Al Festival dell’Economia la prof. Sadun sul ruolo dei manager

«Per il futuro delle imprese servono coscienza, motivazione e cultura dell’organizzazione nelle manager practices»

>
Nella sua introduzione, Roberto Mania ha portato alcune riflessioni per leggere la crisi economica che abbiamo attraversato con una lente particolare, quella dell'imprenditoria italiana.
Raffaella Sadun ha presentato la sua ricerca che trova il punto partenza nella produttività, concetto fondamentale per comprendere e valutare la ricchezza dei Paesi.
C’è un grande dibattito sul rapporto tra le nuove tecnologie e la produttività, fra i cosiddetti «techno pessimists» e «techno optimists».
In verità, queste nuove tecnologie possono avere effetti importanti sulla produttività, a patto che ci siano cambiamenti nell’organizzazione dell'impresa. Da qui il ruolo strategico del management.
 
Sadun ha quindi illustrato le General Purpose Tecnologies, un insieme di tecnologie che possono influenzare un’intera economia ed hanno il potenziale di alterare drasticamente le società attraverso il loro impatto sulle strutture economiche e sociali preesistenti.
In questo contesto, la professoressa Sadun ha illustrato il ruolo dei manager nello sviluppo delle imprese che adottano le nuove tecnologie a livello micro economico d’impresa.
Raffaella Sadun ha infine presentato la ricerca alla quale ha partecipato con un gruppo di ricercatori di fama mondiale, ricerca che misura il management in 12mila imprese di medie e grandi dimensioni di 34 Paesi.
Ci sono fattori che dipendono dai manager stessi e fattori di natura istituzionale, ma coscienza, motivazione e cultura dell’organizzazione risultano essere i cardini delle manager practices per garantire lo sviluppo futuro delle imprese.
 
La lezione di Raffaella Sadun, Thomas S. Murphy Associate Professor in Business Administration presso la Strategy Unit della Harvard Business School, introdotta da Roberto Mania, ha trattato dell’economia della produttività e della gestione e dei cambiamenti organizzativi, documentando i determinanti economici e culturali delle scelte manageriali, nonché le loro implicazioni per le prestazioni organizzative sia nel settore privato che pubblico.
Nella sua introduzione, Roberto Mania ha portato alcune riflessioni per leggere la crisi economica che abbiamo attraversato con una lente particolare, quella dell'imprenditoria italiana.
«Manca una qualità alle imprese italiane, che è l’autocritica – ha affermato Mania. – Raramente gli imprenditori italiani ammettono ciò che non sanno fare o che non sanno fare bene.
«La loro autocelebrazione vene spesso smentita dalla realtà dei fatti. Quella creatività che ha portato al miracolo italiano si è arrestata a causa dello sviluppo tecnologico, quando le imprese italiane hanno iniziato a soffrire, quando è avvenuta una grande selezione che ha scelto le imprese migliori e ha eliminato le peggiori, quando le piccole imprese non hanno retto.»
 

 
Raffaella Sadun ha presentato la sua ricerca che trova il punto partenza nella produttività, concetto fondamentale per comprendere e valutare la ricchezza dei Paesi.
«Una delle statistiche più preoccupanti – ha affermato Sadun – è che mentre i tassi di crescita risultano sostenuti fino agli anni '70, negli ultimi decenni c’è stato un forte rallentamento (dati U.S.A.) e non si comprende se questo è un fenomeno destinato a continuare oppure si invertirà grazie alle nuove tecnologie.
«C’è un grande dibattito – ha spiegato la professoressa – sul rapporto tra le nuove tecnologie e la produttività, fra i cosiddetti techno pessimists e techno optimists.
«In verità, queste nuove tecnologie possono avere effetti importanti sulla produttività, a patto che ci siano cambiamenti nell’organizzazione dell'impresa. Da qui il ruolo strategico del management.»
 
Sadun ha quindi illustrato le General Purpose Tecnologies, un insieme di tecnologie che possono influenzare un’intera economia ed hanno il potenziale di alterare drasticamente le società attraverso il loro impatto sulle strutture economiche e sociali preesistenti.
Queste tecnologie possono innescare una crescita esponenziale e sono così potenti da accelerare o diminuire il progresso economico di un Paese.
Si trovano ovunque e se applicate ad una fetta di economia, possono avere ripercussioni sulle altre forme dell'economie di una nazione.
Quando vengono applicate infine, hanno effetti diversi su vari settori, creando svariate dinamiche e problematiche, anche ad esempio, di equità sociale.
 
In questo contesto, la professoressa Sadun ha illustrato il ruolo dei manager nello sviluppo delle imprese che adottano le nuove tecnologie a livello micro economico d’impresa.
«I veri cambiamenti - ha spiegato la professoressa - avvengono se le imprese sono ben gestite, ovvero da manager professionisti.
«Non solo, le imprese gestite al meglio sono quelle che maggiormente investono in nuove tecnologie. Raffaella Sadun ha quindi presentato la ricerca alla quale ha partecipato con un gruppo di ricercatori di fama mondiale, ricerca che misura il management in 12mila imprese di medie e grandi dimensioni di 34 Paesi.»
 
Sadun ha aggiunto che c’è ancora molta ricerca a riguardo, perché queste pratiche manageriali sono così diverse da Paese e Paese, da manager e manager.
«Ci sono fattori che dipendono dai manager stessi e fattori di natura istituzionale, ma coscienza, motivazione e cultura dell’organizzazione risultano essere i cardini delle manager practices per garantire lo sviluppo futuro delle imprese.
«A questo, sono le imprese stesse che devono credere, senza imposizioni e a tutti i livelli; devono credere che queste pratiche portano ad una crescita per tutti.»
In conclusione Raffaella Sadun ha affermato che le GPT hanno effettivamente un potenziale di crescita ma solamente quando i metodi di gestione delle imprese sono adattati dal management e sebbene non sia facile, è necessario un cambiamento delle manager practices.
In previsione, ci saranno effetti positivi di produttività quando imprese e istituzioni avranno la volontà di intraprendere questi percorsi.