«QuadriNomi, un futuro al nostro passato» – Di Daniela Larentis

Protagonist della mostra curata da Claudio Mattè, visitabile dal 1° al 23/10 al Granaio di Nomi, opere di Romano Conversano, Maurizio Boscheri e Angelo Orlandi

Romano Conversano, «Trabucco abbandonato», cm 60x90, olio su tela.
 
Sabato 1 ottobre 2022 alle 18.00, verrà inaugurata al Granaio di Nomi, Trento, in piazza Cesare Battisti, «QuadriNomi», la mostra d’arte curata da Claudio Mattè.
Patrocinata dal comune di Nomi, da Galassia Mart, Comunità della Vallagarina, Apt e Provincia Autonoma di Trento, sarà visitabile fino al 23 ottobre 2022 nei seguenti orari di apertura: lunedì-venerdì 17.00-20.00; sabato-domenica 10.00-12.00|17.00-20.00.
Protagoniste di questa quarta edizione, dal titolo «Un futuro al nostro passato», le opere di artisti affermati, quali Angelo Orlandi, Maurizio Boscheri e Romano Conversano.
 
All’esposizione sono collegati una serie di altri eventi, serate in cui verranno affrontate tematiche diverse di grande interesse sociale: dall’incontro con i Carabinieri e l’Associazione Amici di San Patrignano, uniti per informare, prevenire e combattere l’uso delle sostanze stupefacenti fra i giovani, a quello con i campioni Francesco Moser e Maurizio Fondriest, proseguendo con la testimonianza della famiglia Borsellino, rappresentata dalla nipote Roberta e dal fratello Salvatore, per citare solo alcuni appuntamenti fra quelli proposti, tutti molto interessanti.
 

Claudio Mattè.
 
 Alcune brevi note biografiche sugli artisti in mostra  
Romano Conversano.
Nasce a Rovigno d'Istria nel 1920 da padre pugliese e madre istriana, figlia del pittore Giuseppe Bino. Compiuti gli studi all'Accademia di Belle Arti a Venezia, insegna per alcuni anni a Pola. Durante la guerra, pur impegnato nella Resistenza, trova il modo di organizzare a Belluno un cenacolo di giovani artisti fra i quali Tancredi e Romano Parmeggiani.
Si lega d'amicizia con Emilio Vedova e Rodolfo Sonego. Dal 1946 al '54 risiede a Rovereto, animando l'ambiente artistico e culturale della vivace città trentina, sostenendo la nascita di Casa d’Arte Futurista Depero, ed è in contatto con artisti trentini quali Bruno Colorio, Remo Wolf, Guido Polo.
 
Dopo viaggi di studio in Francia, Spagna e Fiandre, che rappresentano nella sua pittura altrettanti periodi, si stabilisce nel 1954 definitivamente a Milano.
Nel 1957 restaura un piccolo castello a picco sul mare a Peschici, nel Gargano, dove si ritira quando può a contatto con una natura solare e primitiva: è il periodo dedicato alla «Puglia antica» contrapposto a quello delle «Donne d'oggi» del Nord con i loro problemi esistenziali.
Nel 1974 gli viene conferito l'Ambrogino d'oro dal Comune di Milano. Dal 1980 è membro dell'Accademia degli Agiati di Rovereto.
Muore a Milano nel 2010.
 

Maurizo Boscheri, «Galli forcelli», cm 120x80, olio su tela.
 
Maurizio Boscheri.
Artista trentino affermato a livello sia nazionale che internazionale, da sempre è affascinato dal mondo animale, in particolare dalla fauna tropicale.
Nato a Mezzolombardo nel 1955, conta al suo attivo prestigiose esposizioni sia in Italia che all’estero.
Nel 2011 partecipa alla 54ª Biennale di Venezia, «L’arte non è cosa nostra» a cura di Vittorio Sgarbi nel Padiglione Italia, è inoltre inserito fra gli artisti internazionali più significativi in diverse importanti pubblicazioni, fra cui «Animali nell’Arte», Skira Editore, con prefazione di Vittorio Sgarbi e commento critico di Vladek Cwalinskj e il volume curato da Vittorio Sgarbi «Lo stato dell’arte», 2012, con l’opera «Air-cadia» commentata da Giorgia Cassini.
 
