Il ruolo degli «educational comics» – Di Nadia Clementi
L’artista trentino Fulber - Fulvio Bernardini - e il graphic journalism di Gary e Spike
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Gary e Spike sono due personaggi a fumetti nati in Trentino a metà degli anni ‘70 dalla matita di Fulvio Bernardini in arte Fulber.
L’avventura editoriale prende corpo e diventa pubblica nel 1977 sulla Pagina dei Ragazzi del settimanale Vita Trentina, proseguendo negli anni successivi con collaborazioni in ogni settore della comunicazione, radio, televisione, teatro, animazione, pittura, quotidiani e periodici.
Le narrazioni a fumetti di Fulber ruotano principalmente sul mondo degli umani e sono scritte e supportate da ricerche filologiche dallo stesso autore.
Nella costruzione del racconto molto spesso è fatto uso delle inversioni temporali (flashback) per descrivere fatti di un’epoca passata che in questo caso affonda le radici nella Valle Incantata permettendo ai lettori di riscoprire il valore di una lingua antica, il Mòcheno e l’importanza dei riti e delle tradizioni di una comunità fiera del proprio passato.
Il fumetto riflette il mondo circostante e i modelli sociali più diffusi proponendo contenuti apparentemente irrealistici, ma calati in contesti reali e facilmente individuabili.
Presentano caratterizzazioni marcate della realtà e dei personaggi che in essa agiscono, enfatizzando le loro qualità tramite l’uso di caricature e onomatopee.
La tipica espressività che coniuga testo e immagine, il particolare linguaggio usato e la possibilità data al lettore di estraniarsi dal suo mondo reale per immedesimarsi in quello dell’eroe di turno, sono alla base dell’alto gradimento riscontrato dal medium fumetto.
La rappresentazione in chiave moderna dell’identità della strega mòchena e dell’orco.
Racconti: streghe, orchi e incantesimi mòcheni: «Tracciati da Gary e Spike»
I due racconti dal titolo originale: «La Stempa» e «L’Ospel» rivisitati a fumetti nel lavoro editoriale di Fulber «Figure di fantasia della Valle Incantata» scaturiscono dallo studio dell’etnografo trentino Giuseppe Šebesta, i cui risultati confluirono nel 1973, nel volume «Fiaba e Leggenda dell’Alta Valle del Fersina e carta d’identità delle figure di fantasia», Museo degli Usi e Costumi dell’Alta Valle del Fersina.
Šebesta visto da Fulber in un precedente lavoro a fumetti dedicato al grande etnografo trentino.
Tra il 1949 e il 1960, Šebesta avviò una ricerca in Alta Valle del Fersina, incontrando gli abitanti del luogo e trascrivendo su nastro magnetico le testimonianze orali degli intervistati.
Un percorso che identificò i racconti nei loro luoghi d’origine, e tracciò un identikit delle figure di fantasia: streghe, fate, nani, diavoli, uomini selvatici e orchi.
Da qui la nascita dell’albo a fumetti realizzato da Fulber Creazioni e promosso dalla Comunità Alta Valsugana e Bersntol, l’Istituto Culturale Mòcheno e lo Sportello Linguistico per sottolineare, come in precedenti lavori analoghi, la valorizzazione di questa antica lingua di origine bavarese ma non solo.
L’indagine si occupa di mettere in risalto non solo la trama dei racconti, ma anche i luoghi geografici frequentati dai protagonisti, che a differenza dei racconti sono reali.
La strega mòchena cala dal Kiesereck fino ai masi Corn e Job nei dintorni della frazione di San Felice per raffare i bambini e occultarli nella cantina del Vecchio Maso Marcheli in località Rindel.
Anche l’orco traccia un suo percorso abituale muovendosi tra il Bosco dei Milordi alle pendici del monte Gronlait per calare la sera, depredare la cena dei poveri Jop nell’area di San Francesco e ritornare su al Gronlait dove si trova la sua tana abituale, una vecchia miniera abbandonata.
«Hänsel e Gretel nella valle incantata»
Come già riscontrato in precedenza c’è una similitudine tra alcuni racconti mòcheni e cimbri e i classici della letteratura mondiale per ragazzi.
L’autore si riferisce alla fiaba «La Stempa» dove la strega è descritta anche dai fratelli Grimm, con occhi fuoco, vista corta ma con l’udito finissimo.
E come nella fiaba di Hänsel e Gretel, anche la Stempa mòchena si diletta a divorare i bambini.
Quelli rapiti su ai pascoli alti del Kiesereck, una volta nelle mani della strega, sono trattati allo stesso modo di Hänsel e Gretel: rinchiusi in grandi gabbie, nutriti fino a farli scoppiare, perpetuando il rito dell’assaggio del ditino per capire se il bocconcino è pronto per le fauci della megera.
