Festival dell’Economia 2016: Parla Adriano Prosperi
«Migrazioni collettive e crescita economica: la storia dice che una relazione c'è stata»
Esiste un rapporto tra persecuzioni religiose, migrazioni collettive e crescita economica? A questa domanda ha cercato di rispondere, in una gremita Sala della Filarmonica, Adriano Prosperi, professore emerito di Storia moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa e autore di numerosi saggi.
Un legame sembra esserci, come starebbero a dimostrare diversi fenomeni storici.
Prosperi ha fatto alcuni esempi: per esempio l’impulso dato alla crescita commerciale di Livorno dagli ebrei esuli dalla Spagna e il contributo degli ugonotti espulsi dalla Francia allo sviluppo tecnico di particolari lavorazioni d’avanguardia, come gli orologi, a Ginevra e a Erlangen.
«Dove non si è innalzata la barriera della violenza religiosa – ha detto Prosperi – e dove sovrani saggi o città libere hanno protetto i migranti dall'inquisizione, si svilupparono realtà che spiccarono come isole nel corpo di un'Europa intollerante.
«Quindi, se dovessimo giudicare il presente in cui viviamo, possiamo dire che bene ha fatto la cancelliera Merkel a varare la legge per l'integrazione dei rifugiati e il loro avvio al mercato del lavoro.»
Attingendo alla storia, si è parlato molto anche dell'oggi e dei drammi a cui stiamo assistendo. Il tema è stato presentato dalla giornalista Eliana di Caro de «Il Sole 24 Ore - Domenica», che ha ricordato come nel 2015 la terribile fotografia del bambino morto annegato, nel tentativo di fuggire dalla guerra, e riverso a terra, nella sua drammaticità ha imposto un'accelerazione nella presa di coscienza collettiva del fenomeno migratorio.
«Siamo in una situazione che definire tragica è poco, – ha esordito Prosperi. – Il nostro sarà ricordato come uno dei periodi più bui della storia per il senso di impotenza che si prova di fronte ai fenomeni di oggi.»
Ma le migrazioni di popoli non sono solo una questione contemporanea. La storia umana ne è ricchissima, a partire dalle origini: per motivi economici ma anche per conflitti religiosi o culturali.
Per esempio, ha ricordato Prosperi, il 1492, anno che noi ricordiamo come quello della scoperta dell'America, è stato anche l'anno che ha visto l'avvio dell'espulsione sistematica dalla Spagna degli ebrei; destino che, nei secoli a venire, avrebbero condiviso anche i musulmani.
In un'Europa generalmente chiusa rispetto alle culture diverse ci furono però anche storie di integrazioni riuscite, attraverso successi personali e collettivi.
Prosperi ha citato il caso di Ferrara, dove la presenza della comunità ebrea si tradusse nello sviluppo di una imprenditoria mercantile e agricola che lasciò eredità importanti anche nell'ambito culturale.
Gli ebrei, sopratutto portoghesi, influirono molto anche sulla città di Livorno, facendone il principale porto del Mediterraneo, grazie ad una imprenditoria che creò relazioni con l'Inghilterra e con la Cina attraverso un sistema basato sulla fiducia e sul superamento delle barriere linguistiche e culturali.
La capacità di superare gli ostacoli identitari, insomma, portò ricchezza ed espansione.