«Dragons»: a Bolzano il fantastico mondo dei Sauri

La mostra temporanea al Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige permette di osservare questi draghi in miniatura dal vivo fino al 19 giugno

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Tutti i draghi dell’immaginario collettivo, dei film e dei videogiochi, delle leggende e della mitologia si ispirano e devono il loro aspetto ai sauri.
La mostra temporanea «Dragons» al Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige permette di osservare questi draghi in miniatura dal vivo, per scoprirne la biologia, l’anatomia, l’ecologia, il comportamento e la grande biodiversità.
Lucertole, varani, iguane, camaleonti, basilischi, mostri di Gila e gechi, provenienti da tutto il mondo: La mostra temporanea «Dragons. Il fantastico mondo dei Sauri», visibile al pianterreno del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, presenta quasi 40 specie di sauri.
Già ospite del museo nell’ottobre del 2020, dovette chiudere i battenti per la seconda ondata di Covid-19 dopo sole quattro settimane.
 
Tutti gli esemplari esposti sono ospitati in idonei terrari e nati in allevamenti specializzati.
Guardandoli, si scopriranno tante caratteristiche tipiche di questi rettili squamati: si vedrà ad esempio la loro lingua molto lunga, che muovono continuamente dentro e fuori il cavo orale e che permette loro di «annusare».
La lingua infatti cattura particelle d'aria e le porta in bocca, dove un organo specializzato rileva i vari odori.
I sauri di norma si distinguono dai serpenti in quanto dotati di zampe, aperture esterne per le orecchie e palpebre mobili, funzionali, che muovendosi puliscono e proteggono gli occhi.
Esistono tuttavia delle eccezioni, come ad esempio alcuni gechi con palpebre fisse come i serpenti: la loro membrana trasparente protegge gli occhi dalle impurità e dal sole ed usano la lingua per pulire gli occhi. Quando mutano la loro pelle, ogni anno, si sfaldano anche le palpebre.
 

 
La coda dei sauri è spesso molto lunga e li aiuta a rimanere in equilibrio mentre si muovono.
Alcuni sauri, come i camaleonti, hanno la coda prensile, per muoversi più agilmente nella vegetazione. In molte specie, la coda è fragile e può rompersi facilmente.
Alcuni sauri, come ad esempio le lucertole muraiole, sono in grado di perdere la coda per sfuggire ai predatori.
Se un predatore afferra il sauro per la coda, questa si stacca facilmente. Questo è possibile grazie alla presenza di un piano di frattura tra le vertebre della coda.
La coda nuova sarà tuttavia più sottile, più corta e potrebbe essere di un colore diverso rispetto a prima.
 
I gechi invece hanno dei cuscinetti adesivi sotto i piedi, che consentono loro di arrampicarsi verticalmente, anche sul vetro e sui soffitti.
E sempre i gechi sono gli unici sauri in grado di emettere vocalizzazioni: a differenza degli altri sauri, che tramite la rapida espulsione dell'aria emettono un sibilo, possono effettivamente emettere suoni, capacità, che in alcune specie, sembra avere un ruolo importante nella territorialità e socialità.
Tra gli esemplari in mostra spiccano ad esempio il basilisco verde, in grado di correre sull'acqua, e i camaleonti, che sanno cambiare repentinamente il colore della pelle: ciò permette loro di mimetizzarsi meglio e quindi di trovare riparo tra gli alberi. Sono inoltre in grado di muovere i loro occhi l’uno indipendentemente dall’altro.
 

 
Altre curiosità: il clamidosauro ha un ampio collare rotondo di pelle, che si apre quando vuole intimidire potenziali aggressori. Il drago barbuto invece comunica con i conspecifici con movimenti ritualizzati ondeggiando la testa e le zampe.
Affascinanti anche il varano coccodrillo, una specie prettamente arboricola, che utilizza la coda per migliorare la presa sugli alberi e come bilanciere nei salti tra un ramo e l'altro, e l’eloderma orrido o mostro di Gila, uno dei pochi sauri velenosi: le ghiandole salivari poste nella mascella inferiore producono un veleno utilizzato solitamente come arma di difesa.
L’iguana comune verde invece è un grosso sauro dotato di lunga coda, spine sul dorso e artigli; dall’aspetto ricorda il tipico drago minaccioso dell’immaginario collettivo, in realtà però ha un’alimentazione prevalentemente vegetariana.
 

 
 La più antica lucertola nota al mondo  
E chi volesse andare alla ricerca degli antenati di questi animali potrà ammirare, al primo piano del museo, il fossile della più antica lucertola nota al mondo, la Megachirella wachtleri, vissuta circa 240 milioni di anni fa.
Questa specie è considerata la madre di tutte le lucertole: le oltre 6.000 specie di sauri attualmente viventi discendono da organismi simili ad essa.
La mostra, curata da Ales Mlinar di Reptiles Nest (Slovenia), è aperta fino al 19 giugno 2022 tutti i giorni tranne di lunedì dalle ore 10 alle 18.
Info: www.natura.museum.