Patologie urologiche e andrologiche – Di Nadia Clementi

Parliamo di diagnosi e prevenzione con il dott. Tommaso Cai, urologo e andrologo presso l’ospedale S. Chiara di Trento

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I più recenti dati italiani dimostrano che circa l’80% degli italiani oltre i 60 anni soffre di una patologia urologica.
Non è solo il tumore alla prostata, la malattia maschile più diffusa, a registrare un boom di incidenza del 53% negli ultimi dieci anni, perché troviamo anche l'incontinenza urinaria, la neoplasia del rene e la disfunzione erettile.
Sono tutte patologie che colpiscono sempre di più anche i giovani: in particolare il tumore al testicolo registra un aumento del 45% negli ultimi 30 anni nei ragazzi tra i 16 e i 24 anni.
Inoltre, tra le patologie urologiche e andrologiche in aumento tra i giovani troviamo l’infertilità e la prostatite.
Queste patologie hanno un impatto davvero significativo, soprattutto in termini di qualità di vita e di stress subito dai pazienti.
 
I disturbi sono troppo spesso sottovalutati e pare che siano proprio gli uomini ad essere poco attenti alla loro salute, soprattutto quando il problema ha a che fare con la sfera sessuale.
Un atteggiamento ben lontano da quello delle loro compagne: in caso di disturbi sessuali una donna impiega due settimane a chiedere una consulenza, un uomo due anni (dati statistici italiani).
Ma anche i più giovani devono prestare attenzione alla propria salute: le cause dell'aumento dei tumori del testicolo risiedono anche nella modificazione dello stile di vita, addirittura durante la gestazione, momento in cui alimentazione, sedentarietà ed età materna sempre più elevata sono in grado di alterare gli equilibri ormonali probabili responsabili della futura insorgenza della malattia.
Ma per questa patologia la diagnosi precoce e l’autodiagnosi possono fare la differenza. Ecco perchè i ragazzi e giovani adulti dovrebbero sottoporsi regolarmente a una visita urologica.
Le campagne di informazione e prevenzione hanno l'obbiettivo di svolgere attività mirate alla prevenzione della nostra salute, in particolare sui fattori di rischio dei tumori.
Il dott. Tommaso Cai, specialista urologo ed andrologo presso il reparto di Urologia dell'Ospedale S. Chiara di Trento, ci spiegherà nella seguente intervista di quali sintomi è bene preoccuparsi e quanto siano importanti i controlli periodici anche nei giovani.

 Chi è il dott. Tommaso Cai 
Classe 1977.
Laureato all’Università degli Studi di Firenze nel 2002 con 110 e lode. Nel 2007 Specializzato in Urologia con il massimo dei voti.
Dal 2010 Dirigente Medico presso l’Unità Operativa di Urologia dell’Ospedale Santa Chiara (Direttore: dr. Gianni Malossini).
Nel 2010 abilitato al ruolo di Professore Associato di Urologia.
È autore di oltre 500 lavori presentati a Congressi Nazionali ed Internazionali. Ha pubblicato oltre 150 studi su riviste mediche internazionali.
Vincitore di molti premi scientifici e borse di studio per ricerche cliniche.
Coordinatore di molti studi scientifici a carattere uro-oncologico ed uro-andrologico.
È Coordinatore del Gruppo di Studio sulle Infezioni delle vie urinarie e malattie a trasmissione sessuale della Società Italiana di Urologia.
Membro del Gruppo Linee guida sulle infezioni delle vie urinarie sia della Società Italiana di Urologia che della Società Europea di Urologia.
Segretario Eletto della Società Italia di Andrologia.
Membro del Gruppo di studio sulle infezioni delle vie urinarie della Società Europea di Urologia.
Consulente scientifico di varie aziende farmaceutiche e di fitofarmaci.
Membro di vari board editoriali di riviste scientifiche mediche.

