Silvia Di Rosa è il nuovo presidente – Di Daniele M. Bornancin

IL Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Trento è rappresentato da una donna, segnale di rinnovamento e valorizzazione del mondo femminile

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Dopo aver presentato realtà di donne imprenditrici dei comparti economici del Trentino, procedo con questo incontro sull’uguaglianza di genere, tema sempre attuale, per raccontare conquiste e assunti riscontrati in altri ambiti lavorativi femminili, poiché le pari opportunità fra uomini e donne sono un principio fondamentale del diritto comunitario.
È l’occasione per prendere in esame l’esperienza di una donna a capo di un ordine professionale, gestito sempre da uomini, una struttura organizzativa che rappresenta più settori del sistema ingegneristico locale e che svolge varie funzioni e attività.
Ebbene sì, il 30 giugno scorso, Presidente di quest’organismo, per la prima volta è stata nominata una donna, quarantenne, laureata presso l’Università di Trento, con esperienze di studio, formazione e lavorative di qualità. L’Ordine è, di fatto, un punto di riferimento sia per gli iscritti, sia per le istituzioni e la società civile.
È un Ente di natura pubblica, posto sotto la vigilanza del Ministero della Giustizia, la cui funzione principale consiste nel garantire al cittadino la professionalità e la competenza di esperti che svolgono attività nel campo della tecnica, della salute e della legge. Una delle principali funzioni è la tenuta dell’albo professionale.
 
Si tratta di Silvia Di Rosa, che dopo alcuni anni nel ruolo di Tesoriere dell’Ordine è stata scelta dai colleghi per ricoprire la carica di Presidente, in un momento particolare che la società sta attraversando.
Questa nomina è certamente un fatto epocale, proprio perché l’Ordine è inserito in un contesto di gestione dei servizi a favore dei liberi professionisti e degli operatori di aziende e organizzazioni di realtà private e pubbliche, dove in questo caso spicca la preparazione e la capacità femminile.
L’ingegner Di Rosa si è laureata a Trento presso il Dipartimento in Ingegneria Industriale dei Materiali in campo meccanico, con una tesi presso il Laboratorio di Anti - Corrosione Industriale.
Di seguito, ha ottenuto l’abilitazione alla professione d’ingegnere e alla professione di Certificatore energetico.
Ha partecipato a vari corsi di formazione e di approfondimento su temi in campo ingegneristico. Ha lavorato presso l’Università di Trento, poi al Centro Ricerche Fiat di Orbassano (TO) di seguito nella filiale di Trento, adesso svolge l’attività di Product Managers Coordinator presso Engisoft Italy sede di Trento. Ecco il confronto con la nuova Presidente.
 
Quali sono le caratteristiche della sua esperienza nel ruolo di Presidente dell’Ordine degli Ingegneri del Trentino?
«Vivo con molta responsabilità la scelta dei colleghi, che con il loro voto hanno chiesto un forte rinnovamento del nostro Ordine, premiando in toto la squadra che con me si era presentata al voto di giugno.
«Poi, per la prima volta, come donna sono a capo del Consiglio e questo è un nuovo segnale di cambiamento rispetto al passato. Da donna ingegnere da anni cerco di valorizzare la declinazione al femminile delle professioni tecniche, dal 2020 sono anche Presidente della sezione di Trento di AIDIA (Associazione Donne Ingegneri e Architetti).
«AIDIA è stata fondata nel 1957 a Torino e tra le fondatrici c’era Emma Strada, la prima donna in Italia a laurearsi in ingegneria. Oggi la nostra ambasciatrice nel mondo è Amalia Ercoli Finzi, professore emerito del Politecnico di Milano, e primo ingegnere aerospaziale in Italia.
«Giova ricordare che negli ultimi tempi c’è un incremento di donne presidenti degli Ordini, nelle varie sedi del territorio italiano. Allo stato attuale le donne con questo ruolo sono il 16 per cento su 240 mila ingegneri, iscritti agli albi territoriali. Siamo di fronte ad un cambiamento culturale del settore.
«Faccio inoltre parte del direttivo del Consiglio delle Donne del Comune di Trento, un organismo che ha lo scopo di valorizzare la presenza, la cultura e l’attività delle donne nella società e nelle istituzioni, attraverso una maggiore informazione e sensibilizzazione del mondo femminile, per sostenere le pari opportunità nel lavoro e promuovere interventi contro tutte le forme di esclusione e di violenza verso le donne.
«Dobbiamo dire che le donne, come approccio femminile, si distinguono positivamente nell’esercizio delle professioni. Certo, dobbiamo lavorare di più, per aumentare il numero delle donne da inserire nei ruoli apicali del mondo del lavoro.»
 
