Il 20 giugno di 150 anni fa scoppiò la Terza Guerra d'Indipendenza

L'Italia perse a Custoza e a Lissa, ma vinse la guerra grazie ai Prussiani vincitori a Sadowa – Garibaldi e Medici erano arrivati alle porte di Trento

Bezzecca.
 
La terza guerra di indipendenza fu la prima del Regno d'Italia e fu combattuta contro l'Impero austriaco dal 20 giugno 1866 al 12 agosto 1866.
L’Italia, riunita dai Savoia cinque anni prima, aveva subito pensato all’annessione del Veneto, italiano per lingua, cultura e tradizioni. La Repubblica di Venezia era stata estinta da Napoleone che poi l’aveva passata all’Austria. Alla scomparsa di Napoleone, il Congresso di Vienna confermò la sovranità austriaca su Veneto, Friuli e Trentino.
L’Austria di principio non era contraria a cedere il Veneto all’Italia e si giunse perfino a trattare una cifra per la transazione.
Ovviamente c’erano sostenitori e detrattori sia da una parte che dall’altra. Ma negli ambienti militari di entrambi i paesi l’idea di una volgare compravendita era inaccettabile.
La decisione finale avvenne in seguito a un’alleanza stipulata dall’Italia con la Prussia. A Berlino faceva comodo uno stato che potesse impegnare l’esercito austriaco a sud, mentre a Roma faceva comodo un buon esercito alleato che impegnasse l’Austria a nord.
Avvertendo il pericolo, Vienna propose a Roma la cessione gratuita del Veneto in cambio della neutralità.
 

Custoza bersaglieri.

Pare incredibile, ma Roma Rifiutò. Sarebbe successo qualcosa di analogo allo scoppio della Grande Guerra.
Fatto sta che il capo del governo era il generale La Marmora, il quale non era riuscito a rinunciare all’occasione di coprirsi di gloria. Dichiarò guerra all’Austria, si nominò capo di stato maggiore generale e si dimise dal governo per assumere la direzione della guerra. Ma il nuovo capo del governo, Ricasoli, volle nominare capo di stato maggiore un amico, il generale Cialdini al posto di La Marmora.
Ne nacque una lite e si rivolsero al Re, il quale decise salomonicamente che ci sarebbero stati DUE generali comandanti in capo. L’assurdo conflitto interno non venne più risolto e la guerra fu condotta da due capi di stato maggiore uguali e contrari.
La direzione strategica fu divisa tra i due comandanti Cialdini e La Marmora, che portarono avanti separatamente due strategie diverse.
 

Custoza fase finale.
 
Il disegno complessivo consisteva di massima nella conquista di Verona da parte dell’Esercito, che poi avrebbe marciato verso Trento risalendo la valle dell’Adige.
Due generali garibaldini, Giuseppe Garibaldi e Giacomo Medici, avrebbero dovuto marciale rispettivamente nelle valli del Chiese e della Valsugana per poi ricongiungersi a Trento con la massa di manovra italiana.
In effetti, Garibaldi si spinse fino a Bezzecca, che conquistò progettando poi di giungere a Riva del Garda e risalire fino alle porte di Trento a Cadine.
Medici sconfisse gli austriaci a Primolano e si portò ai laghi di Levico a Caldonazzo, dove decise di dividere le forze per marciare su Trento sia da Civezzano che da Vigolo Vattaro.
Non sapevano che la massa di manovra del Regio Esercito non sarebbe mai arrivata neppure a Verona, essendo stata fermata a Custoza il 24 giugno 1966.
 

Sadowa.

Gli Italiani avevano schierato a Custoza 120.000 uomini contro i 70.000 degli Austriaci.
Privo di un piano strategico, il Regio Esercito Italiano attivò decine di combattimenti affidati all’iniziativa dei singoli comandanti sul campo. Ci furono ancora una volta grandi episodi di eroismo, ma il risultato per l’Italia fu catastrofico. La battaglia fu una sconfitta clamorosa.
Ma le disgrazie non terminarono qui. Il 20 giugno l’Italia aveva perso la flotta nella battaglia navale di Lissa, dove l’ammiraglio Persano commise una serie imperdonabile di errori.
Insomma, la guerra era virtualmente perduta, quando invece Garibaldi e Medici procedevano indisturbati verso le ali sinistra e destra di Trento.
Una situazione assurda, perché mentre l’esercito austriaco si era compattato vittorioso a Verona, a Trento il generale Franz Khun arrivò a chiedere a Vienna l'autorizzazione di abbandonare Trento per potersi difendere meglio dalle armate di Garibaldi e Medici. Vienna negò l’autorizzazione perché aveva già avviato trattative segrete con l’Italia.
 

Lissa.
 
Era successo che a Sadowa il generale prussiano von Moltke aveva sbaragliato le divisioni austriache di von Benedekt. La sconfitta fu così grave che Vienna intavolò subito le trattative di pace.
Poiché l’Italia era alleata della Prussia, nelle condizioni di pace era stata inserita la cessione del Veneto all’Italia.
Il regio esercito e quello austriaco avevano sospeso le operazioni in attesa di accordi al vertice internazionale, lasciando tuttavia liberi di agire Garibaldi, Medici e Cadorna (padre del famoso Luigi) che arrivò sull'Isonzo.
Il telegramma di sospensione delle operazioni venne diramato il 10 agosto.
Garibaldi rispose con il famoso telegramma «Obbedisco!», Medici si limitò a obbedire, Cadorna si fermò, poi dovette ritirarsi.
L’armistizio di Cormons venne firmato l’11 agosto.
La pace che seguì portò il Regno d’Italia ai confini con l’Austria che rimasero intatti fino allo scoppio della Grande Guerra.
 
G. de Mozzi