Giornata Mondiale della Salute Mentale – Di Nadia Clementi
Ne parliamo con la dottoressa Paola Santo, responsabile del Centro Salute Mentale di Cles e della «Biblioteca vivente itinerante»
La dottoressa Paola Santo.
Il 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale.
Nel corso degli anni, in tutta Italia vengono proposte diverse iniziative di sensibilizzazione per accogliere dubbi, perplessità e proposte legate al disagio psichico.
Quest'anno, l'Unità Operativa di Psichiatria dell'Ambito Nord con sede a Cles ha deciso di unirsi agli altri Centri di Salute Mentale del Trentino e partecipare alla «Biblioteca Vivente Itinerante».
La Biblioteca Vivente opera come una biblioteca tradizionale, ma invece di libri stampati, offre «libri viventi» persone che possono essere «prese in prestito» per una conversazione.
L'iniziativa è nata in Danimarca nel 2000 e da allora si è diffusa in moltissimi paesi.
L'idea alla base è quella di far conoscere le storie di persone appartenenti a categorie più o meno emarginate o vittime di discriminazioni, portando così a superare i pregiudizi che si possono avere nei loro confronti.
Durante l'evento, ciascun lettore o lettrice può instaurare un dialogo aperto con il proprio «libro umano», ovvero una persona che, volontariamente, racconta la propria storia e risponde alle domande di chi la ascolta.
L'evento può essere organizzato in una biblioteca, ma anche in spazi diversi, come parchi. I lettori possono scegliere una persona con cui conversare per circa venti minuti, selezionandola dai «libri» disponibili.
Ogni persona è identificata da un titolo breve e descrittivo, ad esempio a Cles si sono potuti «leggere» libri dal titolo «I rivoluzionari», «Un mondo inaspettato», «Catene invisibili», «La mia caduta e l’ardua risalita», «Mamma, cosa ne pensi dell’omosessualità?» e molti altri Ciascuno di questi titoli rappresenta una persona con una storia da raccontare, spesso oggetto di preconcetti o discriminazioni, a causa della sua malattia, delle sue esperienze o del suo stile di vita.
Per comprendere il valore sociale di questa iniziativa abbiamo chiesto alla dottoressa Paola Santo Responsabile Centro Salute Mentale di Cles di raccontarci questa nuova esperienza presentata a Cles lo scorso 15 ottobre.
Il curriculum della dottoressa Santo si apre cliccando l'immagine di lato.
Dottoressa Santo, com'è nata l'idea di partecipare alla Biblioteca Vivente Itinerante a Cles cosa vi ha spinti a unirvi a questo progetto e dove è stato organizzato?
«Storicamente il Servizio di Salute Mentale di Cles e Mezzolombardo ha sempre praticato una psichiatria di comunità attenta ai bisogni ed al protagonismo di utenti e familiari. In linea con questa impostazione, negli ultimi anni abbiamo deciso di implementare nuovi progetti che fossero sempre più orientati alla recovery. Da qui sono nati in particolare il progetto recovery college Preferisco il rumore del mare (di cui si è parlato molto sui giornali di recente) e la Biblioteca vivente, quest’ultima nata in collaborazione con i Servizi di Salute Mentale di Trento, Rovereto, Arco e Tione, in occasione della giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre.
«Ciascun Centro di Salute Mentale ha individuato una data e un luogo centrale ed accessibile a tutti per allestire l’iniziativa. A Cles si è svolta il 15 ottobre presso Piazza Municipio.»
Quali aspetti del disagio psichico o della discriminazione sono stati affrontati durante l'evento?
«Ciascun libro vivente ha raccontato la propria storia, condividendo i momenti difficili attraversati, le crisi, la reazione delle persone intorno a sé, gli aiuti ricevuti e tanto altro. Personalmente ho letto con molto piacere due libri, uno dal titolo La rinascita che affrontava il tema della dipendenza da gioco e dell’importanza della figura dell’amministratore di sostegno, l’altro si intitolava La bellezza dei colori e parlava della difficoltà che si può incontrare nel riconoscere ed accettare il proprio malessere e di come le cose cambino una volta che si riesce a chiedere aiuto.»
Come è stata accolta l'iniziativa dalla comunità locale? Ha notato un particolare interesse da parte del pubblico e quali sono state le reazioni dei lettori che hanno partecipato?
«Devo ammettere che la comunità locale ci ha sorpreso positivamente. Hanno partecipato in molti, alcuni già sensibili al tema altri incuriositi all’idea di avvicinarsi ad un mondo nuovo e inesplorato.
«Ci tengo a sottolineare la presenza di politici locali e di numerose classi delle scuole superiori, aspetto che ci ha reso particolarmente felici essendo molto attenti alla sensibilizzazione dei giovani.