L’Ordine com’è strutturato, quali sono le attività svolte e i settori rappresentati?
«L’Ordine è gestito da un Consiglio, eletto dagli iscritti ed è costituito da un apparato organizzativo in grado di svolgere varie funzioni tra cui: la custodia dell’albo professionale, funzioni collaborative e consultive, disciplinari nei confronti degli iscritti, conciliative per controversie tra cliente e professionista, tributarie e tariffarie, amministrative, culturali e d’assistenza e di rappresentanza professionale presso enti, commissioni, organismi pubblici e strutture private.
«L’Ordine mette a disposizione degli iscritti una serie di attività di consulenza, attraverso specifici sportelli nel settore assicurativo (copertura responsabilità civile professionale) legale e fiscale. I settori dell’ingegneria sono tre: civile e ambientale, industriale e informatico.
«Tra i nostri 2.870 iscritti troviamo rappresentati tutti i settori dell’ingegneria e il nuovo Consiglio è rappresentativo degli ambiti prima indicati. Molti iscritti svolgono attività libero professionale, ma altrettanti sono dipendenti, sia pubblici sia privati: ognuno deve sentirsi rappresentato dall’Ordine.
«È necessario analizzare la situazione cui viviamo e i cambiamenti che il mondo dell’ingegneria ha subito, in particolar modo negli ultimi anni, e agire conseguentemente come Consiglio. Recentemente ho invitato in Consiglio una collega ingegnere biomedico, che ci ha coinvolto nelle specificità del suo ambito lavorativo ed è importante che il Consiglio rappresenti le richieste di tutti.
«Fondamentale per noi è riavvicinare gli iscritti all’Ordine e, purtroppo ancora troppo pochi colleghi colgono il reale valore che può avere l’Ordine in prima persona, tramite la partecipazione alle commissioni, ai tavoli di lavoro, ai momenti formativi e di confronto tra colleghi.»
 

 
Che difficoltà trova oggi la professione d’ingegnere nel privato e nel pubblico?
«Il mondo di noi ingegneri sta correndo veloce e cambiando sensibilmente. Oggi è richiesta un’alta specializzazione per offrire all’utente finale sempre più servizi di valore. Dobbiamo essere consapevoli che il nostro titolo di studio è e rimane solo un punto di partenza. Per seguire l’evoluzione del settore è necessaria una continua preparazione, quindi una formazione permanente.
«La società richiede specializzazioni sempre più dedicate: a titolo esemplificativo si deve pensare a un modo nuovo di fare progettazione, creando gruppi di lavoro allargati, con la presenza delle diverse e multidisciplinari competenze. Un limite da evidenziare del nostro mercato del lavoro, purtroppo, è la scarsa valorizzazione delle competenze specialistiche acquisite in dottorati di ricerca o percorsi di formazione post laurea dai nostri giovani, a differenza di quanto avviene invece all’estero.
«È importante la collaborazione con il mondo accademico, per uscire a definire i contenuti e le strategie da seguire e dare il giusto valore ai percorsi che i futuri ingegneri intraprendono nelle loro attività formative.
«Il nostro lavoro deve essere focalizzato sul tema dello sviluppo sostenibile, perché determiniamo oggi le azioni che l’uomo realizzerà domani sul territorio.»
 
Gli aiuti previsti per i progetti di riqualificazione energetica (bonus 110) hanno portato al superamento della crisi del settore edile e dei comparti collegati?
«Nei primi sei mesi dell’anno sono stati investiti 19 miliardi di euro che hanno messo in moto una produzione stimata in 40 miliardi di euro e un’occupazione di 300mila unità lavorative. Prosegue la corsa degli investimenti in Super Eco Bonus 110%, che nel solo mese di giugno, secondo i dati ENEA (elaborati dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri) ha raggiunto i 4,5 miliardi di euro, la cifra mensile più elevata registrata dall’avvio di questo incentivo nel 2020.
«Su un trend così sostenuto incide, probabilmente, anche la necessità di accelerare sugli interventi concernenti gli edifici unifamiliari, per i quali le detrazioni del 110% termineranno a dicembre 2022. Occorre però ripetere che mantengono un ritmo di crescita, molto sostenuto, anche le spese per la ristrutturazione energetica profonda dei condomini: nei primi sei mesi del 2022, il 50% degli investimenti in Super ecobonus 110% ha riguardato gli edifici condominiali, mentre poco più di un terzo della spesa è stata assorbita dagli edifici unifamiliari (la parte restante riguarda le unità immobiliari funzionalmente indipendenti).
«Questi dati consentono di affermare con chiarezza che gli incentivi dello Stato non si stanno disperdendo con interventi su edifici di ridotte dimensioni, come sostiene qualcuno, ma che si concentrano essenzialmente su edifici di maggiori dimensioni, nei centri urbani.
«Certo, tante sono le preoccupazioni concernenti l’attuazione sulle disposizioni del Superbonus: in particolare la problematica della cessione del credito, indicativa per le banche a causa dell’esaurimento della capacità fiscale, l’impennata dei prezzi dei materiali, la crisi energetica. Molte sono le azioni che si stanno mettendo in atto, sia a livello locale che nazionale.
«Noi portiamo ai tavoli decisionali le esigenze degli iscritti, pronti a difendere le nostre posizioni. Riprendendo le parole del nostro Presidente Nazionale: “Il Governo non dovrebbe chiedere di porre un limite temporale sic et simpliciter a questo tipo d’intervento, ma studiare un meccanismo che consenta il prosieguo dell’opera di risanamento energetico degli edifici con minor aggravio per lo Stato, ponendosi però un ambizioso obiettivo strategico. Gli organismi di rappresentanza dei professionisti dell’area tecnica, che hanno direttamente sperimentato le complessità legate ai Superbonus, sarebbero onorati di poter definire con le Istituzioni un percorso di sostanziale e più efficace ridisegno della materia legata ai Superbonus”.
«Bisogna metter mano ai decreti attuativi, per semplificare le procedure.»
 