Citato da Maurizio Scudiero tra i pittori trentini contemporanei nel volume «Arte trentina del Novecento».
Ricordiamo, a titolo esemplificativo, l’esposizione di una cinquantina di opere di qualche anno fa, ospitata al MUSE, Museo delle Scienze di Trento, curata per la parte artistica da Mario Liberali e per la parte naturalistica da Osvaldo Negra; «Beasts», dell’agosto 2021, allestita a Ostuni, a Palazzo Tanzarella.
A raccontare la vita dell’artista in un libro, Cristina Sperandio («Le parole non servono - Il mondo incantato di Maurizio Boscheri», Editrice La Grafica, 2019).
 

Angelo Orlandi, «Autoritratto», olio su tela.
 
Angelo Orlandi.
Scultore, pittore, nato a Limarò di Lomaso nel 1943, trascorre l’infanzia a Villa Banale; dal 1984 opera nel suo atelier a Lavis, dove vive.
Per quanto riguarda la sua formazione, frequenta la scuola di scultura presso l’Istituto Artigianelli di Trento, poi l’Istituto d’Arte a Pozza di Fassa; consegue l’abilitazione presso l’Accademia di Brera.
È stato insegnante di Discipline Plastiche ed Educazione visiva presso gli Istituti Statali d’Arte di Gargnano del Garda e di Trento. È iscritto all’associazione UCAI di TN dal 1989.
Conta al suo attivo numerose mostre personali e collettive in Italia ed all’estero.
Ha ricevuto un particolare incoraggiamento e apprezzamento dal Maestro Pietro Annigoni. Fra i suoi lavori più apprezzati, affreschi in alcune chiese e in diversi edifici nel Trentino.
 
Micheangelo Lupo, storico architetto di Trento, sottolinea nel catalogo che accompagna la mostra, in un passo del suo intervento critico: «Ho avuto la fortuna di conoscere Romano Conversano.
«Era il 1979, nel parco della villa Guerrieri Gonzaga. Eravamo giudici in una gara di pittura assieme ad altri che rimarranno miei amici tutta la vita: Carlino, Andrea, Jean. Un ricordo bellissimo e commovente.
«La stessa commozione che mi dà il rivedere qui i suoi dipinti dopo aver letto e riletto il catalogo delle sue opere composto nel 1982 da quel grande critico d’arte e amico che è stato Luigi Serravalli, che qui ha raccolto anche molti dei cenni critici scritti da autori come Lodovico Besozzi, Sandro Boccardi, Dino Buzzati, Marco Lepore, Raffaele De Grada, Pedro Fiori, Carlo Munari, Gian Pacher, Renata Usiglio, per non citarne che alcuni.
 
«Claudio Mattè ha saputo scegliere per la mostra di Nomi dipinti che rappresentano molte, se non tutte, le fasi del pensiero artistico di Conversano.»
Svela più avanti a proposito di Maurizio Boscheri: «E ho anche la fortuna di conoscere da tempo Maurizio Boscheri.
«Ho davanti a me il catalogo (con dedica) della indimenticabile mostra Biodiversitart di pittura animalier allestita al Muse di Trento nel 2014, nella cui premessa Michele Lanzinger scriveva: «Se la scienza è fatta per comprendere come funzionano le cose, l’arte è uno dei migliori modi per comprenderne le relazioni più diverse e profonde, quelle che si muovono su orizzonti non formali, a volte psicologici, a volte emozionali.»
[…]
Mi pare che tutta la poesia dell’opera di Maurizio Boscheri possa essere sintetizzata in quelle frasi di Rabindranath Tagore a cui egli dedica una pagina del catalogo: «Spesso mi chiedo dove siano nascoste le origini della socievolezza tra l’uomo e gli animali. In quale paradiso primitivo, in quale remoto mattino di creazione, correva il sentiero semplice, dove i loro cuori s’intendevano.
«Le tracce dei loro passi non sono cancellate, benché la loro affinità sia da molto tempo dimenticata. Ma, all’improvviso con una musica senza parole, il ricordo oscuro si sveglia, e l’animale guarda in viso l’uomo con tenera fiducia, l’uomo ricambia lo sguardo con un affetto sincero.
«Sembra quasi che i due amici si incontrino mascherati e che, per quanto travestiti, vagamente si riconoscano.»
 
Racconta, infine, a proposito del terzo pittore in mostra: «Non ho avuto la fortuna di conoscere di persona Angelo Orlandi prima d’ora. Ma ci sarà presto l’occasione.
«Lo conoscevo invece per aver visto suoi affreschi in alcune chiese del Trentino.
«La scelta delle opere fatta da Claudio Mattè ha messo in risalto le sue doti di pittore sia nel campo dello studio della figura umana, che in quello della prospettiva, della grafica, del ritratto, dei mondi fantastici.»

Daniela Larentis – [email protected]

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