Dott. Tommaso Cai in che cosa consiste la visita urologica?
«La visita urologica, come tutte le visite mediche, consiste in due parti: la raccolta anamnestica (raccolta delle informazioni cliniche del paziente) e l’esame obiettivo (la visita vera e propria). La prima parte è molto importante in urologia ed andrologia.
«Questo è un momento fondamentale in cui abbiamo il tempo per conoscere il paziente sia nei suoi passati clinici che nelle sue problematiche attuali. La conoscenza di tali dati non è solo finalizzata alla raccolta di dati semplici clinici ma può essere un momento fondamentale per la conoscenza delle preoccupazioni del paziente, del vissuto dello stesso e delle aspettative dalla terapia o dal nostro intervento.
«Nella parte riservata all’esame obiettivo, valutiamo tutto il paziente nel suo insieme in modo particolare soffermandoci sull’addome e sull’apparato urinario e genitale.
«Nel giovane maschio ci soffermeremo sul pene e sui testicoli al fine di mettere in evidenza quelle patologie congenite che possono avere un impatto sulla fertilità e sulla qualità di vita, come il varicocele, l’ipospadia ed i testicoli ritenuti.
«Nel maschio dopo i 50 anni ci soffermeremo sulla prostata (esplorazione rettale).
«Nella pratica di ogni giorno, comunque, una visita urologica la possiamo fare in media in 15 minuti.»
 
A quale età è bene sottoporsi a una visita preventiva?
«Il servizio di leva era un momento straordinario di prevenzione. Tutti i giovani maschi a 18 anni venivano sottoposti a visita medica e questa era fondamentale per mettere in luce eventuali patologie congenite. Adesso, con l’abolizione dello stesso non abbiamo più questa possibilità.
«Quindi una prima visita dall’andrologo dovrebbe essere fatta a 18 anni. La Società Italiana di andrologia sta portando avanti una campagna di prevenzione andrologica volta a questo. Una campagna dal titolo Corri dall’andrologo.
«Per quanto riguarda le patologie prostatiche dell’età adulta dobbiamo fare due cose: esame del sangue PSA totale e visita urologica. Il consiglio che diciamo è questo: prima visita con PSA totale a 45 anni e se tutto va bene un controllo annuale con PSA dopo i 50 anni.
«Alcuni colleghi sono scettici sull’utilizzo del PSA però questa valutazione ematica è di fondamentale importanza quando viene fatta con la visita urologica, per scoprire in tempo patologie urologiche maligne e soprattutto per agire in tempo.
«La familiarità, inoltre, è un parametro da tenere ben in considerazione per sottoporsi precocemente a visita.»
 
I controlli regolari possono prevenire anche l’infertilità?
«Purtroppo la questione della fertilità è una questione complessa. La fertilità maschile è un complesso meccanismo che risente di molti fattori che spesso non sono ben conosciuti.
«Comunque, siamo certi che una diagnosi precoce di patologie congenite come il varicocele ed il testicolo ritenuto, sia fondamentale per prevenire danni sulla fertilità.
«Come consiglio, oltre che l’attività fisica, dobbiamo ricordare: l’uso della dieta mediterranea e uno stile di vita sessuale regolare. La prevenzione spesso di tali patologie la dobbiamo fare a tavola e a letto direi.
«Un regolare apporto di anti-ossidanti e vitamine, come quelle presenti nella nostra dieta mediterranea, è fondamentale per mantenere sana la nostra fertilità. Così come una sessualità consapevole è altrettanto importante: utilizzo del condom ed evitare rapporti occasionali.»
 

