La strage di Sant'Anna di Stazzema: trentine le prime vittime

La vicenda è stata ricordata nei giorni scorsi a Trento a Palazzo Trentini, nel corso di un incontro promosso dall'Anpi e dall'organismo culturale della Valsugana

Erano trentine le prime vittime della orrenda strage compiuta nell'agosto del 1944 dai reparti della «16ª Divisione Panzergrenadir Reichsfuhrer SS» comandata dal maggiore Reder nelle frazioni di Sant'Anna di Stazzema alle prime propaggini delle Alpi Apuane in provincia di Lucca.
Sotto il fuoco dei nazisti – accompagnati e guidati dai repubblichini della famigerata X Mas – cadde infatti don Fiore Menguzzo originario del Tesino e l'intera sua famiglia.
La vicenda – riemersa pubblicamente alcuni anni orsono grazie al tenace impegno di Graziella Menato, Presidente del Centro Tesino di Cultura, – è stata ricordata nei giorni scorsi a Trento nella cornice di Palazzo Trentini, nel corso di un incontro promosso dall'Anpi del Trentino e dall'organismo culturale della Valsugana.
L'occasione è stata fornita dalla presentazione del volume «Quel 12 agosto 1944 a Sant'Anna di Stazzema» di Giuseppe Vezzoni, un autodidatta che da oltre 40 anni è impegnato in una meritoria e meticolosa ricerca storica di quel tragico evento, uno dei più sanguinosi della scia di distruzione e di morte operata dalle truppe tedesche nell'estate del 1944.
 
Nell'introdurre l'incontro, Walter Kaswalder, che ha concesso il patrocinio del Consiglio provinciale all'iniziativa, ha sottolineato il dovere della memoria tanto più necessario in un tempo come quello presente caratterizzato da sanguinosi conflitti in vaste aree del mondo.
È toccato al Presidente dell'Anpi Mario Cossali ricordare la figura di sacerdote e di antifascista di don Fiore Menguzzo, al quale nel 1999 fu concessa dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la Medaglia d'Oro al Valor Civile per la sua costante opera in difesa dei più deboli.
Nel suo appassionato intervento, Giuseppe Vezzoni, che in questi decenni ha indagato, con non poca fatica e trovando non pochi ostacoli, questa drammatica vicenda, ha ricordato come questa strage vada considerata come un gravissimo delitto contro l'umanità: circostanza fondamentale che non deve peraltro far passare sotto silenzio alcune circostanze, come la presenza di «italiani in borghese» al seguito dei nazisti, e il fatto che alcune frazioni del borgo furono inspiegabilmente risparmiate dalla feroce furia delle SS che trucidarono oltre 500 persone tra donne, vecchi e bambini: questioni che adombrano, a suo dire, la possibilità che alla rappresaglia antipartigiana delle truppe di Kesserling si aggiunse l'elemento collaterale di qualche vendetta italiana.