanno bisogno non solo dell’aiuto terapeutico ma anche di una comunità che finalmente si indigni per il male perpetrato e che sappia davvero cambiare direzione.
Giuseppe Maiolo - psicoanalista
Università di Trento - www.iovivobene.it