 
Il papilloma virus è diffuso anche tra gli uomini. Che cos'è e come si contrae?
«Il papilloma virus (HPV) è un virus molto frequente e diffuso. Si pensa che insieme a Chlamydia trachomatis è il patogeno a trasmissione sessuale più diffuso al mondo. Tale diffusione è dovuta al fatto che spesso la sua infezione decorre in modo asintomatico.
«A tale famiglia di HPV appartengono sia virus tranquilli che virus altamente aggressivi. Infatti, ci sono ceppi di HPV che sono responsabili delle comuni verruche ed altri ceppi, invece, responsabili del tumore della cervice uterina nella donna e del retto, ano ed oro-faringe e pene nel maschio. Tale incidenza e prevalenza, nell’uomo, è però correlata a gruppi specifici come gli omosessuali.
«La via di contaminazione è sicuramente per via sessuale ed anche per contatto. Pensate, infatti, che l’utilizzo del condom non impedisce l’infezione da HPV come fa con le altre patologie virali o batteriche, perché tale virus è presente anche sulla pelle del pube.
«Le manifestazioni cutanee più evidenti sono i condilomi (tipo verruche) sull’asta peniena o nella regione peri-anale.
«La terapia è sufficiente a rimuovere le lesioni evidenti ma spesso insufficiente per eliminare il virus dall’organismo. Però, dati recenti di letteratura dicono che l’uomo è in grado in circa 10 mesi di eliminare naturalmente il virus dopo l’asportazione delle lesioni evidenti.
«L’estensione della vaccinazione anche ai maschi, probabilmente, porterà in un prossimo futuro a debellare anche questo virus.»
 
Quali sono le principali patologie che colpiscono l'apparato urinario? Sono in aumento rispetto agli anni passati?
«Le principali patologie che colpiscono l’apparato urinario sono sia di natura benigna che maligna. Tutte queste, soprattutto per l’aumento della vita media della popolazione, hanno dimostrato un aumento di incidenza e prevalenza.
«Tra quelle benigne riscontriamo un aumento dell’incidenza della calcolosi urinaria, dei disturbi urinari e dell’IPB (crescita benigna della prostata). Inoltre, abbiamo notato un aumento di incidenza delle patologie andrologiche come l’eiaculazione precoce, il deficit nell’erezione e gli incurvamenti penieni.
«Tra quelle maligne, il tumore della prostata fa da padrone. Tale neoplasia è la più frequente in prevalenza tra i maschi; ha, infatti, recentemente superato il tumore del polmone e del colon. Il tumore della vescica, grazie alle campagne di prevenzione contro il fumo di sigaretta, ha visto un calo. Il tumore del rene, del pene e del testicolo sono rimasti sostanzialmente stabili.»
 
Quali sono i sintomi a cui il paziente deve fare attenzione e quando è opportuno consultare un urologo?
«Il consiglio è quello di sottoporsi a visita urologica nel momento in cui il paziente si accorge che qualcosa non va. Ogni piccolo cambiamento nella forza del getto della minzione, ogni cambiamento del desiderio o della capacità erettile dovrebbe spingere il paziente a sottoporsi a visita.
«I classici sintomi come vedere sangue nell’urina, dolore al fianco, noduli palpabili sono sicuramente spie da tenere bene in considerazione.
«Inoltre, nei giovani maschi deve passare la consapevolezza dell’autopalpazione, come per le donne con il seno. Trovarsi un piccolo nodulo al testicolo durante la doccia o vedere sangue nello sperma, sono tutti segni che devono condurre a visita urologica.
«Comunque, un primo piano nell’indirizzare i pazienti dall’urologo è ricoperto dai Medici di Famiglia. Il mio consiglio è quello di rivolgersi sempre e in prima istanza al proprio Medico di Famiglia che valuterà l’opportunità o meno di visita urologica o andrologica.»
 
