Storie di donne, letteratura di genere/ 453 – Di Luciana Grillo

Luisa Gretter Adamoli, «Nel labirinto del potere» – La ricostruzione storica di donne le cui vicende si sono intrecciate con il Potere

Titolo: Nel labirinto del potere. Le appassionanti vicende
            di tre donne al tempo della Controriforma

 
Autrice: Luisa Gretter Adamoli
Editore: Curcu & Genovese Ass. 2022
 
Pagine: 256, Brossura
Prezzo di copertina: € 18
 
Luisa Gretter Adamoli ci sorprende e ci affascina con i suoi romanzi che sono sempre ricostruzioni storiche attente e documentate, arricchite da particolari che hanno a che fare con l’arte, con la moda, con le tradizioni di luoghi e tempi diversi dai nostri.
Questo romanzo già dal titolo fa capire che le protagoniste e i protagonisti sono invischiate/i in un labirinto di potere economico, di potere politico, di sentimenti e di affetti, in un momento storico difficile, contrassegnato da guerre e lotte fratricide, da Riforma protestante e Controriforma cattolica.
 
L’autrice si sofferma in particolare sulla città di Trento, principato vescovile, sede del Concilio, «dall’aspetto un po’ austero, ma ha una grande importanza perché luogo di confine e di transito… cattura la curiosità e l’interesse di visitatori di passaggio, mercanti, religiosi e uomini di cultura».
Si legge in copertina che le protagoniste sono tre donne, ed è facile dopo aver letto il romanzo pensare a Claudia Particella, a Claudia de’ Medici, a Filiberta Madruzzo, (morta infelice nel Convento della Trinità nel 1649), ultima discendente della nobile casata.
 
In realtà però le figure femminili sono tante, descritte con cura e rigore da Luisa, come Filiberta di Challant, giovane donna ribelle e indipendente, come Lucia Cazuffi, madre di Claudia Particella, come Melanie, custode di tradizioni erboristiche e sapiente tessitrice piemontese, come Clara de’ Tornabuoni, affettuosa dama di compagnia, amica fedele e materna di Claudia de’ Medici, come – infine – Alfonsina Gonzaga di Novellara, signora della rocca di Riva, protagonista del romanzo «Tre punti di rosso» della stessa autrice, e madre putativa di Carlo Emanuele e Vittorio Gaudenzio Madruzzo - Challant.
 
Claudia de’ Medici è una donna forte, che ha sposato per amore Federico Ubaldo della Rovere.
L’unione però si è rivelata infelice, il comportamento del giovanissimo sposo è stato spesso umiliante e violento; la figlioletta Vittoria sarà per questo forse poco amata dalla madre che, in occasione del secondo matrimonio con Leopoldo V d’Austria e dunque del suo trasferimento a Innsbruck, la lascerà a Firenze.
In Austria sarà amata e rispettata, e dopo la morte del marito, diventerà punto di riferimento per la popolazione e naturalmente donna di potere.
 
Benché sia «ostacolata nel suo agire dai due principati vescovili, è invece sempre più apprezzata dai suoi sudditi… Discendente da abilissimi mercanti, che fecero la fortuna e procurarono enormi ricchezze alla propria famiglia e alla città di Firenze, l’arciduchessa si è sempre occupata del commercio e dell’economia dello Stato».
Anche Claudia Particella – erroneamente definita da Benito Mussolini «L’amante del Cardinal Madruzzo» in un romanzo pubblicato a puntate sul giornale di Cesare Battisti «Il Popolo di Trento» – è una donna forte, coraggiosa e innamorata, costretta a vivere la sua storia d’amore nell’ombra, a volte malvista perché le voci sul suo conto non erano sempre benevole… eppure, come già aveva fatto Alfonsina Gonzaga, anche Claudia si impegnò per far costruire nel sobborgo di Cognola, non lontano da Trento, un altare nel santuario della Madonna delle Laste che «custodisce al suo interno quell’affresco della Madonna con in braccio Gesù Bambino, cui sono già stati attribuiti molti miracoli».
 
Luisa Gretter Adamoli riesce, con abilità e leggerezza – che non diventa mai banalità – a toccare temi forti e purtroppo sempre attuali, come la violenza, di cui le donne sono vittime, a qualsiasi classe sociale appartengano, e le epidemie che abbiamo conosciuto anche attraverso autori come Boccaccio e Manzoni.
A Firenze si svilupparono ben due epidemie di vaiolo (il vaiolo colpì in entrambe le circostanze Claudia de’ Medici, che si salvò senza danni) e a Trento arrivò la peste nel settembre del 1630.
«Le persone cercano di evitare d’ammalarsi, ungendo il corpo con olio di mandorle o di giglio, tenendo sempre in mano palline fatte con ginepro e canfora, distribuendo spugnette imbevute d’aceto nei locali delle abitazioni.
«Le precauzioni prese, però, sono inutili, e la peste si diffonde velocemente, senza alcuna distinzione, tra contadini, artigiani, medici, religiosi, nobili e mercanti, giovani o vecchi».
Se non fosse per il tipo di rimedi, sembrerebbero pagine relative alla pandemia che ci ha colpito negli ultimi anni.
 
Un altro tema molto significativo, che in qualche modo si collega agli stereotipi e alla violenza contro le donne riguarda i processi alle streghe, purtroppo abbastanza diffusi nel nostro territorio.
L’autrice descrive un rogo su cui, il 17 aprile 1647, furono bruciate ben cinque donne accusate di stregoneria e condannate dal giudice Paride Madernini in un piccolo centro del Trentino meridionale.
È ovvio che potrei scrivere tanto di più su questo romanzo che sa mescolare efficacemente vero storico e verosimile, ma mi astengo per non sottrarre il piacere della lettura e della scoperta a chi lo leggerà.
 
Posso soltanto dire che io l’ho letto con interesse, curiosità, passione…e sono felice che la nostra autrice abbia scelto di dare forza e dignità a Claudia Particella e abbia voluto squarciare il velo di omertà che sembra aver avvolto la sua vita.
Nello stesso tempo, le altre figure femminili sono descritte con grande garbo, nel rispetto della verità storica e ci aprono gli occhi sul labirinto del potere che erroneamente si pensa abbia coinvolto soltanto gli uomini che, in questo romanzo, risultano comunque figure di secondo piano, abili ad intrecciare affari e a organizzare matrimoni anche per le figlie appena nate…

Luciana Grillo - [email protected]
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