«Atotus», di Silvia Atzori e Nicola Mascia – Di M. D. Bornancin
Una startup che, guardando al futuro, è diventata una realtà innovativa e parte integrante del territorio: to be a tipper
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Andiamo a Vezzano, in Valle dei Laghi, per conoscere ATOTUS (in sardo significa a tutti), start up nel settore della moda, realizzata da due giovani sardi.
Silvia Atzori, dopo la Laurea triennale in Economia e Scienze del Turismo conseguita a Cagliari e Nicola Mascia in Economia e Marketing internazionale a Modena, nel 2013 giungono a Trento per proseguire gli studi magistrali in Management e conseguire la laurea specialistica.
In seguito, Silvia lavora presso una delle principali Società di Credito Nazionali, occupandosi della valutazione del rischio del credito e dell’erogazione di finanziamenti a piccoli imprenditori, si specializza nel settore commerciale e finanziario attinente alle nuove opportunità di business per i territori del Trentino e dell’Alto Adige.
Nicola invece lavora in una società di servizi finanziari come Responsabile Marketing.
Giovani coraggiosi, con buone capacità e inventiva, che insieme hanno pensato e concretizzato questo progetto nel maggio 2021, aprendo un negozio nella piazza centrale di Vezzano, in una valle dove l’agricoltura, il turismo, il commercio e l’artigianato hanno raggiunto un livello di qualità ottimale apprezzato dalla comunità.
L’iniziativa di questa startup è basata sullo sviluppo dell’economia circolare mediante la quale, da un’idea diventata invenzione, si sono incorporati veri e propri prodotti.
Certo, un grande impegno per addentrarsi in quest’avventura, dove i valori rimangono costantemente presenti e importanti, trasformandosi nei 4 pilastri dell’attività imprenditoriale: la moda sostenibile, l’economia circolare, il made in Italy, il territorio.
Per meglio capire questa nuova attività imprenditoriale, ho incontrato Silvia Atzori, interprete di questa particolare e innovativa esperienza avviata con il marito da meno di due anni, e che ha già raggiunto un buon successo e risultati soddisfacenti, nel segno della qualità e di un approccio diverso, sia del sistema produttivo, sia commerciale.
Una organizzazione emergente nel campo dell’abbigliamento, importante settore del Made in Italy, che fa parte della cultura e della tradizione italiana.
L’Italia intesa come patria della moda, dove il valore degli artigiani, lo stile, l’arte è sempre stata apprezzata in tutto il mondo.
Questo principio è oggi presente anche in ATOTUS, tanto da divenire un modo di essere e di agire quotidiano.
Ecco cosa ha raccontato Silvia, rispondendo alle domande che ho posto.
Silvia, cosa può dire del sistema dell’economia circolare, da tempo materia di studio e oggetto di sperimentazioni in vari settori del patrimonio produttivo italiano, regola principale del vostro operare?
«Diciamo subito che l’economia lineare si rende concreta con la produzione di beni che sono utilizzati e a fine vita perdono le proprie funzionalità e caratteristiche.
«Nell’economia circolare, il bene creato e poi usufruito può tornare ad avere una nuova vita, trasformandosi da rifiuto a risorsa.
«Per divenire risorsa, deve avere caratteristiche che permettano la trasformazione, cioè tornare ad essere utilizzato in altre forme. I prodotti, per prevedere una loro trasformazione, devono essere realizzati con materiali di buona qualità e adatti a processi di riciclo.
«Nel campo dell’abbigliamento, ad esempio, un maglione di lana 100% può essere trasformato in nuovo filo, grazie al riciclo meccanico, per realizzare nuovi capi di abbigliamento, di fattura e modelli diversi.
«Tutto parte dal momento dell’acquisto dove chi sceglie un capo, per prendere la decisione di spesa non può basarsi solo su colore, modello o prezzo, ma anche deve essere consapevole che alla fine quel capo di abbigliamento si potrà riutilizzare nuovamente, in base al materiale, attraverso la trasformazione in nuove forme e applicazioni; se questo non è possibile allora diventa rifiuto.
«Attraverso l’economia circolare, è possibile creare un circuito che non esclude nessuno degli attori di una filiera produttiva e commerciale. Questo concetto è stato applicato in questo caso al mondo della moda.»
Com’è nata l’idea di realizzare un’azienda in un settore in continua evoluzione dove la concorrenza è molto diffusa?
«ATOTUS è il frutto di quello che io e mio marito pensiamo, quello che abbiamo studiato, delle nostre passioni e del vissuto in casa. Abbiamo sviluppato il progetto, dal confronto delle nostre idee, poi il tutto ha preso forma; quindi si è predisposto il piano di fattibilità economica e finanziaria e avviato il percorso.
«A Novembre 2020 abbiamo iniziato l’analisi e a Maggio 2021 è nata ATOTUS, un circuito di economia circolare applicato alla moda.
«Per partire abbiamo aperto un negozio fisico e coinvolto aziende della filiera tessile, ossia: filatori, tessitori, marchi di abbigliamento, scuole di moda, designers e associazioni non profit. In questo circuito operano quindici aziende esclusivamente italiane che sono, di fatto, gli attori del circuito.
«Al centro di questo c’è il consumatore finale, chiamato TIPPER, ossia un Ribaltatore del modo di acquistare tipico della fast fashion, consapevole di ciò che un prodotto può diventare a fine vita e della filiera che c’è dietro ogni capo che acquista.»
