Storie di donne, letteratura di genere/ 550 – Di Luciana Grillo
Mariella Marchetti, «Alessandrina. Bella e indomita eroina tragica del Cilento» – Una storia per ricordare le eroine dimenticate in quanto donne
Titolo: Alessandrina. Bella e indomita eroina
tragica del Cilento
Autrice: Mariella Marchetti
Editore: Galzerano, 2023
Pagine: 46
Prezzo di copertina: € 8
Questo prezioso piccolo libro, offre una intensa prefazione di Luisa Cavaliere che inizia così: «Raccontare storie vere di donne è un gesto che si nutre sempre di un desiderio risarcitorio… si definiva il perimetro di esistenze piene di forza, capaci di aiutarci a capire anche il presente».
La storia di Alessandrina è in questo senso davvero esemplare: nata nel 1791 a Montano Antilia (Salerno), probabilmente istruita, ha manifestato in tutta la sua vita un immenso amore per la libertà, perciò, pur non avendo foto che la ricordino, è giusto che le giovani generazioni ne conoscano la vita.
Quelli erano tempi in cui le donne erano tenute lontane dalla cultura, dalla politica, dall’economia.
Se anche avevano avuto la possibilità di studiare, dovevano comunque rimanere lontane da mondo maschile, perciò Alessandrina «seppe intercettare con intelligenza e passione i fatti che stavano accadendo in quegli anni in Cilento e ritenne giusto, anzi doveroso, sposare la causa dei Moti rivoluzionari, alla quale contribuì non con azioni violente e sanguinose, neppure con atti sovversivi, ma con gesti gentili di donna, con grazia, operosità…» e, insieme alle donne della sua famiglia, cucì coccarde bianche per gli insorti cilentani che chiedevano l’approvazione della Costituzione e la riduzione del prezzo del sale.
Era il 27 giugno 1828.
La repressione fu immediata e violenta, come testimoniato anche da Luigi Settembrini.
I ribelli furono giustiziati e «le teste mozzate, staccate dai cadaveri diventarono macabri trofei… collocate in gabbie di ferro… vicino alle abitazioni di mogli, madri, fidanzate e figli».
Anche Alessandrina fu arrestata, mentre la casa venne saccheggiata.
Ma non bastò il carcere per infangare l’immagine di questa donna intrepida: fu anche accusata di essere una donna di facili costumi che riceveva nella sua dimora gli amanti rivoluzionari.
Alla fine della sua pena, tornò con gravi malattie e molto provata psicologicamente, ma quando seppe che stava per passare Garibaldi, per lui preparò un pane speciale di cui ancora oggi si favoleggia. Ma la ricetta è segreta.
Alessandrina morì nella sua casa nel 1879; non ottenne alcun riconoscimento né una pensione per l’impegno e la dedizione alla causa della libertà.
Il prefetto scrisse: «Non la merita».
Oggi una targa la ricorda a chi passa come indomita eroina della libertà.
L’autrice aggiunge al racconto della vita un monologo: Alessandrina in prima persona riprende i temi cari, primo fra tutti quello della libertà e ricorda le ingiuste accuse che le furono rivolte, lesive del suo onore e della sua dignità.
Non a caso, la donna nacque quando in Francia si marciava cantando La Marsigliese.
Luciana Grillo - [email protected]
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