Disuguaglianze e Diversità – Di Daniela Larentis e Luciana Grillo
Intersezioni, Confronti e Visioni: il Festival dell'Economia dalla parte delle donne
Giovannella Baggio, docente di Medicina di Genere a Padova.
Gli umori, sangue, flemma, bile gialla e bile nera, sono le sostanze che si pensava, anticamente, scorressero all’interno del corpo e ritenute responsabili della salute e della malattia, degli stati d’animo e del carattere delle persone, come ci ricorda il libro di qualche anno fa di Noga Arika dedicato agli «umori», edito da Bompiani.
Da allora la medicina ha fatto passi da gigante, ma c’è ancora molto da scoprire.
Edward Bach, celeberrimo medico britannico vissuto a cavallo fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, così definiva la malattia: «Ciò che chiamiamo malattia è la fase terminale di un disturbo molto più profondo e perché un trattamento possa avere successo è evidente che non basterà curare la sola conseguenza senza risalire alla causa fondamentale che andrà eliminata».
I pazienti non sono infatti tutti uguali e ognuno, maschio o femmina che sia, si porta appresso la propria storia personale.
Non dimentichiamo che chi si rivolge al medico è sempre una persona in stato di bisogno, perciò emotivamente vulnerabile.
Per questo il paziente andrebbe accompagnato nel suo cammino, incoraggiato nella sua malattia, un lavoro che richiede sicuramente un certo distacco, al fine di gestire la situazione in maniera efficace, ma anche compassione, cioè attitudine a comprendere la sofferenza dell’ammalato.
Ci sono, poi, delle differenze di genere, il mondo è popolato da uomini e donne, si sa. Il problema è sempre lo stesso, riconoscere la diversità e considerarla un valore da difendere. La diversità è ricchezza.
Le donne sono state nel passato e in parte lo sono ancora, purtroppo, oggettivamente discriminate.
Hanno vissuto nell’antichità vite molto diverse rispetto a quella degli uomini, per ragioni che non staremo certo qui a sviscerare, e vivono in condizione di inferiorità ancora oggi, in molte parti del mondo.
Hanno un accesso più limitato al potere, ai diritti, in ultima analisi sono meno libere degli uomini.
A proposito di diritti, accanto a un’uguaglianza formale esiste una «disuguaglianza» reale, anche in paesi come il nostro.
Esiste per esempio una disuguaglianza di genere in medicina, come è stato ben evidenziato durante gli incontri.
E questo perché gli uomini vengono considerati la misura dell’umanità, sono i modelli dell’umanità, gli «idealtipi». È come se un sarto, nel confezionare un abito da donna, usasse la sagoma di un uomo.
Viviamo in un mondo in cui tutto è definito secondo esigenze maschili, in cui molti farmaci sono pensati e studiati per gli uomini, senza tenere conto della specificità delle donne, in cui gli studi delle malattie si basano su campioni di uomini.
La medicina di genere nasce dall’osservazione che molti studi hanno descritto le malattie (epidemiologia, fisiopatologia, clinica, terapia) concentrandosi prevalentemente o talora esclusivamente su casistiche di un solo sesso. I fattori di rischio di molti malattie, per esempio, hanno un impatto differente nella donna.
Essere donna è considerato un fattore di rischio per lo sviluppo della demenza.
Il rischio delle donne di ammalarsi di Alzheimer nel corso della vita è quasi doppio rispetto agli uomini e le differenze ormonali e genetiche tra i sessi contribuiscono a questo aumento di rischio piuttosto che l’aumento della sopravvivenza della donna.
Ci sono pochi dati in letteratura sulla differenza di genere e, quando ci sono, i risultati dimostrano una differenza enorme.
Luciana Grillo con Giovannella Baggio.
Il Festival dell’Economia, dedicato quest’anno a «La salute disuguale» ha ospitato alcuni incontri molto interessanti, sempre affollati, in cui si è parlato anche di economia relativa alla salute, di salute correlata all’economia, di conseguenze sulla salute di una economia non sana.
Chiara Saraceno, sociologa ben nota a Trento, dove fu chiamata per insegnare all’Università da Francesco Alberoni, ha parlato di Bambini che nascono e crescono disuguali, la cui salute fisica e psichica è fortemente condizionata dalle disuguaglianze sociali ed economiche.
Ha illustrato con slides estremamente chiare quanto la disuguaglianza condizioni la vita dei bambini fin dal concepimento e ha tracciato un percorso di disuguaglianza che attraversa l’Italia in lungo e in largo.
Altri interventi, disuguaglianze che toccano settori deboli, per esempio le donne: organizzato dal Consiglio della PAT, dalla Commissione provinciale Pari Opportunità in collaborazione con l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Trento, «Le disuguaglianze tra donne e uomini in Medicina» ha messo in luce che le disuguaglianze riguardano maschi e femmine e sono causate da fattori sociali, da livello di istruzione, dal reddito, da diverse condizioni di lavoro e stili di vita.
È interessante sottolineare la presenza in sala di un nutrito gruppo di studenti, provenienti dall’Istituto Tecnico Commerciale «Ivan Piana» di Lovere (Bergamo): i giovani della I e II classe, accompagnati dai proff. Migliorati e Signorini, hanno seguito con grande interesse le relazioni, confrontandosi fra loro e con i docenti accompagnatori, fermandosi poi, dopo la conclusione, a discutere di genere, di salute e di economia.
