Verso il Natale/ 11. – Alla Campana dei Caduti, «Presepi contro…»

L'artista faentina Murky, contro la guerra: «Sono presepi diversi, presepi come non li avete mai visti, con fili spinati, bossoli, maschere antigas…»

La mostra si chiama «Presepi contro» e si trova presso la Campana dei Caduti al Colle di Miravalle. A realizzarla è l'artista faentina Muky.
L'hanno definita bizzarra, stravagante, ludica, profonda, melanconica, dirompente. Lei ha preferito sfuggire ad ogni classificazione e chiamarsi Muky.
«L'ho inventato per autodifesa - ha spiegato a chi la intervistava - vivere nel mondo dell'arte era difficile per una donna. Così non si poteva sapere chi fossi veramente.»
Allieva di Renato Guttuso, Marino Mazzacurati e Emilio Greco, animatrice del cenacolo faentino della «Loggetta del Trentanove» - richiamo per centinaia di ospiti illustri (da Bevilacqua a Biagi, da Fo a Bergonzoni) - Muky non è soltanto un'affermata e riconosciuta ceramista. Muky è un personaggio straordinario, che per passione, vocazione, necessità, ha fatto della propria vita e della propria arte un solo, unico capolavoro.
Al Natale dei Popoli di Rovereto, Muky ha offerto la sua presenza, madrina dell'apertura della mostra dei «Presepi contro…» allestita presso la Campana dei Caduti, e alcune fra le sue opere più profonde, crude, toccanti. Natività strappate all'intimità della grotta di Betlemme e trasferite negli scenari delle guerre più recenti: Cambogia, Kuwait, Sud Marocco, Israele, Somalia, Bosnia, Sarajevo, Palestina, Medio Oriente, Afghanistan, Iraq.

Testimone, anch'essa, delle sofferenze di un'umanità violata dall'odio e dai conflitti, «La storia l'imparai dalla guerra - ricorda un componimento poetico composto per il catalogo dell'esposizione del Colle di Miravalle - 1941. Il firmamento al crepuscolo indossava la veste della sera e l'atmosfera brillava di astri. Eravamo rimasti senza aiuti domestici; questi, all'inizio delle ostilità, tornarono al paesello tra rovi e capre. […] I bombardieri, quando arrivavano senza preannuncio, mi inducevano a rannicchiarmi sotto il tavolo fratino restando immobile come un orsacchiotto senza il cuore. Quella notte uno strappo violento e deciso, attanagliato al mio avambraccio, mi trascinò per scale oscure e deserte. […] Pari a tronchi d'albero privi di radici e linfa, le persone di varia età sedevano scomposte su ruote di biciclette, radiatori in disuso, pentoloni d'alluminio ammaccati, su gigantesche damigiane dal rivestimento mordicchiato dai roditori. […] Fu un boato senza luna, furente quanto una iena inferocita, più pesante di una montagna. Belva e roccia insieme. I timpani friggevano dal fracasso. I sotterranei aggrediti dagli strilli e dal panico portavano la tragedia oltre l'inferno.»

I ricordi di Muky bambina ritornano, dirompenti, negli scenari in cui, adulta, colloca la nascita del Bambino.
«Il bambino - dirà Giorgio Segato nella critica pubblicata nello stesso catalogo - al quale fu rifiutato asilo per nascere, rinasce comunque e ovunque, nelle discariche, tra i rifiuti, tra i rifiutati del mondo. Ed è il gesto di Muky che lo fa rinascere davvero, così come rinasce ad ogni nostro gesto di comprensione, di solidarietà, di rifiuto del consumismo egoistico ed estraniante, di attenzione per chi soffre, per chi ha fame, per chi vive ai margini, nella violenza, nella guerra, nell'indigenza.»

La mostra è visitabile tutti giorni (escluso il 25 dicembre e l'1 gennaio) dalle 9 alle 16.