La sovranità dimezzata: l'Italia e la Chiesa da Cavour a Crispi, da Mussolini a Berlusconi
Sergio Romano al Teatro Sociale ha presentato un interessante quadro storico politico che riguarderà anche il futuro del nostro paese – Di Michele Soliani
Sergio Romano, storico e diplomatico italiano, si é soffermato sul concetto di libera chiesa in libero stato (oggetto anche di un suo libro).
Il laicismo, nel suo racconto, inizia nel 1848 con l'idea del Papa quale Capo di un nuovo possibile stato federale italiano.
Era il quarantotto e anche il Papa aveva fornito aiuto ai moti milanesi con un piccolo contingente.
Il Papa aveva, inoltre, nei mesi precedenti istituito una Consulta formata da laici e, con la caduta di Luigi Filippo in Francia, si era arrivati a promulgare uno statuto.
Il 10 febbraio del 1848, Papa Pio IX chiese a Dio di benedire l'Italia, affermazione che venne accolta come la volontà di questi di cercare l'unificazione del paese.
Ma il 25 aprile, a differenza delle aspettative, affermò di non dichiarare guerra all'Austria, naturale nemica degli italiani e contro cui gli altri stati preunitari stavano combattendo.
Da quel momento il Risorgimento fu laico.
Il 25 marzo 1961 Cavour affermò che la capitale era Roma e quindi «libera chiesa in libero stato».
Nei mesi seguenti vennero adottate in tutto il regno le leggi sulla confisca dei beni ecclesiastici.
Nel 1870 Roma diventa capitale d'Italia. Le leggi Guarentigie vedevano il Papa sovrano del palazzi del Vaticano, del Laterano e di Castel Gandolfo, ovviamente con poteri sovrani riconosciuti anche al suo corpo diplomatico.
Lo stato italiano avrebbe versato, oltre a quanto sopra detto, una somma annuale.
La legge era equilibrata e giusta ma il Papa si oppose e rifiutò anche la somma per non riconoscere implicitamente lo stato neonato.
Iniziò così una convivenza spigolosa, la presenza dei cristiani era troppo pressante nella giovane nazione per essere ignorata, mentre la Chiesa di Roma puntava su un rapido dissolvimento del neonato Stato.
Un momento di avvicinamento con la Chiesa ci fu a partire soprattutto con la guerra di Libia, vista come una crociata per evangelizzare quelle terre. Del resto ciò era già avvenuto con l'Impero coloniale francese.
Anche la Grande guerra fu un momento di unione con l'Italia e alla fine della guerra, durante le trattative della pace, si propose una riappacificazione anche se venne interrotta da «Il biennio rosso che fu una guerra civile a media intensità».
Quando Mussolini salì al potere, vi era un Pontefice favorevole al fascismo (aveva accolto i gagliardetti fascisti dentro al duomo di Milano quando era cardinale). Seguì quindi il concordato del 1929.
Nel 1931, dopo i Patti Lateranensi, vi fu la prima crisi stato-chiesa: le associazioni giovanili.
Fascismo e chiesa erano però complementari e uno aveva bisogno dell'altro. Si giunse quindi a una soluzione di compromesso.
Dopo il 1936 iniziarono dei dissidi tra il Papa e il cardinale Pacelli, futuro Pio XII, che si conclusero solamente con la morte del primo nel 1939.
Il problema era l’approccio che doveva tenere la Chiesa nei confronti del nazismo: il primo puntava a una totale rottura con Berlino; il secondo, più sensibile alla situazione dei cattolici tedeschi, optava su un rapporto di tolleranza.
Con la morte di Pio XI venne eletto Pio XII il quale, avendo vissuto il «pericolo comunista» nella Monaco degli anni venti rischiò persino di morire, lo rendeva più attento a quest'ultimo rispetto al nazismo.
Nel 1940 i rapporti iniziano a cambiare. Con le sconfitte italiane prendeva sempre più potere la Chiesa visto che il popolo, sempre più scontento del fascismo, vedeva nel Papa l’unica figura carismatica.
E il destino di Mussolini? Legato al mondo cattolico, basti pensare che il suo destino finale venne deciso nel salotto del Cardinale Schuster.
È il due giugno del 1946 che abbiamo la rivincita della Chiesa. Il crollo di Casa Savoia accompagnato dalla nascita di un partito di chiara ispirazione cristiana, la Democrazia Cristiana, portò a un periodo caratterizzato da una forte distensione tra lo Stato e Chiesa.
Detto ciò, è altrettanto interessante parlare dell’attuale situazione politica italiana legata al mondo di questa.
L’analisi fatta da Sergio Romano tratta innanzitutto del fenomeno della disintegrazione della DC, avvenuto negli anni novanta, che ha portato alla diaspora dei democristiani nei vari partiti politici.
Basti pensare che sia il PD che il PdL hanno al loro interno una forte componente che si rifà, direttamente o indirettamente, a quell’esperienza politica.
Una dimostrazione dell’attuale assetto politico ci giunge da due fenomeni che si sono verificati negli ultimi vent’anni, a cui se ne aggiunge un terzo.
Il primo riguarda il caso delle coppie di fatto e del matrimonio omosessuale: questo venne ostacolato dalla corrente centrista presente nell’allora «Unione» di Romano Prodi; stessa situazione avvenne nel PdL per il caso di Eluana Englaro.
L’ultimo esempio, forse il più affascinante per le sue conclusioni naturali, riguardano il referendum per la Fecondazione Assistita. Su invito della Conferenza Episcopale Italiana questo non raggiunse il quorum necessario per essere accolto.
Tutto ciò dimostra, agli occhi di Sergio Romano, un rafforzamento e tale conferenza la si può ritenere il terzo ramo del parlamento.
Altro problema particolarmente da lui sentito è quello che interessa le scuole paritarie.
Non si mostra contrario al loro eventuale finanziamento pubblico, la equiparazione con le scuole pubbliche è stata una scelta particolarmente oculata per via dell’assoggettamento di queste allo Stato, anche se su alcune materie vi è ingerenza da parte del clero locale.
La Chiesa, nonostante rimanga rigida su questioni quali i contraccettivi, si sta dimostrando, in ambito internazionale e non solo, molto disponibile verso il mondo musulmano.
Non significa essere aperti ma entrambe le religioni monoteiste perseguono gli stessi obiettivi. Basti guardare a quanto sta avvenendo nell’ONU dove il Vaticano è sempre concorde, per quanto riguarda argomenti etici, con il mondo mussulmano.
Per quanto riguarda invece Papa Francesco, Sergio Romano, ha ribadito che è da associare a Enrico Letta: per ora sono parole, vediamo i fatti.
Infine, come ultima discussione argomentata, è quella che tratta dei crocifissi.
Così afferma «Il crocifisso nelle scuole (stesso discorso per gli altri luoghi pubblici) non sembra propriamente civile. La battaglia contro il crocifisso é però condotta in modo sbagliato che alla fine sono contrario al toglierlo».
Michele Soliani
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