A Rovereto, nel giorno dell’Ausiliatrice, tre vescovi
Il saluto al neo vescovo Ivan Maffeis: «Parto con un tesoro prezioso: questa città e comunità abitate da relazioni vere e profonde»
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L’arcivescovo emerito Bressan, l’arcivescovo Ivan Maffeis e l’arcivescovo Lauro – Foto Gianni Zotta.
Un pastorale in semplice legno d’ulivo, segno dello spirito umile con cui si avvicina al nuovo servizio pastorale e del legame con la terra trentina e in particolare la sua val Rendena.
È il dono di tutta la Chiesa di Trento, per mano dell’arcivescovo Lauro e dell’emerito Luigi, a don Ivan Maffeis, nominato arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, salutato oggi dalle comunità roveretane di cui era parroco da soli 22 mesi, nel giorno della festa patronale dell’Ausiliatrice.
Nella chiesa di San Marco, gremita di fedeli, l’arcivescovo Tisi ha ricordato le comuni origini rendenere con don Ivan e il percorso condiviso, fin dai primi anni di scuola, nell’amicizia.
«Nella comunione dei Santi – ha detto poi don Lauro, come già aveva fatto nel giorno della nomina – ti affidiamo alla tua mamma Licia, al papà Santo, al fratello Marco.»
L’omelia dell’arcivescovo Lauro: «Caro don Ivan, aiuta la tua nuova Diocesi a smascherare i fattori che avvelenano il pozzo della vita».
Nell’omelia, monsignor Tisi, riprendendo la scena evangelica di Gesù crocifisso e della Madre ai suoi piedi, ha parlato del «falegname di Nazaret» come colui che ha destabilizzato un sistema, «proclamando il primato dell’uomo sul sabato».
«L’uomo della croce – ha aggiunto – continua anche oggi ad essere crocifisso dai sacerdoti di un sistema-vita dove, a dettare il passo, sono le categorie dell’utile, del funzionale, del profitto.»
«Non è forse vero – ha provocato don Lauro, parlando a braccio – che le procedure, la burocrazia, il fattore economico vengono spesso prima dell’uomo?
«Non è forse vero che la danza dell’ego ci sta prosciugando le energie per vivere?»
Di qui l’augurio accorato al nuovo pastore prossimo all’ordinazione, l’11 settembre, a Perugia.
«Caro don Ivan ti auguro, nel tuo futuro ministero episcopale, di aiutare la tua nuova Diocesi a smascherare i fattori che avvelenano il pozzo della vita e che tolgono il respiro.»