Il 6 giugno di 80 anni fa iniziava lo sbarco in Normandia
«Il singhiozzo dei violini d’autunno / Feriscono il mio cuore con monotono languore». Questi versi annunciarono che il D-Day sarebbe iniziato l'indomani all'alba
Il comando supremo degli alleati, con Eisehower seduto al centro.
L’antivigilia dello sbarco di Normandia, uno dei messaggi in codice di Radio Londra rivolto ai patrioti francesi ripeteva la stessa frase: «Il singhiozzo dei violini d’autunno».
La vigilia dello sbarco arrivò la seconda parte del versetto di Verlaine: «Colpiscono il mio cuore con melanconico languore».
Verlaine era un poeta francese vissuto nella seconda metà dell’Ottocento. Al suo tempo era considerato un maestro dei cosiddetti «Poeti maledetti». Le sue poesie combinavano spesso malinconia e chiaroscuro, riflettendo quell’arte che nell’ambito figurativo era propria dei pittori impressionisti e, nell’ambito espressivo, musicisti come Hahn e Debussy.
Quando quei versi vennero usati per dare una precisa comunicazione in codice ai francesi, il poeta era ormai dimenticato. Ma forse fu scelto proprio per quella figura Poeta Maledetto che rappresentava.
I versi, pronunciati ovviamente in lingua francese, costituivano un messaggio in due parti.
La prima parte, «Il singhiozzo dei violini d’autunno» era l’avviso che lo sbarco di Normandia sarebbe potuto avvenire entro 24 ore. La seconda parte «Colpiscono il mio cuore con melanconico languore», se veniva trasmessa, confermava lo sbarco.
I partigiani francesi, quando sentirono la seconda parte, esultarono e si prepararono a sostenere con le armi gli alleati, secondo un piano da tempo concordato.
Quella stessa sera, un giovane ufficiale dell’intelligence della Wehrmacht chiese un incontro urgente con il maresciallo Model per fargli sentire il disco sul quale erano stati incisi i due messaggi e li fece sentire al comandante.
Quando Model gli chiese cosa significassero, il capitano gli rispose: «Domattina inizia lo sbarco degli alleati».
Il maresciallo ritenne improbabile il significato desunto dall’ufficiale del controspionaggio e l’allarme restò inutilizzato.
E non fu l’unica volta che le informazioni fornite ai comandi dall'intelligence non furono prese in considerazione.
L'alto comando tedesco con Rommel al centro.
Gli alleati avevano deciso di tentare l’invasione della Francia attraversando la Manica perché ormai era chiaro che l’Italia era stata definita ormai un fronte secondario. Non avrebbero mai passato le Alpi.
Eisenhower aveva scartato Calais perché i Tedeschi li avrebbero aspettati al varco. Quindi non gli restò che La Bretagna o la Normandia. Quest’ultima era più protetta dall’oceano e fu scelta.
Quindi il comandante supremo avviò tutte le procedure per organizzare nel modo più preciso possibile un’operazione che prevedeva la movimentazione di 156.000 soldati di tutte le armi. Per movimentare 156.000 combattenti era necessario supportarli con un milione di uomini.
L’organizzazione era di dimensioni mai conosciute prima. Fu forse il vero capolavoro di Eisenhower.
I tedeschi sapevano che gli alleati sarebbero sbarcati sulla costa francese della Manica. Gli effettivi a disposizione della Wehrmacht erano 50.000 e due divisioni corazzate erano a disposizione di Rommel. Ma, contrariamente a Eisenhower che era l’unico comandante in capo, Rommel a sua volta dipendeva dal maresciallo von Rundstedt, e questo da Hitler.
Rommel riteneva che gli alleati avrebbero tentato lo sbarco in Normandia. Hitler invece era convinto che sarebbero sbarcati a Calais. E lì conservò le divisioni corazzate destinate a contrastare lo sbarco. Solo un suo ordine poteva spostarle.
Alleati e tedeschi sapevano che le sorti dello sbarco sarebbero state decise entro le prime 24 ore. Quindi per entrambi l’importante era la tempistica delle decisioni da prendere passo per passo.
Quello dello sbarco sarebbe stato per entrambe le parti il «Giorno più lungo».
Le navi ammassate in attesa del via.
L’operazione prevedeva il trasporto dei soldati con l’impiego di un migliaio di navi. Le navi da guerra erano utilizzate per la protezione dei natanti di trasporto, mentre i calibri più grossi avrebbero bombardato incessantemente le fortificazioni sulla costa.
Tra gruppi di armate avrebbero puntato su cinque obiettivi, chiamati in codice Utah Beach, Omaha Beach, Gold Beach, Juno Beach e Sword Beach.
I primi due obiettivi erano stati affidati alle truppe americane, gli altri tre a truppe inglesi, canadesi, australiane e polacche.
Un contingente di circa 15.000 uomini sarebbe stato aviotrasportato nell’entroterra, parte col paracadute, parte con alianti. Il loro compito consisteva nell’impedire ai tedeschi di far saltare ferrovie, strade e ponti in caso di ritirata.
Sulla costa i tedeschi disponevano di tre divisioni, delle quali solo una particolarmente capace di sostenere e respingere attacchi. Le altre due erano formate da reduci dalla Russia, da soldati troppo vecchi o troppo giovani.
Ma in tutto Rommel disponeva di un gruppo di armate, comandate da generali altamente preparati e delle divisioni corazzate che Hitler aveva voluto dislocare a ridosso di Calais.
La proporzione di uno a due era abbastanza equilibrata perché mentre gli alleati dovevano attaccare, i tedeschi dovevano respingerli.
