Perché non pensare a un nuovo giornale? – Di Paolo Farinati
Il giornale Trentino non è in vendita, ma lo spazio per una nuova testata c'è eccome!
In questi giorni traspare molto chiaramente la volontà della proprietà del giornale Trentino di non vendere la storica testata, dopo la recente chiusura.
È una legittima scelta imprenditoriale, ancor più capibile in un mercato dell’informazione nella nostra Regione saldamente monopolista.
Un atto sicuramente in difesa dell'altro quotidiano, L'Adige, che divenendo praticamente l'unico in provincia di Trento, avrebbe un potenziale incremento di vendite e un concreto vantaggio competitivo nella raccolta pubblicitaria. E con una minore foliazione.
I numeri a bilancio del giornale Trentino ci indicano un fatturato annuo complessivo di circa 3 milioni e mezzo di Euro, a fronte di 4.500 copie vendute e dei ricavi dalla pubblicità, contro una voce relativa agli stipendi pari a meno di 2 milioni di Euro.
Verrebbe da dire che certi margini industriali ci sono (!).
Se a questi dati aggiungiamo i corposi finanziamenti previsti in favore delle case editrici, anche di giornali, in oggettiva difficoltà, dal Decreto Legislativo n.70 del 15 maggio 2017, pubblicato sul n.123 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 29 maggio 2017 - Ridefinizione della disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici, in attuazione dell’articolo 2, commi 1 e 2, della Legge n.198 del 26 ottobre 2016 - qualche riflessione nasce.
Leggendo con attenzione questo Decreto, in particolare gli articoli 8 e 9 dello stesso, si evince molto bene che i denari dello Stato possono arrivare a coprire oltre il 60% dei costi di produzione in capo ad un editore in difficoltà. Non è poco, anzi.
È verificabile che pure la casa editrice di Michl Ebner ha avuto modo di incassare giustamente ingenti risorse, facendo tesoro di questa normativa.
E allora? Cosa ci viene da pensare e da dire?
Verrebbe innanzitutto da definire più «politica» che meramente editoriale o commerciale la scelta fatta di chiudere definitivamente il quotidiano Trentino. Opzione comunque legittima, sia beninteso.
Come fedeli lettori del suddetto giornale e come consapevoli cittadini che una seconda voce giornalistica, accanto alla più che egregia testata de L'Adige, farebbe più che bene alla nostra comunità trentina, auspichiamo un responsabile gesto d'orgoglio, ma non solo, che sappia proficuamente liberare opinioni e stimolare nuovi quotidiani confronti.
Non è possibile acquistare la storica testata del TRENTINO? Ebbene, resta la possibilità di crearne una nuova.
Perché non pensarci e non iniziare a definirne le potenzialità di mercato, il profilo editoriale e i relativi budget?
Ipotizzando, quale soggetto promotore e di riferimento, una Società ad Azionariato Diffuso, credo che molti cittadini trentini e/o società del nostro territorio sarebbero disponibili ad esserci concretamente. 1.000 per 1.000, potrebbe essere lo slogan. Ovvero 1.000 soggetti disponibili a versare cadauno 1.000 Euro, per giungere a un significativo capitale sociale iniziale di 1 milione di Euro. Non lo vedo come un obiettivo impossibile. In verità, c'è chi mi dice che ne basterebbero 500 mila di Euro.
Bene, questo renderebbe l'impresa ancor più fattibile.
E il nome dell'ipotetico nuovo quotidiano trentino? Ritengo non possa mancare un preciso riferimento a noi gente di questa amata terra di montagna. Penso a: Comunità Trentina o Popolo del Trentino.
Lascio ad esperti di marketing e di comunicazione questa scelta suggestiva.
Certo che se il progetto trovasse consistenti favori, vi sarebbe subito la necessità di avere un forte soggetto che chiami alle pacifiche armi noi trentini.
Giorni fa ho indicato per questo ruolo di promotore e di capofila la Camera di Commercio Industria Agricoltura Artigianato del Trentino, oppure la Confindustria del Trentino, oppure ancora l'Unione Commercio del Trentino.
Come sempre, è solo questione di volontà.
Le intelligenze e le risorse finanziarie non mancano. Proviamoci. Non vi è alcunché da perdere, ma solo l'opportunità di arricchire in libertà d'opinione e in democrazia la nostra tenace comunità.
Paolo Farinati