Storie di donne, letteratura di genere/ 448 – Di Luciana Grillo

Maria Grazia Ciani, «Tornare a Itaca. Una lettura dell’Odissea» – In un libro prezioso, dedicato soprattutto a Ulisse e alle donne del suo tempo

Titolo: Tornare a Itaca. Una lettura dell'«Odissea»
Autrice: Maria Grazia Ciani
 
Editore: Carocci, 2021
Genere: Storia e critica

Pagine: 104, Brossura
Prezzo di copertina: € 12,00
 
Qualche tempo fa ho letto e recensito con curiosità e interesse un altro testo di M.G. Ciani intitolato «Le porte del mito. Il mondo greco come un romanzo» in cui Iliade e Odissea erano al centro del saggio: venivano citati Yourcenar e Sant’Agostino, Sandor Marai e Simone Weil, Ugo Foscolo e Laura Laurenzi, Ovidio e Rilke, Brodskji e Buzzati.
Nel prezioso libro in cui protagonista principale è solo Ulisse, Ciani, dopo aver chiarito che «Omero non è mai esistito. Questa è una verità ormai assodata…» ricorda che fu Pisistrato, il tiranno, a ordinare «che dalla tradizione affidata ai cantori fossero tratti due poemi, uno sulla guerra e uno sul ritorno».
Era il VI secolo avanti Cristo.
 
Lo sguardo attento dell’autrice si ferma sulle donne del tempo, su «Clitennestra, solo adultera», su Elena che «nel talamo troiano ricama la sua guerra, e tornata a Sparta ancora tesse e intreccia fili colorati», su Circe, «personaggio ambiguo… con i suoi sortilegi… e il suo arrendersi di fronte a un essere umano… per un anno intero Ulisse sembra appagato … e sono i compagni a ricordargli l’aspra terra di Itaca», su Nausicaa, «colei che attende e come tale assomiglia a Penelope… Ma l’animo di Nausicaa rimane chiuso ai sentimenti, come si conviene a una fanciulla dall’educazione irreprensibile», infine su Penelope – dia, cioè divina, e perìphron, cioè saggia, astuta come Ulisse – «che tesse e disfa la tela… lotta per resistere ai Proci così come Ulisse lotta per raggiungere la patria, la casa, e lei».
 
Ulisse non è più guerriero, nobile, eroe, ma molteplice, multiforme, dotato di saggezza e di equilibrio. È soprattutto vincitore della guerra contro Troia, «incontrastato eroe della tragica navigazione», desideroso solo di tornare a Itaca, «con gli occhi sempre bagnati di lacrime consumava la vita sospirando il ritorno… Nulla vi è di più dolce della propria terra…», anche quando è ospite di Calipso, di cui lui vuole liberarsi, con una certa durezza: «So bene anch’io che la saggia Penelope è a te inferiore nell’aspetto, nella figura: lei è mortale, tu immortale e giovane sempre. E tuttavia io desidero e voglio tornare a casa…».
 
Un significato particolare ha l’incontro con Polifemo e con i Ciclopi, «superbi e senza legge… non piantano e non arano mai… assemblee non conoscono, né consigli né leggi…».
Ulisse, attraverso il gigante mostruoso, vuole ammonire «coloro che non accettano di piegarsi alla convivenza civile, al lavoro, alle leggi… È la descrizione dei pericoli rappresentati da un mondo non civilizzato».
Poi, c’è il viaggio nell’Ade, il commovente incontro con la madre Anticlea, «morta di crepacuore, per la nostalgia del figlio amatissimo», con gli eroi dell’Iliade, da Agamennone ad Achille, ad Aiace, con figure mitologiche ben note… per tornare infine nella sua isola, per presentarsi come un mendicante nella sua reggia, per sentirsi quasi uno straniero in patria.
 
E lì dovrà mostrare la cicatrice, che diventa una sorta di carta d’identità.
E dovrà combattere ferocemente contro i Pretendenti, mentre Margaret Atwood lo descrive inseguito dalle dodici ancelle… prima di essere accolto da Penelope che «piange, di giorno e di notte, in pubblico e in privato… affronta Ulisse con le sue stesse armi, la diffidenza, la prudenza, l’astuzia», infine lo riconosce, gli crede e gli consente di fermarsi per sempre a Itaca, dove vivrà la sua serena vecchiaia.
L’ultimo capitolo è dedicato all’Ulisse post omerico, ai tanti intellettuali che ne hanno raccontato nuovi viaggi e infinite avventure e si conclude con i versi di Kavafis che ha «conciliato il viaggio con la vita e Itaca con il cuore della vita stessa».

Luciana Grillo - [email protected]
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