Enrico Reggiani al Festival sul palcoscenico del Teatro Sociale
La mobilità sociale ai tempi di Shakespeare fra parole, note e letture da «Il Mercante di Venezia»
Raccontare la mobilità sociale attraverso uno dei capolavori di Wiliam Shakespeare come «Il Mercante di Venezia», ricco di spunti e riferimenti sulle dinamiche di un periodo storico caratterizzato da cambiamenti e trasformazioni.
Questo l’obiettivo dello spettacolo «Shakespeare economista, ovvero la mobilità sociale nel Mercante di Venezia» ideato da Enrico Reggiani e portato in scena ieri sera al Teatro Sociale per il Festival dell’Economia.
Una narrazione giocata anche sulle letture sceniche di Alessandra De Luca e Dario Dossena e sull’accompagnamento delle note di chitarra di Sara Gianfelici.
Enrico Reggiani, professore associato di Letteratura inglese all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, aveva già dedicato diversi cicli di conferenze al «Shakespeare economista» ma in questa occasione ha voluto portare questa dimensione del grande autore inglese in una dimensione teatrale.
L’idea di Reggiani si è concretizzata in quella che l’autore ha definito come una sorta di «Conferenza in scena» nell’intreccio fra la sua narrazione di alcuni punti salienti del Mercante di Venezia, la lettura di alcuni passi del testo del drammaturgo e poeta inglese e l’esecuzione di composizioni musicali che hanno materializzato le atmosfere dell’Inghilterra del ’500.
«William Shakespeare – ha sottolineato Reggiani – è sempre stato citato dagli economisti del corso dei secoli e fra questi c’è anche Keynes del suo Trattato della moneta.
«Un segno dell’importanza delle sue opere inserite in un contesto sociale ben preciso.»
Shakespeare visse e raccontò le sue opere in un periodo storico come la seconda metà del 1500 in un periodo caratterizzato da una mobilità sociale davvero significativa che si intrecciava anche un incremento demografico, inflazione a lungo termine e rapide crisi economiche.
«Per l’Inghilterra quel periodo, sotto la guida di Elisabetta I Tudor, dal 1558 al 1603 fu definita Age of gold (L’età dell’oro) per il progresso e le trasformazioni di quegli anni segnati anche dalla rivoluzione energetica con il passaggio dal legno al carbone.
«In questo contesto si inserisce un’opera teatrale come Il Mercante di Venezia scritta fra il 1596 e il 1598 e pubblicata nel 1600. Un testo, quello del Mercante di Venezia, che teatralizza le disuguaglianze statiche e dinamiche tra la laguna e Belmonte.»
«I due luoghi in cui si muovono i personaggi – ha evidenziato infatti Reggiani – sono Venezia, città in quegli anni simbolo di commerci, di scambi e grande vitalità e Belmonte un luogo che ha una valenza simbolica ed universale. Due luoghi che nella visione di Shakespeare sono assai meno diversi da quanto appare.»
Le letture di Alessandra De Luca e di Dario Dossena hanno portato gli spettatori nel cuore dell’opera fra le trame in cui si muovono i protagonisti come Bassanio, gentiluomo veneziano che per sposare Porzia ricca ereditiera di Belmonte chiede 3.000 ducati in prestito all’amico Antonio di professione mercante.
Nell’intreccio narrativo Antonio che si dedica ai traffici marittimi garantirà per l’amico davanti all’usuraio Shylock.
«Fra prestiti di denaro e solvibilità si trovano diversi spunti su una società che vive un periodo di grandi mutamenti, una società mobile. Un esempio è dato dalla figura di Antonio che da mercante usa il denaro come strumento di investimento, per acquistare le sue merci Ma anche Shylock a suo modo è un mercante che fa però del denaro uno strumento diretto di guadagno tramite i prestiti.»
Due modi di intendere e vivere l’economia che possono essere paradigmatici anche nel nostro presente.