 
Dal suo osservatorio e dalle sue esperienze professionali quali sono i temi strategici per lo sviluppo del Trentino?
«Ne elencherei alcuni:
- mobilità sostenibile: intesa come sviluppo delle grandi arterie di collegamento (la realizzazione del tunnel del Brennero per muovere su rotaia il traffico merci e velocizzare i collegamenti Italia – Europa), sia come rafforzamento delle arterie principali di viabilità (Valsugana, Mori/Riva - opera avviata), sia la circonvallazione ferroviaria a Trento e l’interramento della ferrovia del Brennero. Da considerare poi il tema della mobilità sostenibile di Trento e Rovereto, considerando la grande opportunità dei parcheggi di scambio (in parte già realizzati) in quadranti strategici delle città ed in prossimità di reti stradali di primo livello, valorizzando poi gli spostamenti con il sistema del trasporto pubblico. Importante dare valore anche alle competenze presenti sul nostro territorio in merito alla mobilità elettrica, l’identificazione dei combustibili alternativi, e tutto ciò che possiamo mettere in campo per avvicinarci alle tanto auspicate Oil Free Zone. Nella mia esperienza presso il Centro Ricerche Fiat siamo stati parte attiva di diversi progetti: Corridoio Verde A22, iniziativa del Comune di Trento per la raccolta rifiuti porta a porta, con veicoli alimentati a miscele metano –idrogeno, iniziativa Oil Free Zone della Comunità del Vanoi.
- Gestione sostenibile del territorio: utilizzo delle acque territoriali per la produzione di energia (possibilità di sviluppo di nuove piccole centraline), rafforzamento mediante il ripompaggio delle grandi centrali idroelettriche trentine, in altre parole creare serbatoi di accumulo di acqua usando energia prodotta da fotovoltaico in esubero, per produrre energia idro-elettrica quando serve; ottimizzazione della gestione dell’acqua potabile, con riduzione delle perdite sul territorio prima dell’utilizzo casalingo (in Trentino è stimata una perdita di circa il 15% lungo il percorso rispetto alla media del 40% a livello nazionale) e utilizzo del PNRR al fine di ridurre questi sprechi.
- Gestione rifiuti: necessità di individuare una soluzione per la chiusura del ciclo dei rifiuti sul territorio provinciale, alla luce della saturazione delle discariche e in considerazione delle previsioni normative sempre più stringenti sul tema dello smaltimento dei rifiuti in discarica (la legge impone che entro il 2035 la quantità di smaltimento dei rifiuti smaltibili in discarica non potrà superare il 10% del totale prodotto, mentre oggi in Trentino è destinato a discarica circa il 23% del totale). Vi sono varie ipotesi, al vaglio della politica e del mondo imprenditoriale (impianto di combustione, di gassificazione, smaltimento fuori provincia). Va individuata rapidamente una soluzione strutturale, efficace e condivisa tra gli operatori del settore, le categorie economiche e la popolazione.»
 
«Un’ultima considerazione: ora siamo davanti ad un percorso di crescita più consapevole, ma è necessario affrontare un’efficace gestione sostenibile del territorio, cercando di valorizzarlo nel migliore dei modi.
«Nelle nostre terre abbiamo costatato un grande desiderio di partecipare, di esprimere opinioni, di trovare insieme soluzioni per lo sviluppo e il miglioramento del sistema trentino e questo è di buon auspico per ricercare insieme soluzioni condivise.»

Nel ringraziare la Presidente Di Rosa per la disponibilità, non mi resta che portare il mio augurio di buona continuazione, anche a nome della direzione del nostro giornale.

A cura di Daniele Maurizio Bornancin