L’entrata in scena dei nostri protagonisti, Gary e Spike, quest’ultimo, vero eroe della storia, farà il «lavoro sporco» infilandosi nelle pieghe del racconto originario travestito da bambinello innocente per destabilizzare i piani della strega.
Momento culminante del primo racconto a fumetti «Operazione Stempa» nella versione in lingua mòchena, ispirato ai racconti popolari originali dell’Alta Valle del Fèrsina - 2022 ©Fulber.
«Aggiungi un orco a tavola»
E veniamo al secondo racconto rimodulato da Fulber, l’Orco della Valle del Fèrsina, noto come l’Ospel, per la sua fame smisurata.
Voracità placata solo grazie ad uno specchio magico che porta sempre con sé.
L’Ospel fa esattamente ciò che gli riesce meglio da sempre: svuotare le dispense, spaventare e ridurre in miseria la già povera famiglia contadina degli Jopi, che, si badi, non è la stessa famiglia protagonista della storia precedente ma appartiene ad una generazione più giovane.
Nel finale, la trappola ordita da Gary e Spike con il sortilegio delle uova suggerito da una zingara, annienterà l’Orco, costringendo lui e il suo nero corvaccio petulante ad una disonorevole ritirata.
Quadrupla di apertura del secondo racconto «Metti un Ospel a cena» dedicato alla figura di fantasia dell’Orco con dialoghi in lingua mòchena
Ciò che emerge in «Metti un Ospel a cena» è la riscrittura della fabula che non si discosta dal solco narrativo originale.
Ma come nell’esempio del primo racconto «Operazione Stempa» i protagonisti acquistano un maggior spessore caratteriale. L’orco e il suo inseparabile corvo vengono esteticamente raffigurati attraverso i canoni classici tramandati dalla letteratura ( un orco rozzo, di aspetto sgradevole e dalla fame smisurata, secondo la ricerca di G. Šebesta in Fiaba e Leggenda dell’Alta Valle del Fèrsina, 1973, racconto n°146 p 131). Ma nella loro incedere malvagio acquistano una sorta di umanità che sfocia nella compassione quando nell’epilogo del racconto saranno loro stessi a cadere nella trappola ordita da Gary e Spike, passando da carnefici a vittime sacrificali, dopo atterrito a lungo la povera famiglia degli Jop.
Spike tenta di liberare i piccoli Jopi imprigionati dalla strega.
Narrazioni convergenti: Hänsel e Gretel
Esiste una marcata corrispondenza tra i racconti popolari mòcheni e i classici della letteratura universale. Ne «La Stempa» la strega è descritta con occhi fuoco, vista corta ma con l’udito finissimo.
E come nella celebre fiaba dei fratelli Grimm anche la strega mòchena si diletta a divorare i bambini rapiti sui pascoli alti del Kiesereck.
Bambini che subiscono lo stesso trattamento dei più celebri Hänsel e Gretel e come loro, rinchiusi in grandi gabbie e nutriti fino a scoppiare, perpetuando così il rito dell’assaggio del ditino.
Preludio per le fauci della megera.
L’albo a fumetti ci fornisce l’inserto L’Almanacco Orco-streghesco. Il mondo magico delle figure di fantasia (curato da Nadia Clementi) una disquisizione sul mondo delle streghe e degli orchi nel panorama della letteratura universale, antica e contemporanea.
Formule e cerchi magici, oggetti usati dalla fattucchiera come la gramola dei racconti popolari mòcheni, rappresentazioni che sfociano nella pubblicità di prodotti di largo consumo come la mitica Senape Orco e opere cinematografiche dedicate all’orco anticonformista della Dreamworks più amato dai bambini; il buono e altruista Shrek.
In appendice alla pubblicazione, il ricordo di un importante figura della Valle dei Mòcheni, Diego Moltrer Milordo scomparso tragicamente nel 2015, raffigurato per la prima volta da uno dei più grandi illustratori italiani degli Anni Settanta, Giuseppe Festino.
L’omaggio al «Milordo»
A partire dal 2015 la Comunità Alta Valsugana e Bersntol inaugura i fumetti bilingue dedicati alle tradizioni mòchene con la prima pubblicazione voluta l’anno precedente dall’allora neo eletto Presidente del Consiglio Regionale di Trento Diego Moltrer che, appena insediato «riceveva i cittadini all’alba».
Diego Moltrer (Milordo) visto da Giuseppe Festino.
E proprio all’alba di uno di quei giorni riceverà la visita dell’autore Fulber dando il via al progetto editoriale in lingua mòchena-italiana, Gary e il vento Buono uscito postumo con un primo omaggio alla sua memoria. Seguiranno altre iniziative editoriali e un programma televisivo in dieci puntate grazie alla strada tracciata dal «Milordo».
Nadia Clementi - [email protected]
Fulvio Bernardini (Fulber) - [email protected]
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