Disagi e disturbi giovanili – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista
Ben 11,2 milioni di adolescenti nell’Unione Europea hanno problemi di salute mentale
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Siamo ormai abituati al report annuale dell’UNICEF sulla condizione giovanile che anche quest’anno ci ha detto degli 11,2 milioni di adolescenti nell’Unione Europea con problemi di salute mentale. Tra i soggetti di età 15-19 anni quasi 6 milioni sono maschi e 5,3 milioni femmine che soffrono di un disagio o una forma di disadattamento.
Un dato impressionante perchè in crescita rispetto agli altri studi che, nella settimana europea della salute mentale, vuole richiamare l’attenzione sull’adolescenza di oggi e su quell’8% dei casi di disturbi di ansia e 4% di depressione. Se poi si aggiunge, come ho avuto modo dire più volte, che il suicidio in età giovanile è, dopo gli incidenti stradali, la seconda causa di morte senza per questo poter dire che il giovane suicida era un depresso, abbiamo un quadro davvero allarmante.
Di certo, prima di tutto è un’aggressione al corpo, percepito come nemico, oggi è diventato difficile da gestire e noi oggi dobbiamo fare i conti con una lunga situazione di pandemia che ha sostituito le relazioni reali con quelle virtuali mettendo in moto in moto diversi livelli di Disagio.
Il primo è il Dis-agio come mancanza di agio nelle relazioni comunicative e affettive, ma non è di per sé patologia. È la realtà dei ragazzi che abbiamo attorno che, prima dei farmaci, hanno bisogno di relazioni educative ricche e costruttive, di educazione alle relazioni e all’affettività ma anche ai conflitti e alla gestione delle emozioni, prima ancora di corsi di sessuologia.
Il secondo grande «Dis» è il Dis-adattamento, cioè il non riuscire a conformarsi adeguatamente alla realtà con i propri strumenti mentali e le proprie risorse psicologiche.
L’ansia e certe forme di mancanza di visione del futuro, la tanto citata «Eco-ansia» che ha visto crescere tra i giovani la preoccupazione per il clima e il futuro del pianeta, è sicuramente qualcosa che interessa piuttosto l’adattamento a una situazione problematica e poi l’utilizzo adeguato delle proprie competenze e la spinta al cambiamento.
In mancanza di questo è possibile che lo stress continuo, come sappiamo, diventi Dis-turbo perché fa star male la condizione in cui si vive e attiva comportamenti patologici. È Disturbo scappare dalla realtà e ritirarsi in un proprio mondo illusorio, senza trovare in quello reale come condividere con gli altri la propria sofferenza.
I DIS-turbi sono la vera e propria categoria dello «star male», la patologia che richiede interventi clinici, individualizzati e personali. Prima, come magistralmente diceva il poeta Montale c’è il male di vivere: «Spesso il male di vivere ho incontrato / era il rivo strozzato che gorgoglia, / era l’incartocciarsi di una foglia / riarsa, era il cavallo stramazzato» (Ossi di seppia, 1925). È questa la sofferenza che gli adulti devono intercettare, comprendere e poi insegnare a bambini e ragazzi come gestirla. Questo potrebbe aiutarli ad affrontare la vita e quel loro dolore interno che non sanno come reggere, che nell’adolescenza di oggi diventa peso insopportabile, fuga e ritiro, autolesionismo non suicidario, ma che potrebbe diventarlo.
Giuseppe Maiolo, psicoanalista
Università di Trento - Docente di psicologia delle età della vita
www.iovivobene.it