Il punto cruciale stava nella decisione di fissare la data di avvio dell’operazione.
Visto che il trasporto truppe avveniva via mare, due erano le variabili da prendere in considerazione: le maree e il meteo.
Le maree si sarebbero trovare a livello ottimale nella settimana dal 1° al 7 giugno. Una nuova condizione ottimale si sdarebbe presentata due settimane dopo.
In quella settimana una perturbazione però aveva scatenato una tempesta che non sembrava aver fine.
D’un tratto il responsabile alleato del meteo vide un momentaneo spiraglio e corse ad avvisare Eisenhower dell’opportunità. L’operazione poteva essere avviata, anche se non si sapeva quanto sarebbe durato quello spiraglio.
Eisenhower prese il coraggio a due mani e diede il via.
Poco dopo la mezzanotte si alzarono in volo i bombardieri che flagellarono l’intera costa francese e non solo quella interessata in modo da non dare certezze al nemico. Gli aerei con gli alianti e con i paracadutisti decollarono. Le navi mollarono gli ormeggi e presero il largo.
Ora era passato il punto del non ritorno.
Quando Rommel fu informato, telefonò a Berlino per ottenere il permesso di trasferire le divisioni corazzate da Calais alla Normandia. Ma gli risposero che Hitler stava dormendo e aveva dato disposizione che non venisse svegliato per nessun motivo (aveva preso anche un sonnifero). E von Rundstedt non se la sentì né di svegliare il Führer né di spostare le divisioni da Calais. Ordine del Führer.
Intanto però era stato attivato il dispositivo di difesa e per gli alleati non fu facile raggiungere gli obiettivi.
L’unità alleata che ebbe più problemi fu il V Corpo d’armata comandato dal generale Leonard Gerow. Il primo ostacolo fu la mancanza di carte nautiche dettagliate dei fondali sotto costa, per cui molti mezzi da sbarco ordinarono ai soldati di saltare in acqua quando il fondale era troppo in profondo. Molti morirono annegati, tenuti sul fondo dall’attrezzatura pesante che portavano con sé.
Molti furono sbarcati nei punti sbagliati, anche a causa delle correnti, della nebbia e del fumo.
Quelli che arrivarono a terra si trovarono a dover attraversare una spiaggia di 350 metri senza proteziooni e sotto una tempesta di fuoco scatenata dai tedeschi che sparavano dai bunker che costituivano quello che chiamavano Vallo Atlantico.
Alle ore 7:00, Omaha fu raggiunta dalla seconda ondata e, di nuovo, gli uomini si trascinarono nell'acqua sotto il fuoco tedesco che si manteneva a un volume elevato; dovettero inoltre farsi largo tra i mezzi da sbarco sventrati dell'ondata precedente, alcuni rari carri armati in fiamme, bulldozer rovesciati e centinaia di cadaveri.
In rapida successione seguirono anche la terza e la quarta ondata, che s'ammassarono sulla sottile striscia di sabbia ingombra di rottami, equipaggiamenti e morti e sconvolta dal fuoco tedesco.
Sbarcati spesso in settori sbagliati e presi d'infilata dal tiro dei difensori che credevano fosse già neutralizzato, i terrorizzati soldati statunitensi rimasero inchiodati tra la scarpata occupata dai tedeschi e il mare, cercando un riparo invece di muovere con decisione verso l'entroterra.
Ci fu un momento in cui il generale Bradley pensò di evacuare la spiaggia di Omaha e di trasferire il V corpo alla spiaggia di Utah.
Ma la situazione fu salvata dalla decisione di inviare sotto costa tutti i cacciatorpediniere disponibili affinché aprissero il fuoco con i cannoni sui bunker tedeschi.
La situazione si invertì e alle ore 13 gli americani aveva consolidato una testa di ponte.
Le cose andarono un po' meglio negli altri sbarchi, anche perché i tedeschi avevano sottovalutato le capacità dei soldati americani.
Il più delle volte anche loro si trovarono sbarcati in punti sbagliati, ma il più delle volte il caso favorì gli alleati.
Le perdite furono comunque ingenti, ma non così disastrose come a Omaha.
Un ruolo importantissimo lo giocarono i guastatori, che riuscirono a fa esplodere le ostruzioni tedesche. Senza di loro sarebbe stato impossibile consolidare cinque teste di ponte.
In serata lo sbarco era terminato. Il Giorno più lungo era finito a favore degli alleati.
Secondo gli storici, furono tanti i fattori concomitanti che portarono al successo gli alleati in Normandia.
Lo scoordinamento dei vertici tedeschi li abbiamo già citati.
L’opera del controspionaggio riuscì a depistare i tedeschi, facendo credere loro che la Normandia fosse un diversivo.
Certamente il dominio assoluto dei cieli, che riuscirono a contrastare considerevolmente le operazioni delle divisioni corazzate con appena furono autorizzate a spostarsi.
Anche le truppe aviotrasportate furono determinanti. Non raggiunsero quasi mai gli obiettivi prefissati, ma questo giocò a loro favore.
A quel punto, le sorti della Germania erano segnate.
Le perdite furono ingentissime.
Gli alleati registrarono 7.844 tra morti, feriti e dispersi sulle spiagge e 3.799 tra le truppe aviotrasportate.
Le perdite registrate dai tedeschi sono meno precise. Si parla di perdite tra i 4.000 e i 9.000 tra morti, feriti e dispersi.
Contrariamente ai caduti alleati, le vititme tedesche non furono mai commemorate.
Guido de Mozzi - [email protected]
Si ringrazia Wikipedia per le foto che ci hanno concesso di illustrate questo ampio servizio.