Quali sono le cure oggi disponibili?
«Negli ultimi 30 anni la medicina ha fatto più progressi che nella sua intera storia, come ha detto recentemente il Prof. Claudio Eccher. La chirurgia si è spinta verso successi che prima erano impensabili.
«Con l’utilizzo della chirurgia robot-assistita riusciamo a fare interventi radicali con minimo impatto sul paziente. Questo vuol dire: essere radicali dal punto di vista oncologico con le minori complicanze possibili. Inoltre, anche la farmacologia e la radioterapia hanno apportato notevoli vantaggi alla cura del paziente.
«Per fare un esempio: il tumore della prostata. Con il sistema robotico da Vinci (strumento che abbiamo in dotazione al Santa Chiara) riusciamo ad asportare la prostata, dopo diagnosi di tumore maligno della stessa, risparmiando i fasci nervosi che corrono vicino a quest’ultima, garantendo un’altissima probabilità al paziente di recupero rapido della continenza e dell’erezione.
«Inoltre, nel caso di ripresa della malattia dopo intervento, i progressi della radioterapia e della farmacologia ci mettono a disposizione trattamenti cosiddetti adiuvanti, cioè da fare dopo la chirurgia, in grado di prolungare molto la vita del paziente, garantendo una qualità di vita discreta.
«Certo, ancor’oggi si può morire di tumore della prostata ma i successi che abbiamo nel trattamento di questi pazienti sono davvero strabilianti.»
 

Robot da Vinci.
 
Quali sono le principali cause che possono dare origine all'insorgenza dei tumori all'apparato urinario?
«Come per tutti i tumori le cause sono multifattoriali: andiamo da cause genetiche a cause ambientali. Nel tumore della vescica sappiamo per certo che il fumo di sigaretta è una causa. Inoltre, alcune categorie di professioni sono a rischio per tali tumori, come i lavoratori delle concerie, i lavoratori che hanno a che fare con i coloranti e con le benzine. Anche in questi casi la sicurezza sul lavoro e la medicina del lavoro hanno fatto progressi in termini di controlli e prevenzione.
«Per quanto riguarda il tumore della prostata sappiamo che una dieta ricca di oli e grassi animali e carne rossa ha un impatto. L’utilizzo di prodotti vegetali ed in particolare di derivati della soia può ridurre molto il rischio di tumore della prostata. Infatti, se guardiamo l’incidenza del tumore della prostata in Asia (dove si consuma molta soia) è bassissima, ma se prendiamo un asiatico e lo portiamo in occidente, dopo 10 anni avrà lo stesso rischio di sviluppare un tumore della prostata dei nativi occidentali.
«Infine, nel caso di tumore del pene, sappiamo che un ruolo importante è dato dal virus del’HPV come abbiamo prima detto.»
 
 
 
Il tumore ai testicoli nei giovani tra i 16 e i 24 anni è in aumento. Come si manifesta e per quali cause?
«Come gli altri tumori anche quello del testicolo ha una genesi multifattoriale. Sicuramente, però, ci sono patologie e condizioni congenite che possono favorirlo. Tra queste il fatto di aver avuto un testicolo ritenuto è un fattore di rischio.
«In questi casi in particolare è necessaria una prevenzione molto spiccata. I giovani maschi che sono stati operati di orchidopessi (cioè di testicolo ritenuto) devono essere ben informati sul rischio ed addestrati all’autopalpazione e soprattutto alla visita urologica.
«Nella maggior parte dei casi si manifesta con un nodulo palpabile. Spesso è il paziente che si rivolge all’urologo perché ha sentito un nodulo al testicolo. In una minoranza di casi la lesione si scopre all’ecografia.»
 
Quali sono gli esami opportuni per un inquadramento diagnostico? Sono invasivi o dolorosi?
«Gli esami opportuni vengono decisi in base alla storia clinica ed in base ai risultati della visita urologica. Comunque, nel caso del tumore alla prostata l’esame principale per la diagnosi è la biopsia prostatica. Questa procedura, che viene fatta in ambulatorio, consiste in un prelievo di almeno 12 frammenti di tessuto prostatico durante ecografia trans-rettale. La manovra viene preceduta da anestesia locale. Generalmente il paziente non accusa dolore.
«Nel caso di tumore del testicolo la diagnosi di sospetto è ecografica: cioè in base ad un nodulo trovato alla visita e confermato dall’ecografia si dà indicazione all’esplorazione chirurgica. Cioè si esegue un intervento chirurgico sul testicolo e si prende un frammento di tessuto per l’esame istologico in corso di intervento. Se tale prelievo è positivo si procede all’asportazione del testicolo stesso.
«Nei casi più chiari dove il sospetto clinico è quasi certo, si procede direttamente all’asportazione del testicolo.
«Anche per quanto riguarda il tumore della vescica o del rene, dopo un sospetto ecografico o alla TAC dobbiamo eseguire l’asportazione della lesione ed inviare il tutto all’analisi patologica per la diagnosi definitiva.»
 