«A fine lettura, chi voleva aveva la possibilità di scrivere un commento su un biglietto che veniva poi appeso presso il gazebo allestito per l’occasione. Sono stati scritti molti commenti con apprezzamenti e belle parole per i libri letti e le persone incontrate, incontri che hanno sicuramente lasciato il segno nei lettori.»
Quali storie o testimonianze hanno avuto un impatto maggiore sui partecipanti?
«Da quanto ho potuto constatare, tutte le storie hanno riscosso il meritato successo, come sempre succede del resto quando a parlare sono coloro che hanno vissuto sulla propria pelle il disagio psichico. Ascoltare dalla viva voce dei protagonisti storie di vita, anche molto dolorose, e le strategie che sono state messe in atto per farvi fronte regala emozioni che nessun sapere professionale potrà mai eguagliare.»
Ci sono stati momenti particolarmente emozionanti o significativi durante gli incontri tra i «libri viventi» e i lettori?
«Un mio paziente, che si è prestato a diventare libro, mi ha raccontato che è stato letto da un assessore della giunta comunale, il quale si è visibilmente emozionato durante il racconto tanto da commuoversi e complimentarsi con l’interessato.
«Inutile dire quanto quest’ultimo si sia sentito compreso, apprezzato ed importante!»
Come sono stati scelti i «libri viventi» che hanno partecipato all'evento?
«Come dicevo, i CSM di Cles e Mezzolombardo propongono già svariate attività finalizzate a favorire un buon percorso di recovery, di recupero personale e di consapevolezza di sé e delle proprie fragilità.
«È stato chiesto alle persone impegnate in questo tipo di percorsi se avevano piacere di partecipare all’iniziativa, nella più assoluta libertà.
«Con le persone che hanno aderito si è quindi costituito un gruppo che si è trovato per alcuni incontri finalizzati al costruire la narrazione della propria storia di vita, in molti hanno preferito mettere per iscritto quello che avrebbero poi letto, altri hanno preferito raccontarsi lasciandosi trasportare dal momento.»
Quali benefici pensa che la Biblioteca Vivente possa portare alla sensibilizzazione sul disagio psichico e sui pregiudizi?
«Spero che le persone che si sono approcciate ai libri si siano liberate, almeno in parte, dei loro pregiudizi e delle loro paure che spesso derivano proprio dalla non conoscenza degli altri. O, almeno, spero sia stato gettato un seme, aperta una porta, accesa una curiosità.
«Ascoltare le testimonianze dirette di chi ha vissuto sulla propria pelle un disagio psichico ha di solito un impatto molto potente su chi ascolta.
«Ci si rende conto che può capitare a chiunque di vivere una qualche forma di disagio nella propria vita e che, coloro a cui è capitato, non sono dei mostri da cui stare alla larga ma persone come tutti noi, ciascuna con le sue fragilità.»
In che modo questa esperienza potrebbe aiutare a cambiare la percezione della salute mentale?
«Contrastando lo stigma ed il pregiudizio e favorendo la sensibilizzazione e la partecipazione attiva di operatori, utenti, familiari e cittadini ad iniziative di questo tipo, si contribuisce alla creazione di una Salute Mentale di comunità, patrimonio del singolo e della collettività, dove ciascuno di noi è fondamentale per il benessere di tutti.»
Come si collega questa iniziativa con altre attività svolte dal vostro Centro di Salute Mentale?
«Come dicevo, questa iniziativa è perfettamente in linea con la mission e la vision del nostro Servizio, improntato alla valorizzazione del protagonismo degli utenti che riacquisiscono in questo modo un pieno diritto di cittadinanza venendosi ad indentificare non più nel ruolo di paziente psichiatrico ma di cittadini al pari di tutti gli altri.
«La nostra scuola del benessere, ovvero il nostro recovery college, va esattamente nella stessa direzione, insieme agli incontri di sensibilizzazione nelle scuole, al progetto Mary rivolto ai figli minori dei nostri utenti, agli incontri di psicoeducazione rivolti ai familiari dei nostri utenti e tanto altro.»
In che modo eventi come la Biblioteca Vivente rafforzano o integrano il vostro lavoro quotidiano con le persone in cura?
«Aumentando le occasioni di co-produzione con i nostri utenti, questi eventi aumentano la possibilità di scambio reciproco e di crescita personale e di gruppo per tutti noi, sia per gli utenti che per gli operatori. Il tutto non fa altro che rafforzare quell’alleanza reciproca che dovrebbe caratterizzare tutte le relazioni di cura, anche e soprattutto in Salute mentale dove alla base di tutto c’è l’incontro (meraviglioso) con l’Altro.»
Nadia Clementi – [email protected]
Dott.ssa Paola Santo
Responsabile Centro Salute Mentale di Cles
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Trento
UO Psichiatria Ambito Nord - tel. 0463 660272
link https://www.apss.tn.it/Azienda/Dirigenti/Santo-Paola