Afghanistan, i Talebani conquistano anche Herat

Fino a qualche mese fa era la base (rispettata) del contingente italiano che aveva portato benessere alla popolazione locale

Herat è la terza città dell’Afghanistan in ordine di importanza.
Si trova nel settore nord occidentale del Paese ed è stata la base del contingente italiano fino allo scorso mese di giugno, quando i nostri hanno ammainato la bandiera e sono tornati a casa.
Avevamo fatto un ottimo lavoro. Dopo aver perso 52 soldati e sofferto 600 feriti, abbiamo iniziato a istruire la popolazione ad addestrare le forze dell’ordine.

I Carabinieri hanno addestrato la polizia, compresi i contingenti femminili, i militari hanno addestrato le forze armate locali.
Tutto ha iniziato ad andare bene, tanto vero che non abbiamo più avuto perdite.
Poi è venuto l’ordine di lasciare l’Afghanistan a tutte le forze NATO impegnate nel Paese e ce ne siamo andati anche noi. A malincuore, forse, ma è stata la cosa giusta da fare.
L’Italia non deve guardare l’Afghanistan. Non deve pensare di esportare la democrazia.
I Talebani riportano tutto a 20 anni fa? Ci spiace, ma non deve riguardarci.

L’operazione è costata all’Italia 8 miliardi di euro. Se si pensa che con 40.000 euro la Provincia autonoma di Trento ha rifatto una scuola femminile distrutta dai Talebani (che vogliono tenere le donne nell’ignoranza) e con i soldi avanzati abbiamo fatto anche un acquedotto per 6.000 persone, possiamo pensare che con quella cifra avremmo rifatto il Paese. Magari qualche strada. Perfino una ferrovia.
Niente, speriamo solo che le ragazze possano continuare ad andare nella nostra scuola. Almeno un segno di civiltà possiamo pensare di averlo lasciato.