«Al compiersi dell’attesa», l’Avvento nel percorso scultoreo di Bruno Lucchi

Presentazione di Carmela Perucchetti e mons. Lodovico Maule sabato 26 novembre – Dal 26 novembre all’8 febbraio 2017 – Sotto il presbiterio del Duomo

>
Nel corso di una ricca carriera espositiva in Italia e all’estero culminata con Lo spazio abitato, memorabile istallazione scultorea negli ampi giardini e specchi d’acqua esterni del MUSE e del quartiere Le Albere per nell’intera stagione estiva 2014, Bruno Lucchi torna a Trento con «Al compiersi dell’attesa», inedita proposta appositamente studiata per l’aula San Giovanni, sotto il presbiterio del Duomo, che accompagnerà i fedeli lungo tutto il periodo liturgico dall’Avvento al Natale 2016.
Un progetto impegnativo, rigoroso e attento ai valori della fede cristiana, che l’artista trentino ha studiato con serietà e dedizione per molti mesi, per dare visibilità ai temi attraverso le proprie cifre stilistiche, recuperando, tramite linee sobrie e morbide al tempo stesso, la forma di una narrazione sacra che si snoda lungo l’asse longitudinale dell’ambiente per compiersi alla antica quanto suggestiva parete di fondo.
Il tema è sviluppato dallo scultore in gruppi in terracotta, studiati per condurre e coinvolgere lo spettatore nel clima di attesa spirituale del Redentore in sintonia con le tappe del tempo liturgico.
 
Recuperando l’antico significato del termine latino Adventum, la venuta del Figlio di Dio come culmine e compimento di un percorso, Bruno Lucchi ha progettato un ideale tracciato, scandito, come una antica strada, da pietre miliari ispirate alle Antifone maggiori, le invocazioni in latino cantate nella settimana precedente il Natale, di cui riportano la parola iniziale.
Diverse una dall’altra, così come gli incipit delle antifone stesse – O Sapientia, O Adonai, O Radix Iesse, O Clavis David, O Oriens, O Rex Gentium, O Emmanuel – queste simboliche pietre aggiungono all’insieme il contesto rituale della tradizione, della preghiera della Chiesa trasmessa nei secoli per invocare e accogliere la venuta di Cristo nel mondo.
Lungo tale cammino sono disposti i gruppi scultorei di grande formato, essenziali ed eleganti, a scandire la successione temporale degli avvenimenti, narrati con immediatezza e leggibilità, puntando direttamente al cuore degli eventi.
 
Sviluppate negli anni da una ricerca formale a ritroso, scaturita per passi successivi dai primordiali menhir che dal 1991 hanno caratterizzato gli esordi scultorei dell’artista, da cui in seguito sono derivati androgini e oracoli carichi di tensione spirituale, le forme umane di Lucchi divengono qui i protagonisti della cristianità, in equilibrio tra forti accenti simbolici e richiami narrativi evangelici che sostengono un percorso formale evocativo quanto iconograficamente corretto.
Figure allungate, ancora pervase da singolare accento totemico, danno vita alla narrazione già dal primo dei gruppi, l’Annunciazione, dove Maria in leggera torsione, chiamata dall’angelo, si volta verso di lui. I panneggi, come mossi dal vento, suggeriscono i composti movimenti dell’incontro e del dialogo. La scena, ambientata e circoscritta nella struttura in acciaio corten, riporta idealmente alla casa di Nazareth in cui l’evento ha luogo.
Segue La coppia in cammino, il viaggio verso Betlemme di Maria, in attesa del Figlio, sostenuta e amorevolmente accompagnata da Giuseppe tra spogli tronchi di betulle, reale elemento di natura a creare un contesto di panica compartecipazione. La coppia è concepita come entità inscindibile, famiglia amorevole nella quale il Figlio di Dio sarà accolto.
 
Infine Il Bambino: La dolcezza ieratica del bimbo avvolto in fasce, evocativo della più antica tradizione, rende lo stupore dell’evento, puntando al cuore dell’avvenimento e nel contempo chiudendo idealmente il cammino dell’Incarnazione, dall’annuncio dell’angelo «avrai un figlio» alla natività «diede alla luce un figlio».
Adagiato e innalzato in una culla in ferro, nel contrasto tra materie caro allo scultore, il Bambino è mostrato al mondo, focalizzato dalle allusioni astrali – lo spicchio di luna – e dalle formelle che vanno a comporre, lettera dopo lettera, le parole di Isaia «Puer natus est nobis», incipit dell’Introito della messa del giorno di Natale, nell’altra modalità espressiva prediletta dall’artista di imprimere in terracotta caratteri tipografici e moduli decorativi a corredo e compimento dell’intero contesto.
Un percorso nuovo, esente da facile retorica, capace di accompagnare il visitatore nel clima di attesa spirituale che già prima Bruno Lucchi ha fatto proprio, dando forma ad una occasione autentica di riflessione sulle possibilità, per l’arte nel terzo millennio, di porsi a servizio e alla trasmissione del messaggio cristiano.