La Depressione sventata da rapide decisioni politiche
Bloom: «Lo shock è stato improvviso, ma la ripresa sarà veloce: già a fine anno. Il capitalismo sopravvivrà ma occorre maggiore controllo delle banche»
Se nell'economia aumenta il tasso di
incertezza è un bene o un male? La risposta è solo apparentemente
scontata. Si teme che l'incertezza, principale effetto della crisi
economica, freni gli investimenti e, di conseguenza, lo sviluppo
economico. Ma come si misura l'incertezza? E quando questa
incertezza porta alla paralisi del sistema e quando, invece, ad un
aumento dell'azione, della creatività?
Gli economisti, in effetti, si sono posti spesso queste domande,
studiando l'effetto dell'incertezza sull'economia reale. Lo ha
fatto anche Nicholas Bloom (Assistant Professor di Economia alla
Stanford University), che ha portato la sua testimonianza in un
video trasmesso in occasione del dibattito "Stati Uniti ed Europa
di fronte alla crisi", evento promosso alla Sala conferenze della
Facoltà di Economia da lavoce.info, nell'ambito del Festival
dell'Economia di Trento.
Introdotto da Tommaso Monacelli di lavoce.info, Bloom ha lasciato
trasparire nelle sue risposte un cauto ottimismo sull'evoluzione
dell'attuale crisi economica.
«Non prevedo che si possa verificare nuovamente quella
eurosclerosi, lo shock che ha colpito negli anni Settanta dopo la
recessione economica. L'incremento dell'incertezza e
l'impossibilità di avere credito negli ultimi sei mesi hanno
portato le industrie a interrompere drasticamente la produzione di
prodotti, con effetti devastanti in Paesi come il Giappone e la
Corea. Si è assistito alla volatilità dei mercati e a importanti
eventi di politica internazionale (come gli attentati terroristici
del 2001) che hanno aumentato l'incertezza. Tutto ciò ha generato
una spirale negativa, amplificata dai media, che ha precipitato la
crisi. Ma una brusca frenata, con improvvisi picchi negativi, porta
solitamente a una veloce ripresa. Una ripresa che, visti gli ultimi
eventi, prevedo che si potrà avere già verso la fine dell'anno.
Perché quando l'incertezza finirà, tutti riprenderanno a
spendere.»
«Nel settembre 2008 con il fallimento di Lehmann Brothers - ha
aggiunto Bloom - i mercati finanziari sono impazziti e si è
scatenato il panico. Il timore di una grande depressione era
palpabile. Ma le condizioni erano molto diverse rispetto alla crisi
del '29: allora si era del tutto impreparati. Oggi, invece, le
decisioni di politica economica prese in modo coordinato a livello
internazionale si sono concretizzate in effetti positivi sul
mercato. E l'assenza di incertezza ha calmato il mercato.»
«L'erosione del credito attuale ha segnato, secondo molti, la fine
del capitalismo, - ha aggiunto Bloom in conclusione. - Ma la
crescita è continuata e il capitalismo non deve essere messo in
croce. Sicuramente il sistema bancario deve essere maggiormente
regolamentato perché con i suoi depositi fa investimenti che, se
errati, hanno ripercussioni gravi sull'intero sistema economico.
Ecco perché le banche non devono essere lasciate sole, affinché non
si assumano rischi più elevati. Tuttavia un eccesso di
regolamentazione, d'altra parte, potrebbe paralizzare il sistema.
Occorre un equilibrio, un compromesso tra le due posizioni.»
Nel corso dell'incontro alla Facoltà di Economia è stato anche
presentato il libro «Il mondo sull'orlo di una crisi di nervi»,
scritto raccogliendo i contributi degli economisti de lavoce.
info da Loriana Pelizzon (Castelvecchi editore, 2009).
Il volume analizza, dalla finanza e dalla caduta inarrestabile
delle borse, come il contagio partito con i mutui subprime si sia
allargato all'economia reale, alle imprese, alle famiglie ai
cittadini. Il libro, presentato dagli interventi di Loriana
Pelizzon (Università di Venezia), Nicola Persico (New York
University) e Francesco Vella di lavoce.info, esamina i meccanismi
che hanno permesso lo sviluppo di questa spirale viziosa e cosa si
sta facendo per attuare le conseguenze e scongiurare che si ripeta
in futuro.