Cartoline di Bruno Lucchi: la Coppa del Mondo di Beppo Tonon

Sigep «Gelato World Cup 2020 Rimini», Italy: The winner is....Beppo Tonon! – La carta vincente? Quel qualcosa in più

Foto: Pietro Casonato
 
Il luogo è davvero unico. Magico. Lascia senza fiato.
Un'oasi silenziosa e fuori dal tempo.
Le sale, e i saloni per eventi, regalano bagliori di grande eleganza.
Nulla è lasciato al caso. La cura e l'attenzione ai dettagli generano armonia.
La creatività si respira ad ogni angolo.
È uno spazio dove la bellezza deborda ovunque.
Un posto idilliaco dove ci si spoglia di ogni preoccupazione.
Una ricca e colorata popolazione di quadri e sculture sparse qua e là,
attira l'occhio e dunque i pensieri, quelli leggeri.
 
Il cuore del complesso è un lussureggiante giardino, costellato qua e là da sculture importanti.
Opere di artisti che hanno vissuto questi ambienti.
Tutto è così familiare.
È spazio di condivisione dedicato ai sapori, all'arte ed a idee nuove.
Punto di incontro, dove trovare tempo per dialogare; ascoltare; ridere; bere un caffè;
o mangiare un gelato, buono.
Paradiso dei buongustai.
 
Un luogo di cultura, di musica, di sapori, nato da quelle «utopie concrete» che solo una «figura»
con profonda creatività è capace.
Qui ho portato le mie opere in due occasioni. La prima nel 1993, quando direttore artistico era l'indimenticabile Gina Roma,
la seconda lo scorso anno con la mostra «Parole scavate».
 
All'ingresso, quattro poltrone in vimini invitano al relax. Mi siedo.
Una composizione mista di frutta e gelato,
posata sul tavolino da una ragazza col sorriso disegnato sul volto,
mi guarda.
 
Non resisto. Ne prendo una e la mangio.
«Ehi, ti piace?»
La voce da doppiatore mi investe inaspettatamente alle spalle.
- È buonissimo. Da dove viene? – Rispondo ironicamente.
«Da dove vuoi che venga... L'ho fatto io.»
Mi alzo. Mi volto. Cento chili di simpatia mi abbracciano.
- Coccoli sempre così i tuoi ospiti? – controbatto.
Mi regala un sorriso largo un miglio.
 
Sono stati tanti, nel mio percorso di artista, gli incontri speciali.
Sono fortunato. Davanti a me, oggi, ho un amico di vecchia data, un creativo, un artista,
un Campione che si è aggiudicato, per la seconda volta (la prima nel 2006),
la Coppa del Mondo della Gelateria, nel concorso biennale Sigep, a Rimini il 21 gennaio 2020.
 
- I tuoi sogni sono qui? – Gli chiedo, mentre con la mano indico l'ambiente oltre la vetrata.
«Se si fanno progetti concreti, se si coltivano le proprie ambizioni,
se ci si dà da fare con umiltà, se si aguzza l'ingegno, i sogni diventano realtà.
«Sì. Qui ho riposto il 99% del patrimonio della mia vita.
Qui ho a che fare quotidianamente con la gente. Con le persone, meglio.
«Le loro passioni. I loro sogni. Le loro identità.  Ho a che fare con la vita reale.»

- Ma perché il tuo gelato è il non plus ultra? Perché è il migliore del mondo?”
 
Mi confessa.
«Il gelato ha bisogno di due cose, sostanzialmente: passione, ricerca, fatica,
esperimenti, formazione, amore, ispirazione, intuizione, studio...»
 
Lo interrompo:
- Ma, scusa, sono più di due cose!»
«Sai, caro amico, per conquistare un titolo mondiale la classe da sola non basta,
è necessario un qualcosa in più.
 
Si può dire che non l'ho mai visto con le mani in mano.
Solo dieci minuti sono passati. Dal laboratorio qualcuno lo chiama.
«Devo andare. Ma vieni. Vieni anche tu. Ti svelo il segreto della mia vittoria.»
 
Taglia, sbuccia, incide, accarezza, dando vita alla fantasia.
Sono mani che creano mondi di frutta e verdure.
Mani che trovano ispirazioni con intuizioni improvvise.
È un artista dalle mani fantastiche.
Ogni gesto richiede un'attenzione speciale.
Kiwi, mele, avocadi si trasformano in fiori appena sbocciati.
Angurie, fragole, albicocche?
Eccole diventare pavone che mostra esuberante la propria bellezza.
In un attimo banane e meloni, con a fianco una pallina di gelato al cioccolato,
diventano sculture. Il risultato è sempre sorprendente.
È un peccato mangiarle queste opere, bisognerebbe proteggerle in una teca.
 
«Inseguo la bellezza, sempre.» – Mi sussurra.
- E anche la bontà.» – Aggiungo io.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bruno Lucchi
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