Lavoro: non importa da dove, ma come
In Trentino il lavoro agile come opportunità di cambiamento
Dopo la sperimentazione del 2022, entra nella fase operativa il progetto «Distretto Trentino intelligente», sviluppato dalla Provincia Autonoma di Trento per favorire la diffusione di nuove forme organizzative nel settore pubblico e in quello privato. In agenda incontri con gli stakeholder, un inedito modello di analisi e di misurazione e specifiche politiche per promuovere la competitività del territorio.
L’iniziativa, presentata oggi alla stampa, ideata dalla Giunta provinciale con il Dipartimento organizzazione, personale e affari generali della Provincia, con il supporto tecnico di Tsm-Trentino School of Management, nasce dall’esigenza di intercettare una tendenza già in atto, destinata a trovare conferma in futuro.
«L’obiettivo è quello di andare oltre il semplice sostegno allo smart working creando nuove iniziative a beneficio di tutta la comunità. Non si tratta, infatti, di promuovere solamente l’utilizzo del lavoro a distanza, ma di considerare la diffusione delle attività da remoto come un volano di crescita sul piano territoriale», - ha spiegato Achille Spinelli, assessore provinciale allo sviluppo economico, ricerca e lavoro.
«Con questo progetto, l’Amministrazione provinciale intende operare su più livelli contribuendo a creare un ambiente idoneo per lo sviluppo di soluzioni capaci di generare ricadute positive per tutti, con modalità di interlocuzione con i cittadini più semplici e più dirette. I dati ci dicono che il lavoro a distanza fa aumentare la produttività, grazie anche alla progressiva digitalizzazione della pubblica amministrazione, sulla quale dobbiamo procedere speditamente. Questo ci permetterà di liberare risorse da utilizzare in attività che abbiano un più alto valore aggiunto» - ha detto Spinelli.
«L'importante è mettere in campo un approccio evolutivo senza restare fermi a ciò che è consolidato. Il progetto del Distretto Trentino Intelligente - ha concluso Spinelli - non costituisce solo un’occasione di cambiamento per le aziende private e per le istituzioni pubbliche, ma anche un’opportunità di valorizzazione del territorio e di aumento del benessere collettivo. Una consapevolezza che ha guidato la realizzazione del Piano Strategico di promozione del lavoro agile nella Provincia autonoma di Trento, che entra ora nella sua fase operativa».
Nel 2021, secondo un rapporto dell'OCSE, il 57% dei lavoratori trentini presentava già un profilo professionale che consentiva di operare a distanza almeno un giorno intero a settimana. Per il 35% della popolazione attiva sul territorio il potenziale va da uno a tre giorni. Nei prossimi 3-5 anni, dicono inoltre le stime della Provincia, i lavoratori agili in Trentino dovrebbero raggiungere un numero complessivo compreso tra le 42mila e le 70mila unità. In questo quadro, il Piano strategico della Provincia punta a delineare nuove forme di organizzazione nel settore pubblico, a creare atti di indirizzo e direttive non vincolanti per il settore privato e a progettare nuove politiche di sviluppo territoriale.
Per raggiungere questi obiettivi, sono state avviate all’inizio di quest’anno attività di progettazione e ricerca oltre a incontri con esperti. Particolarmente rilevante l’impegno per l’analisi dei dati che consentirà di delineare un quadro preciso del fenomeno dell’impiego da remoto elaborando numeri disaggregati per genere, posizione lavorativa, programmazione delle giornate, dotazione informatica, dislocazione dei lavoratori, spazi di coworking e molto altro ancora.
Lo sviluppo del progetto, inoltre, permetterà agli esperti di costruire nuovi indicatori di prestazione lavorativa. Si tratterà, insomma, di creare un vero e proprio modello di misurazione che potrà proporsi come un punto di riferimento anche per i successivi studi. Un inedito strumento di analisi, dunque, che aiuterà a comprendere se i modelli di lavoro agile garantiscano gli stessi risultati associati alle forme organizzative tradizionali.