Come si arriva a una diagnosi certa?
«In tutti i casi la diagnosi di tumore è solo istologica. Cioè la diagnosi di tumore la possiamo fare solo in base ad un responso istologico. In alcuni casi, specialmente nei pazienti anziani e con molte problematiche sistemiche, visti i rischi di sottoporre lo stesso ad intervento, possiamo fare una diagnosi basandoci sui dati clinici ed iniziare, comunque, una terapia.»
 
È vero che le neoplasie renali non rispondono alla chemioterapia e radioterapia?
«I tumori del rene non sono responsivi a radioterapia o chemioterapia. Per questo la terapia è chirurgica, cioè si asporta la lesione. Nei casi di malattia non più confinata al rene ma metastatica gli oncologi utilizzano una terapia specifica detta immunoterapia o target therapy che negli ultimi anni ha davvero cambiato l’approccio a tale tumore ed ha migliorato le aspettative dei pazienti anche negli stadi avanzati.»
 
In quali casi si ricorre alla chirurgia laparoscopica per la cura del cancro?
«L’utilizzo della laparoscopia è stato introdotto nella chirurgia urologica al fine di ridurre l’invasività del trattamento, ridurre il dolore, ridurre i tempi di degenza e ridurre le complicanze. Infatti, un paziente che viene sottoposto ad intervento video laparoscopico, sia sul rene o sulla prostata, ha una degenza notevolmente ridotta ed un dolore minimo.
«Inoltre, l’utilizzo della laparoscopia ha migliorato la nostra capacità di ridurre le complicanze dell’intervento perché la visione viene molto migliorata, grazie alla telecamera che usiamo, ed i movimenti sono molto più precisi grazie ai nuovi strumenti.»

L’operazione risulta sempre risolutiva o presenta delle complicazioni? Se sì quali?
«Quando si parla di interventi urologici oncologici dobbiamo fare una distinzione. Da una parte dobbiamo parlare di efficacia oncologica e dall’altra di efficacia funzionale. Per efficacia oncologica intendiamo la nostra capacità di essere radicali nell’asportazione del tumore e garantire, quindi, un intervallo lungo libero da malattia.
«Questa necessità di essere radicali dal punto di vista oncologico si deve accompagnare ad un’elevata efficacia funzionale. Cioè insieme alla radicalità oncologica dobbiamo garantire anche ottimi risultati in termini di qualità di vita successiva.
«Nel tumore della prostata, oltre a garantire una sopravvivenza libera da malattia, al paziente dobbiamo garantire una ripresa funzionale rapida e un mantenimento della continenza e dell’erezione adeguata.
«La prostatectomia radicale con sistema robotico è, ad oggi, il trattamento più efficace in termini oncologici e che garantisce il minore impatto sulla qualità di vita.
«Dobbiamo, inoltre, ricordare che per ottenere risultati ottimali la selezione del paziente deve essere accurata. Non tutti i pazienti possono essere sottoposti a questo tipo di trattamento, se vogliamo garantire un ottimo standard terapeutico.»
 
