Vent’anni fa l’attentato alle Torri Gemelle di New York

Morirono 2.977 civili, i dispersi furono 24, i feriti 6.400 – A Pearl Harbor erano morti 2.403 militari e altri 1.247 erano rimasti feriti

Il fotogramma dell'aereo che sta impattando con la seconda torre.

Abbiamo inserito nel sottotitolo i caduti di Pearl Harbor in modo che i lettori si facciano un’idea delle dimensioni della tragedia avvenuta a New York e al Pentagono quella terribile giornata dell’11 settembre di 20 anni fa.
L’attacco giapponese, avvenuto il 7 dicembre 1941, fu considerato un’infamia perché perpetrato prima che la dichiarazione di guerra venisse consegnata al governo degli Stati Uniti d’America.
Cosa si può dire allora per definire gli attentati compiuti contro gli Stati Uniti che hanno provocato più vittime che a Pearl Harbor?
 
Quel giorno è stato l’intero Mondo Occidentale a rimanere scioccato, perché l’attacco aveva colpito gli USA solo perché più rappresentativo della civiltà Euro Americana.
Successivamente, infatti, gli attentati si sono verificati in Francia (Bataclan e Nizza i più feroci), alle metropolitane di Londra e di Madrid e un po' in tutto l'Antico Continente.
Altri attentati «minori» si sono susseguiti un po’ in tutta l’Europa, con mezzi sempre meno sofisticati.
Tutto questo perché, secondo la fede coranica, l’uomo nasce islamico. Chi poi abbraccia un’altra religione è un infedele. Da uccidere.
 
A ben guardare, però, alla base di questo odio viscerale del mondo Islamico nei confronti della civiltà occidentale non sta tanto nella infedeltà dei cristiani, ma nel benessere che siano riusciti a raggiungere anche se miscredenti.
È possibile che gli esaltati siano mossi dalla stessa fede che 1.300 anni fa aveva generato l’espansione dei «mori» dal Medio Oriente al Marocco e alla penisola Iberica.
Con il principio che se si muore combattendo per Allah si va in una vita migliore con tutto ciò che su questa terra non si è riusciti avere, i poveracci abboccano con facilità e si sacrificano volentieri negli attentati suicidi,
 
Con questa analisi, tuttavia, possiamo desumere che l’odio non sia dettato dalla fede, ma dalla invidia.
Immaginiamo che gli islamici trovino blasfema questa osservazione, ma Il termine «invidia» si riferisce proprio al malanimo provocato dalla altrui prosperità, benessere, soddisfazione, che l’invidioso non può avere. Insomma, l’opposto della «Carità» cristiana.
D’altronde, se si vede nel Paradiso non tanto il posto dove vengono destinati gli uomini «giusti», ma il luogo dove potranno essere soddisfatti i bisogni terreni, si cade nell’invidia, uno dei sette peccati capitali.
 
In questi 20 anni trascorsi dall’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono, il Mondo Occidentale ha invaso l’Afghanistan per combattere quei terroristi nella loro terra di addestramento.
Francamente, la guerra in Afghanistan non è stata una grande idea. Abbiamo speso 10.000 miliardi di dollari (e perso 3.500 uomini).
Con quei soldi Potevamo ricostruire l’Afghanistan, fare le strade che tuttora mancano, una ferrovia che ancora non esiste, una dozzina di ospedali. Insomma, potevamo costruire quel benessere che avrebbe potuto sopire il desiderio di rivalsa.
 
Invece adesso i talebani sono tornati. E il governo che formeranno sarà composto da persone sulle cui teste sono state poste delle taglie.
Eppure neanche per loro tutto sarà come prima. Il benessere comunque dato alla popolazione in questi 20 anni e la cultura che considera la donna uguale all’uomo sono dei semi che germoglieranno e che impediranno al Paese di tornare al Medioevo.
Per quanto riguarda il terrorismo islamico, gli episodi già si sono assottigliati e saranno sempre più radi perché Europa e Stati Uniti non sono più impreparati.
E adesso si alzerà ulteriormente la guardia. Costerà comunque meno che sostenere un esercito in Afghanistan.

GdM