Cartoline di Bruno Lucchi: La fusione a cera persa
E un piccolo grande ricordo della scultrice Alba Gonzales: la fonderia non è solo un luogo di lavoro e di produzione, è anche un luogo di incontri
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La settimana scorsa, per motivi di lavoro, mi sono recato in fonderia. Le temperature di questi giorni si fanno sentire anche da noi. In Veneto sembra di percepirle due volte tanto.
Spesso ci lamentiamo delle condizioni poco consone del posto in cui lavoriamo ma dimentichiamo di guardarci attorno.
Il mondo è pieno di persone che lavorano per tutti noi e, nonostante le condizioni, amano profondamente quello che fanno. Persone che con le proprie mani creano delle cose incredibili.
Faccio questa riflessione pensando ai miei bronzi. La qualità e il loro prestigio lo condivido volentieri con chi in fonderia con passione e professionalità acquisita in anni di lavoro, mi aiuta ad ottenere risultati eccellenti.
Mentre scrivo loro sono finalmente in vacanza e la fonderia è chiusa ma fino al tre di agosto erano operativi malgrado le alte temperature.
Con queste poche righe vorrei provare a farvi capire quanto lavoro c’è dietro un'opera fusa in bronzo. Quanto tempo necessiti tutto il processo di trasformazione e quanto anche per del caldo, sia faticoso eseguirlo.
Il lavoro della scultura inizia dalla progettazione con l’esecuzione di vari disegni preparatori e di un modello in argilla, dopo lo svuotamento arriva il lungo periodo di essicazione e successivamente, lo stesso, viene cotto in forno nel mio studio.
La fase successiva avviene in fonderia. Si procede con il calco ricoprendo la scultura con della gomma siliconica che adattandosi perfettamente alla sua superfice, ne riproduce ogni minimo dettaglio.
Il calco in silicone viene inglobato in una struttura in gesso e ferro che lo rende rigido e utilizzabile per eseguire il modello in cera che, riscaldata, viene prima stesa sulle superfici del calco che poi una volta chiuso e tolto dal calco si ottiene l’originale in questa materia.
A questo punto interviene nuovamente l’artista che, con utensili riscaldati, ritocca le bave e le piccole imperfezioni per riportare la forma più vicina possibile all’originale.
Alla figura in cera viene applicato un reticolo di canne di bambù.
Una volta inglobato in una forma di materiale refrattario che chiameremo mantello, determinerà il percorso del bronzo fuso ora occupato dalla cera.
La forma ottenuta viene cotta in forno per una settimana alla temperatura di 600°. All’interno della forma la cera evapora lasciando un’intercapedine che verrà presto occupata dal bronzo fuso.
Prima la forma viene interrata in modo da contrastare la pressione del metallo. Poi si entra nella fase più spettacolare e delicato del processo della fusione.
Il metallo viene portato alla temperatura di 1150° in un crogiuolo. Successivamente versato in uno più piccolo manovrato a mano con l’aiuto di un carroponte e versato con movimenti rapidi e precisi all’interno della forma per occupare ogni spazio lasciato libero dalla cera evaporata.
Una volta raffreddato il calco viene estratto dalla buca.
Con l’utilizzo di martelli pneumatici viene liberato e svuotato dal guscio di terracotta ottenendo così l’opera con il tutto diventato metallo.
Vengono tolti i chiodi che tenevano legata l’anima refrattaria interna al mantello esterno.
Tagliate le canne si passa alla sabbiatura.
Ora subentra il minuzioso lavoro di cesellatura con l’utilizzo di lime, ceselli, scalpelli e frese portando la scultura all’aspetto definitivo.
Si passa quindi all’ultima fase. La patinatura finale.
Un ultimo controllo assieme all’artista. Con dei reagenti chimici sia a caldo che a freddo si ottengono effetti diversi.
Dopo la ceratura e la lucidatura ci è permesso di godere di un’opera d’arte che si manterrà inalterata nel tempo.
Tutti questi i passaggi, assieme ad altri che non ho descritto perché troppo tecnici che vengono eseguiti all’incirca in tre mesi con l’intervento di più figure altamente specializzate, come in una metamorfosi la sinergia appassionata di tutto il team, riesce a trasformare un modello in terracotta nel prezioso metallo.
La fonderia non è solo un luogo di lavoro e di produzione, è anche un luogo di incontri.
Gli artisti che seguono il percorso di trasformazione delle proprie opere passano giornate a ritoccare e correggere particolari che solo loro conoscono.
Tantissimi i maestri che ho ritrovato o conosciuto in fonderia.
Voglio solo ricordare la brava scultrice Alba Gonzales che ci ha lasciato il mese scorso e che a 85 anni ancora interveniva sulle cere delle sue opere con la passione di una ragazzina.
Come dimenticare la simpatica romana. I momenti di lavoro che abbiamo passato assieme in questo luogo magico che è la fonderia.
Una volta ancora ho imparato da lei che la passione è il motore della vita.
Ogni volta che entro in questo luogo lo faccio in punta di piedi come se entrassi in una cattedrale.
Con rispetto e la consapevolezza di essere uno dei fortunati a poter vivere in prima persona tutti i «punti di vista» del mondo dell'arte.
Bruno Lucchi
Bruno Lucchi in fonderia con la scultrice Alba Gonzales.
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