Qual è il protocollo ottimale della prevenzione?
«Gli studi che hanno valutato l’efficacia degli screening di massa per il tumore della prostata non hanno dimostrato un vantaggio effettivo di questa pratica. In altre parole se faccio quello che viene fatto nello screening del tumore della mammella agli uomini per il tumore della prostata non ottengo nessun risultato significativo.
«Il punto, quindi, non è fare uno screening di massa per il tumore della prostata ma creare la consapevolezza nei maschi della necessità della prevenzione. La prevenzione può essere fatta in tanti modi: esiste una prevenzione cosiddetta primaria in cui si allontanano i fattori di rischio. Per i tumori urologici, come abbiamo detto, vuol dire non fumare, avere una sana vita sessuale ed utilizzare quella che è detta dieta mediterranea (frutta, verdura, cereali, olio di oliva e vino rosso in quantità moderate).
«Esiste una prevenzione secondaria che vuol dire fare una diagnosi precoce. Per i tumori urologici, come detto, non lo possiamo fare perché non è vantaggioso ma è necessario creare nei maschi la consapevolezza dell’esistenza della figura dell’urologo e dell’andrologo. Una visita in età giovanile (intorno ai 18 anni) ed una visita annuale dopo i 50 anni.
«In questo modo possiamo assicurarci una bassa probabilità di incorrere in problematiche urologiche serie e gravi.»
 
Esiste una lista di comportamenti da seguire?
«Come detto: vita sessuale consapevole, dieta mediterranea, attività fisica e non fumare. Il non fumare non è solo uno slogan ad effetto ma è un cardine della prevenzione e del ben vivere.
«Se non fanno paura i tumori, allora sui pacchertti di sigarette dovrebbe essere scritta un’altra verità che mette in crisi i giovani maschi che fumano: fumare può causare deficit nell’erezione.
«Questa correlazione tra fumo di sigaretta e deficit dell’erezione è stata dimostrata da molti studi pubblicati. Inoltre, la fertilità: se fumi il rischio di non aver figli è alto. Quindi, non fumare non è solo uno slogan ma una necessità per il mantenimento della propria salute.»
 

Convegno Anvolt presso il Castello del Buon Consiglio.
 
Lei collabora con ANVOLT, vuole raccontarci brevemente in che modo condivide questa importante esperienza?
«La mia collaborazione con l’ANVOLT è iniziata circa 4 anni fa. Questa collaborazione nasce da un’intesa tra la nostra Azienda e la stessa Associazione. La nostra attività negli ambulatori dell’ANVOLT consistente nell’esecuzione di visite urologiche (pazienti dopo i 50 anni) o di visite andrologiche (ragazzi di 18 anni).
«In occasione della visita al paziente che si presenta per visita urologica viene richiesto di munirsi di PSA totale in modo da non far ritornare il paziente per la sola visione dell’esame. Durante la visita viene non solo eseguita la classica visita urologica, ma vengono date allo stesso paziente tutte le informazioni necessarie per la prevenzione delle patologie urologiche. In altre parole il paziente viene informato su quello che dovrà fare in futuro per mantenersi sano.
«Nel caso in cui vengano messe in evidenza patologie prostatiche, il paziente viene indirizzato subito ai nostri ambulatori al Santa Chiara per la gestione del caso. La mia esperienza è sicuramente positiva sia per le modalità di organizzazione che l’ANVOLT ha sul territorio che, soprattutto, per lo spirito di collaborazione con i responsabili ed i volontari della stessa organizzazione.
«In ANVOLT effettivamente si respira un’aria di attenzione al paziente e alla prevenzione. Una prevenzione a tutto tondo, dai consigli per mantenersi sani ai consigli per superare i postumi dei trattamenti subiti, come per fare un esempio il progetto La forza ed il sorriso.
«Tale progetto, infatti, si pone l’obiettivo di far riscoprire alle donne sottoposte a chemioterapia il gusto e la voglia di ritruccarsi e di dare attenzione anche al loro tratto estetico.»
(Vedi nostro articolo precedente)
 
Nadia Clementi - [email protected]
dott. Tommaso Cai - [email protected]