Con l’operazione «Aquila omnia-bis» l'Italia mantiene la parola

Attivato dalla Difesa il ponte aereo con i Paesi limitrofi all’Afghanistan per portare in Italia altri 500 ex collaboratori delle Forze Armate e i loro nuclei familiari

Partita l’operazione «Aquila Omnia-Bis», avviata su disposizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, a seguito della richiesta del Ministro della Difesa, Onorevole Lorenzo Guerini, pianificata e diretta dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI), comandato dal Generale di Squadra Aerea Silvano Frigerio.
Obiettivo dell’operazione è il trasferimento in Italia di circa 500 persone, tra ex collaboratori della Difesa e i rispettivi nuclei familiari, che al momento si trovano nei paesi vicini all’Afghanistan o che sono in possesso della documentazione (passaporti e visti) che consentirebbe loro di lasciare il paese asiatico.
Una volta effettuate le verifiche da parte del COVI, il personale afghano potrà essere trasferito in Italia con vettori commerciali.
Tutte le attività saranno coordinate con Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Dipartimento di Protezione Civile, Croce Rossa Italiana e con gli Addetti Militari per la Difesa presso le Ambasciate dei Paesi di riferimento.
 
«L’evacuazione della scorsa estate dei cittadini afghani da Kabul è stata un’operazione molto complessa, ma l’impegno incessante e silenzioso delle Forze Armate italiane è proseguito anche in questi mesi.
«L’operazione Aquila Omnia bis di oggi testimonia il risultato di un lungo lavoro di squadra grazie alla forte collaborazione tra i Ministeri della Difesa, Esteri, Interni e i servizi di informazione.»
Così il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini sull’operazione in corso.
 
Nei giorni scorsi sono giunti in Italia i primi sette cittadini afghani di questo secondo ponte aereo umanitario, tra i quali una donna al nono mese di gravidanza che, trasferita all’ospedale «Grassi» di Ostia subito dopo l’atterraggio a Roma Fiumicino, ha dato alla luce una bambina.
Terminato il periodo di isolamento/quarantena presso apposite strutture alloggiative, i sette ospiti verranno inseriti nel programma «Sistema di Accoglienza e Integrazione» (SAI) del Ministero dell’Interno.
Altri arrivi sono previsti nei prossimi giorni e saranno monitorati dalla Difesa.
 
Allo stato attuale si stima che nei Paesi contigui all’Afghanistan (tra i quali Pakistan, Iran e Turchia) si trovino circa 40 afghani (quasi 200, considerando anche i familiari al seguito), che risulta abbiano collaborato, a vario titolo, con la Difesa italiana.
Sono inoltre in corso contatti con ex-collaboratori inseriti nelle liste cosiddette H2 e H3 della Difesa, per i quali è già stato completato il vetting ma che non è stato possibile evacuare da Kabul durante la precedente Operazione «Aquila Omnia».
Si tratta di uomini, donne e bambini per i quali è in corso la definizione delle modalità con cui realizzare il loro trasferimento in Italia.