Cartoline di Bruno Lucchi: Anna Tifu e lo Stradivari «Maréchal Berthier»

Vestita con abito leggero, di neve. Abito chiaro del silenzio. Una Venere botticelliana

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È settembre.
Turchese, azzurro, bianco, grigio roccia.
Sono i colori del paesaggio di Cala Signora, scorcio di Sardegna poco turistico ma affascinante.
È una piccola cala rocciosa ma potrebbe essere una galleria d'arte.
Gli scogli, lavorati dalle onde del mare e dalla brezza del vento, sono sculture fantastiche.
È un luogo che adoro.
La creazione di alcune mie opere ha tratto ispirazione da questo panorama.
«Un luogo dove appendere i pensieri» direbbe il poeta Mario Luzi.
Palcoscenico ideale per fare fotografie.
 
Di solito in viaggio porto la Nikon con uno zoom 24-120 mm e un attempato ma strepitoso grandangolo «venti». L'appuntamento di oggi, però, mi ha stimolato ad integrare l'attrezzatura.
 
Ha un bel sorriso. Sincero. Semplice. Diretto. Incorniciato da lunghi capelli chiari.
Il suo passo è un crescendo di delicatezza come il Bolero di Ravel.
Il suo fare, garbato, come una sonata per violino di Paganini.
Gli occhi radiosi, esprimono voglia di vivere, come le musiche di Mozart.
Un'anima musicale.
Sa di Mediterraneo, di Europa. Come le sue radici.
 
Vestita con abito leggero, di neve.
Abito chiaro del silenzio.
Quasi una Venere botticelliana.
Contrappunto ideale per la scenografia di Cala Signora.
Anna Tifu si presenta così all'appuntamento.
Se dovessi paragonare la sua figura ad un colore userei quello della semplicità.
La semplicità piena.
 
Nutro, dal primo incontro, una grande ammirazione per Anna.
21 giugno 2018. Festa della Musica. Fiesole. Teatro Romano.
Orchestra Giovanile Italiana diretta da Ezio Bosso.
Il programma della serata, dal titolo «Un Inno alla gioia!»:
«Barbiere di Siviglia» - ouverture - di Rossini.
«Quinta Sinfonia» di Beethoven.
«Esoconcerto in La e Sol minore, op. 167» per violino, archi e timpani di Bosso;
perfomer violino solista Anna Tifu.
«Uno dei concerti più belli della mia vita. Il primo concerto insieme all'immenso Ezio…»,
così lo ha ricordato, nel giorno in cui Ezio avrebbe dovuto compiere quarantanove anni.
 
Oggi il mare brilla più del solito.
Il cielo è disegnato da cirri carichi di fantasia.
Gli scogli sono come teatro abbandonato che aspetta vita,
movimento di attori, parole e musica che colmano lo spazio.
Scogli desiderosi di rivivere dopo millenni di immobilità.
 
La prima delle condizioni indispensabili: non avere condizioni.
Nessuna posa studiata, forzata. Non amo la finzione.
Solo libertà nei movimenti, negli sguardi. Nei miei scatti.
Naturalezza.
C'è tacito accordo tra di noi.
 
Ci incamminiamo. La sensazione è di trovarsi sulla luna.
C'è solo la voce dell'acqua che s'infrange sulle rocce.
Il silenzio che ci circonda è interrotto dal lontano chiacchiericcio di alcuni ragazzi stesi al sole.
 
Lei, Anna, incerta nei suoi sandali argentati tiene stretto, tra le mani,
l'inseparabile «Abete rosso della Val di Fiemme» a firma Stradivari.
Il liutaio più celebre al mondo, dalla sua città, Cremona, veniva in Trentino, nella foresta di Paneveggio, per scegliere personalmente l'albero magico idoneo alle sue tavole armoniche.
Questo albero particolare cerca sempre la luce e proiettandosi verso l'alto cresce più lentamente formando così anelli più fini rendendo il legno più compatto e ideale per la realizzazione delle opere d'arte sonore.
Noi Trentini ne siamo orgogliosamente fieri.
 
Percorso da favola, ma leggermente accidentato.
D'istinto, già carico come uno sherpa, mi offro di portargli la custodia.
«Handle with care». «Prendere con cura», sussurra il vento amico.
Dentro, insieme allo strumento, albergano viaggi, concerti, teatri. E anche una storia.
La storia del «Maréchal Berthier», questo il nome del prezioso violino e del maresciallo a cui l'Imperatore Napoleone, come segno di gratitudine, donò uno dei suoi preziosi «Stradivari».
Appena Anna incontrò questo splendido «Maréchal» color miele, intuì che sarebbe stato il violino della sua vita artistica.
 
I ragazzi sulle rocce irridono il mio fotografare.
Il chiacchiericcio ha preso confidenza.
È diventato fragore che infastidisce il silenzio.
 
Il desiderio forte, mi spinge a chiedere:
«Anna, perché non suoni qualcosa?»
Il suo sguardo s'illumina di felicità.
 
Le mani svolazzano sulla tastiera. Abbondano di virtuosismo.
A dirigerle c'è una vorace passione per la musica. Lo si vede. Lo si sente.
Le note che fuoriescono da quell'archetto conquistano tutto e tutti.
Il vociare fastidioso del gruppo di giovani, rapiti dalla musica, ora è ammutolito.
Il potere della musica sulle menti.
Umanità cambiata. Grazie alla musica. A quel prezioso «Legno rosso».
Cala Signora: Arena millenaria.
Il sole incendia la scenografia.
In platea spettatori attenti: Mare. Cielo. Gabbiani. Sole. Vento.
Tutto si mescola e invade ogni angolo.
 
Ho zittito la mia Nikon e mi son messo all'ascolto.
Immobile come uno scoglio.
Il tempo si ferma.
La musica conquista lo spazio, rendendo le cose più belle di quelle che sono.
 
La giornata è stata generosa di emozioni.
Un impasto di parole (poche) dette,
pensieri espressi in libertà, note regalate.
Il sorriso di Anna è un arrivederci.
L'augurio più bello.
 
È tempo di tornare a casa.
Lo fa anche il «Maréchal».
Oggi 18 ottobre 2020 - giorno che l'Adigetto pubblica questa «Cartolina» - alle ore 18, all'Auditorium Giovanni Arvedi - Museo del Violino - il pregiato strumento ritorna alla città d'origine: Cremona.
Continuando così a diffondere il proprio canto teso, aperto, come il più meraviglioso dei sorrisi;
il suo archetto, tra le mani di Anna Tifu, diventa penna capace di scovare poesie.
 
Bruno Lucchi.

























 Bruno Lucchi 
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