Tensione nel Pacifico tra le due massime potenze asiatiche

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Lo scorso 26 novembre, il Vice Ministro degli esteri giapponese Kenji Wakamiya ha annunciato l’intenzione di Tokyo di schierare un contingente di circa 500 uomini delle proprie Forze di Autodifesa (SDF) ad Ishigaki, nella prefettura di Okinawa, isola che estende la propria giurisdizione sulle isole Senkaku.
Queste ultime, amministrate de facto dal governo giapponese dal 1972, rappresentano il principale motivo di tensione tra Tokyo e Pechino, che rivendica la propria sovranità sull’arcipelago (in cinese Diaoyu).
Negli ultimi due anni, infatti, il governo cinese ha cercato di interdire l’accesso marittimo e aereo a queste isole attraverso sia l’istituzione di una ADIZ (Air Defense Identification Zone) sui cieli delle Senkaku sia l’intensificazione del pattugliamento delle acque limitrofe.
 
Il posizionamento del nuovo contingente, dunque, sembra rispondere alla volontà del governo giapponese di voler rafforzare il proprio dispositivo a difesa delle isole sud-occidentali, come forma di protezione dei propri interessi strategici in chiave anti cinese.
Il contingente, infatti, dovrebbe essere formato da unità di reazione rapida, al fine di contrastare eventuali incursioni nelle isole vicine, e da batterie adibite a difesa costiera antiaerea/antimissile.
Tale iniziativa si inserisce nel progetto di più ampio respiro che dovrebbe vedere un deciso incremento del budget destinato alla protezione delle isole remote entro il 2019.
Benché ancora in fase iniziale, dunque, il rafforzamento in questa direzione del dispositivo militare giapponese è solo l’ultimo esempio del ripensamento del ruolo delle Forze di Autodifesa che il primo Ministro Shinzo Abe ha portato avanti ormai da oltre un anno e che dovrebbe portare le SDF di Tokyo ad assumere un atteggiamento maggiormente proattivo per contrastare l’espansione dell’influenza cinese nello scenario Pacifico.