Il dr. Maurizio Del Greco, Direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia presso l’Ospedale di Rovereto, ha sostenuto la necessità di stimolare l’interesse scientifico e politico nei confronti della «Medicina di Genere»: soltanto quando sarà conosciuta, accettata e applicata con un approccio multidisciplinare, si supereranno le disuguaglianze.
Naturalmente, la relazione del dr. Del Greco è stata centrata sulle cardiopatie, sulle malattie cardiovascolari, sui rischi che aumentano per la donna in concomitanza con la menopausa.
Ma anche un evento emotivo intenso può essere pericoloso per le donne che hanno una sensibilità diversa.
Dunque, di «crepacuore» una donna può davvero morire! È indispensabile, comunque, sapere che i sintomi di malattie cardiache sono diversi per uomini e donne.
Un taglio a metà strada tra l’economico e lo psicologico è quello dato al suo intervento dalla prof. Fulvia Signani, dirigente dell’AUSL di Ferrara che ha iniziato raccontando che un attore che vince l’Oscar, al film successivo guadagna 8 volte di più se è un maschio.
Se si tratta di un’attrice, il cachet aumenta, ma molto meno.
Dunque, le disuguaglianze colpiscono in tanti campi, ma la disuguaglianza di genere è sicuramente una fonte di rischio per la depressione.
«Le donne – continua la prof. Signani – sentono la responsabilità dei compiti di cura e li affrontano riducendo il tempo dedicato a sé e poi quello lavorativo.
«Gli uomini, quando devono prendersi cura di qualcuno, riducono solo il tempo lavorativo. E rivelano una migliore disponibilità se sono padri di figlie femmine.»
L’incontro è stato concluso dalla dott.ssa Roberta Chersevani, Presidente della Federazione naz. Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, che ha parlato della necessità di una Medicina su misura, di una Medicina di precisione e di farmaci attenti alle disuguaglianze di genere. Attualmente, negli Albi dell’Ordine dei Medici, le donne hanno superato gli uomini, quindi l’attenzione alla Medicina di genere sarà via via più sentita; ed anche nel mondo islamico, da qualche tempo a questa parte, si comincia a parlare di genere. Un barlume di speranza…e si chiude l’incontro!
«Donne e uomini: la cura disuguale»
La prof. Giovannella Baggio, che ha fondato all’Università di Padova il primo Centro Studi naz. per la Salute e Medicina di Genere, ordinaria di Medicina di Genere presso il Dipartimento di Medicina Molecolare della stessa Università, membro del Comitato Direttivo della International Society of Gender Medicine, ha cominciato il suo intervento sostenendo che riconoscere le disuguaglianze può sicuramente aiutare l’economia.
Ha ricordato che all’inizio del secolo scorso le donne che volevano diventare medico/ricercatore, spesso dovevano camuffarsi da uomini [è successo anche alle donne che volevano diventare scrittrici, es. George Sand – NdR].
E ha sottolineato come, davanti alla stessa malattia, si debbano considerare a seconda del genere sintomi e farmaci diversi.
La Medicina di Genere studia l’influenza del sesso e del genere su come si instaurano le malattie e quindi su quali debbano essere i sistemi di prevenzione, la clinica, la diagnostica, la terapia.
Questo, non deve essere un discorso rivolto solo alle donne, ma «reciproco», nel senso che alcune patologie, ritenute erroneamente femminili, non vengono prese nella dovuta considerazione quando ne soffrono gli uomini: l’osteoporosi, ad esempio, si diagnostica con macchine testate sulle donne e si cura con farmaci dosati sulle donne.
Anche la depressione è sottodiagnosticata nei maschi, eppure il suicidio è più frequente negli uomini. Al contrario, le donne sono più soggette dei maschi a deficit cognitivi; i 2/3 degli ammalati di Alzheimer sono donne.
A questo punto, una provocazione: è ancora opportuno parlare di Medicina di Genere? Non è forse meglio passare al concetto di Medicina Genere-Specifica?
La prof. Baggio si è inoltre soffermata sulle proposte di legge attualmente presentate in Parlamento, sulla necessità dell’applicazione e della diffusione della Medicina di Genere all’interno del S.S.N., sulla prevenzione primaria che deve proporre strategie disuguali per genere, e dunque diagnosi e terapie.
È evidente che entrano in campo scelte politiche nazionali e regionali, così come è chiaro che ogni caso clinico è un caso a sé, in cui la storia personale influenza lo sviluppo e l’evoluzione della malattia. La Medicina, la Società, l’Economia devono unirsi perché sia sempre più raro il passaggio dalla malattia alla disabilità.
Una nota positiva emerge dalle parole della prof. Baggio: l’Italia è, insieme con gli U.S.A., in prima linea in questo campo e cerca di coinvolgere le nazioni silenziose come la Francia, il Regno Unito, la Spagna e il Portogallo, che ancora tacciono su queste problematiche.
Elisa Manacorda, la giornalista che ha introdotto quest’ultimo incontro, segue da anni l’evolversi della Medicina di Genere ed auspica una sempre maggiore diffusione di buone pratiche di genere.
Dopo tre appuntamenti così interessanti, certamente le disuguaglianze di genere non passeranno più inosservate.
Luciana Grillo e Daniela Larentis