Qual è il ruolo del consumatore finale detto TIPPER?
«Il TIPPER ha un ruolo centrale in questo sistema e può portare in ATOTUS i propri indumenti, i capi di abbigliamento usati, con determinate caratteristiche (es. in fibre naturali come lana e cotone), sia giunti a fine vita che in buono stato, magari fuori moda o con qualche difetto.
«I capi giunti a fine vita vengono mandati ai filatori che ne ricavano nuovi filati, per passare poi ai tessitori che in contatto con i produttori li trasformano in maglieria, e tessuti, oltre a vari accessori. In negozio ritiriamo i capi e il cliente riceve una moneta digitale, che può utilizzare per l’acquisto di altri indumenti nuovi e sostenibili all’interno del punto vendita o nel nostro shop online.
«Da noi si vendono solo abiti che, grazie ai loro materiali, possono essere riportati, riguadagnate le monete e poi rimessi di nuovo in circolo. Di fatto si tratta di una rete sostenibile e tracciabile in ogni suo passaggio.
«Oltre alla filiera vi è un’altra innovazione, la TIP, moneta digitale utilizzabile come scontistica. Un Tipper che consegna in negozio degli indumenti che non utilizza più, riceve un determinato valore in TIPS, in base al materiale e al peso dei prodotti portati.
«La TIP funziona anche tra le imprese del circuito, attraverso tutta la filiera. L’obiettivo finale in questo sistema è in qualche modo ribaltare il metodo normale in cui si compra e si produce, con l’aiuto fondamentale del cliente compratore.»
Oltre a quanto spiegato, il progetto da cos’è caratterizzato?
«Alla base di tutto il procedimento ci sono tre circoli virtuosi:
• Il riciclo, dove da tanti capi di abbigliamento con uguali caratteristiche si possono fare nuovi prodotti per l’abbigliamento. Questo sistema è effettuato grazie agli attori del circuito;
• L’upcycling, ossia dare un valore aggiunto al prodotto. In questo procedimento alcuni capi, ancora in ottimo stato, possono essere lavorati a livello sartoriale per creare nuove collezioni grazie alla collaborazione con i ragazzi del Centro Moda Canossa. Un percorso di formazione che, supportati da ATOTUS, permette agli studenti di creare nuovi capi, partendo dai modelli fino ai capi finiti. In tal modo la scuola riesce a valutare la formazione con la realizzazione pratica delle idee, supportata dal sostegno di un’azienda innovativa e appartenente al territorio trentino;
• Il riuso, inteso come donazione da parte della nostra azienda di capi di abbigliamento per bambini e mamme ad associazioni sociali come il Centro di aiuto alla vita di Trento. Si tratta di indumenti non più utilizzati da altri bimbi, ma in ottimo stato. Il Centro ci fornisce invece indumenti vecchi e non più dignitosi per essere riutilizzati, dai quali si possono estrarre i filati e alcune parti di materiali.
«Tutto il nostro lavoro si sviluppa seguendo le tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica.»
Ci sono altri aspetti dell’innovazione nell’attività di A TOTUS?
«Oltre all’innovazione tecnologica, con l’inserimento della moneta digitale nella fase di commercializzazione di prodotti, vi è un aspetto che è ancora più importante.
«Si tratta del sistema di coinvolgimento delle persone e delle aziende, dove tutti possono portare il proprio contributo e sentirsi così partecipi. Il nostro progetto parte da un’impostazione inclusiva, dove qualsiasi soggetto attivo può farne parte. Un’inclusione sociale in un meccanismo che può generare benefici per tutti.
«Con il tempo può sfociare in un sistema che, se adeguatamente sviluppato, può avere ricadute anche finanziarie sui territori periferici, nel solco del miglioramento delle dinamiche, non solo degli acquisti, ma anche della gestione di parte dei rifiuti.
«Il nostro progetto si fonda sul rispetto dell’ambiente e della società, con strategie di collaborazione, per la crescita economica e sociale della comunità. L’impegno per i territori è per noi uno dei pilastri, una convinzione tradotta sempre nella nostra operatività.
Certo l’e-commerce è un’importante vetrina verso il mondo. Nel nostro sito è possibile trovare tutti i capi, nuovi e sostenibili e in upcycling, con l’obiettivo di far conoscere il progetto e ciò che si può acquistare per sostenerlo.
«Per noi resta comunque fondamentale il negozio fisico, il rapporto umano con le persone e la possibilità di raccontare a voce una moda sostenibile. Questo è il motivo per cui vogliamo che rimanga sempre il principale canale di vendita.
«Se tutto andrà bene e, se si continuerà con i buoni risultati ottenuti in questi primi due anni di vita di ATOTUS, contiamo di ampliare il progetto per coinvolgere il maggior numero di Tippers.»
Complimenti Silvia per questa sua iniziativa, per l’impegno dal quale traspare capacità, passione e desiderio di migliorare la società, questo non è solo un sogno, ma nel vostro caso è oramai una realtà.
Non mi resta che salutarla, anche a nome della nostra direzione, e… fiducia ai giovani che hanno a cuore il futuro della nostra terra e della comunità tutta.
A cura di Maurizio Bornancin - [email protected]