A tutto questo si affiancano gli incontri con la cosiddetta «Comunità professionale e di pratica»: tre momenti formativi che puntano a rafforzare le capacità di definizione dei differenti piani di azione. Rivolte agli stakeholder, queste opportunità di confronto vogliono sfruttare la spiccata propensione del territorio al dialogo tra soggetti diversi, una caratteristica che da sempre agevola i processi di cambiamento condivisi. È prevista, inoltre, la costituzione di un «Tavolo di consultazione» al quale saranno chiamate le organizzazioni sindacali.
L’attenzione per le forme di lavoro agile è cresciuta nel mondo nel corso degli ultimi anni di fronte a un fenomeno conosciuto come «Great Resignation», un’espressione coniata da Anthony Klotz, professore di management alla Mays Business School della Texas A&M University, per descrivere la sorprendente ondata di dimissioni volontarie sperimentata dagli Stati Uniti durante l’epidemia di Covid (4,5 milioni di lavoratori il dato record nel mese di novembre del 2021). Il trend ha trovato conferme anche nel nostro Paese dove, secondo l’Associazione italiana direzione personale (Aidp), gli autolicenziamenti viaggiano nell’ordine delle decine di migliaia di posizioni, interessano il 60% delle aziende e riguardano soprattutto i giovani (26-35 anni).
Nel 2022 i trentini che hanno rinunciato di loro iniziativa al proseguimento di un rapporto di lavoro sono stati 17.800, il 70% in più circa rispetto a otto anni prima, quando erano stati meno di 5.000. Molti osservatori hanno evidenziato da tempo come alla base di questa tendenza vi sia una concezione più forte dell’importanza del benessere in senso lato che stimola la ricerca di nuovi equilibri tra impiego e vita privata. Lo sviluppo del lavoro agile, in questo senso, può aprire enormi opportunità.
«I lavoratori cercano sempre più spesso soluzioni alternative ai sistemi tradizionali» - ha sottolineato Luca Comper, dirigente generale Dipartimento organizzazione, personale e affari generali della Provincia autonoma di Trento.
«Per assecondare questa esigenza dobbiamo innanzitutto conoscere meglio il fenomeno, le sue caratteristiche peculiari e le sue tendenze. Il nostro obiettivo è quello di progettare forme organizzative che possano essere applicate in tempi brevi nel settore pubblico, fornendo inoltre l'opportunità di individuare buone pratiche anche con il settore privato. Tutto questo, però, deve essere accompagnato allo sviluppo di specifiche politiche per il territorio cogliendo le nuove opportunità offerte dal fenomeno. L'idea è quella di creare, attorno al lavoro agile, una vera e propria policy territoriale. Quindi lavoro agile non solo come fattore di trasformazione organizzativa, ma anche come fattore di sviluppo. Quello che ci proponiamo di fare nel 2023, con la collaborazione di Tsm, è di riattivare le comunità di pratica, con il coinvolgimento delle pubbliche amministrazioni, delle realtà economiche, imprenditoriali e del terzo settore e di attivare anche un tavolo di consultazione con le organizzazioni sindacali. Lavoreremo poi per potenziare le competenze digitali e anche per introdurre una metodologia che ci permetta di misurare le prestazioni lavorative "agili". Un'ulteriore importante pista di lavoro è quella del coworking che ci permetterà, da maggio, grazie ad un accordo con la Federazione della Cooperazione, di aprire alcuni spazi di coworking sul territorio».
«Tsm - ha spiegato la direttrice generale Paola Borz - non si occupa solamente della formazione del capitale umano del sistema pubblico del Trentino, ma punta sempre più, per volontà dei suoi soci, Provincia, Regione e Università, a diventare una vera e propria scuola di territorio che si impegna, mettendo in campo le proprie competenze, nello sviluppo locale. Per questo siamo stati chiamati a sostenere il progetto del "Distretto Trentino Intelligente". Il lavoro che svolgeremo su questo progetto - ha aggiunto Paola Borz - potrebbe diventare un modello da esportare anche a livello nazionale».
La creazione di un ambiente idoneo per la pratica del lavoro a distanza, infine, consentirà di contrastare il fenomeno dello spopolamento delle aree periferiche, a cominciare dalle comunità montane, rendendole più inclusive e attrattive, non solo per i visitatori e per i residenti, ma anche per i turisti e i nomadi digitali che qui possono trovare gli spazi e le condizioni adatte per lavorare in un ambiente bello e funzionale inserito in un territorio intelligente.