Il punto di vista di Gentiloni – Di Maurizio D. Bornancin

Le sfide e le opportunità dell'Italia per un’Europa sempre più protagonista

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In questa esposizione cercherò di descrivere il pensiero di Gentiloni, Commissario UE agli Affari Economici, che al Festival dell’economia appena concluso, ci ha informati riguardo all’attività della Comunità Europea che, per essere protagonista deve diventare più forte e più autonoma tra sfide e opportunità.
La sua descrizione si è basata su alcuni punti fermi ossia: l’incertezza caratterizzata dalla guerra dell’Ucraina e la situazione post pandemia, che ha portato a un disordine reale.
Ciò che preoccupa maggiormente sono le difficoltà date dal debito pubblico, dall’inflazione, dall’aumento dei costi energetici e delle materie prime. Un uragano economico.
 
Non dobbiamo però confondere le difficoltà con una catastrofe, sia pure incombente.
«Io non credo alla sventura, – ha sostenuto. – Certo l’incertezza è predominante, siamo in un periodo difficile, ma il tutto non può essere visto come una fine.
«La sfida oggi per l’Unione Europea è di riuscire a tenere in vita gli elementi di espansione e di crescita che si sono attivati dopo il Covid, cercando di cambiare l’azione strategica verso le grandi transizioni.
«Il nuovo assetto economico, dopo la crisi deve portare a un nuovo protagonismo dell’Europa.»
 
Dobbiamo essere consapevoli che la globalizzazione non è morta, ma deve essere ridisegnata, in modo più sicuro.
L’Europa non deve più dipendere dall’estero per l’energia, i metalli rari, ma deve trovare nuove soluzioni produttive.
Bisogna creare una politica più consapevole delle sfide e delle difficoltà che si presentano, ad esempio su alcune catene produttive, e perciò essere più autonoma.
La globalizzazione continuerà, quindi deve essere ridisegnata in modo più sicuro: non possiamo dipendere per il 90% dei semiconduttori dall’Asia, o per alcuni metalli rari dai Paesi da cui non abbiamo garanzie.
 
Dobbiamo essere più competitivi su tanti mercati. Serve inoltre una difesa comune rivolta anche verso il Mediterraneo.
L’Europa deve avere un approccio autonomo verso l’Africa e il Medio Oriente, che sarà un pezzo importante del futuro dei territori.
Questo per non diventare spettatori tra due realtà: USA e CINA.
Il confronto tra i Paesi Europei deve includere anche le regole finanziarie dell’Unione, che si sta allargando per ciò che attiene la zona euro, e, infatti, prossimamente accoglierà la Croazia.
 

 
Sul Patto di Stabilità l’ex Presidente del Consiglio ha spiegato che l’Unione Europea ha rinviato il percorso di riattivazione del Patto di stabilità, visto anche il momento di crisi attuale e tutti i Paesi ne hanno approvato la sospensione anche per il 2023.
Questo, non significa un via libera alla spesa per gli Stati ad alto debito, ma una misura che tenga conto dell’incertezza e consenta una maggiore agilità nella risposta ai governi.
Bisogna dire che i Paesi non hanno la facoltà di spendere liberamente, ma devono mantenere i requisiti delle norme in vigore che prevedono un debito pubblico non superiore al 60% della media del PIL.
 
Il percorso di definizione delle direttive prosegue, e Gentiloni ha evidenziato che dopo l’estate, presenterà una proposta sul Patto di stabilità per avere il consenso nella Commissione e poi nei Paesi membri.
Si deve procedere verso una riduzione del debito in modo più graduale e allo stesso tempo favorire la crescita.
Una gradualità e un controllo che insieme non portino difficoltà alla crescita già iniziata anche nel nostro Paese.
L’Italia, anche se in una fase «di sorvegliato speciale» per l’alta esposizione finanziaria, si sta comportando bene pur dovendo affrontare i momenti particolari che si presentano, ma deve rispettare le scadenze del PNRR, e pur avendo a disposizione una nuova trattativa sulle tempistiche, deve continuare a dimostrare che lavora, per rispettare e i termini del piano e i tempi.
 
Il metodo del PNRR, dove è il Paese membro che presenta il Piano, lo negozia con la Commissione Europea che poi lo approva è un sistema che può essere attivato anche per i progetti delle Regioni Italiane.
Criterio, questo, che può essere usato anche per il futuro Patto di stabilità, ma deve essere aperta una nuova stagione di riforme sociali, a cominciare dal lavoro e dell’assistenza ai più deboli.
Il Piano del PNRR scade con il 2026, noi non dobbiamo chiedere proroghe lunghe che così andrebbero a intaccare il successo italiano del PNRR e della programmata crescita.
 
Certo l’Italia non deve cadere nel panico e nell’allarmismo, deve tenere sotto osservazione il debito, non appesantire la spesa corrente e spingere i livelli di sviluppo che, di fatto, riducono il debito; sono necessari pertanto sforzi e azioni condivise.
La Comunità Europea ha avviato delle strategie di avvicinamento alla propria autonomia.
È importante, ad esempio, percorrere le sfide della politica industriale in una visione di competizione oramai globale, per così avere un’espansione più incisiva con mercati anche più affidabili.
In questo periodo è necessario migliorare i rapporti con tutti i Paesi Europei e attualizzarli a oggi, con una visione e un’impostazione di crescita europea per il futuro.
 
Bisogna, insieme tutti i Paesi, riconoscere che un attore economico e politico come l’Europa è e deve rimane un portatore di valori, incentrati sull’unità e sull’alleanza.
Considerato poi che I dati economici e produttivi italiani degli ultimi mesi non sono negativi, non bisogna disperare, ma continuare negli impegni assunti rispettando le scadenze programmate.
Il compito attuale è quello di ritrovare lo spirito iniziale dello stare insieme, creando ad esempio progetti di unificazione, per un forte ideale europeo tra i giovani, che sono il futuro dei nostri Paesi.
L’impegno per l’Italia e per gli altri Paesi Europei è di operare con convinzione per giungere a far sì che l’Europa diventi soggetto autonomo, con un nuovo e rinnovato protagonismo.

A cura di Maurizio Daniele Bornancin