L’autonomia del Trentino oggi – Di Mauro Marcantoni – 10
A piccoli passi verso l’autonomia
Su iniziativa del Ministro dell’Interno Mario Scelba, il 1° settembre del 1961 venne istituita una Commissione che aveva il compito di studiare tutte le questioni aperte sull’Alto Adige.
La Commissione – che era composta da rappresentanti dello Stato, della Regione, delle due Province e dei tre gruppi linguistici (italiano, tedesco, ladino) – venne detta “dei 19”, per via del numero dei suoi componenti.
Fin dall’inizio vennero affrontate questioni di capitale importanza per la SVP, quali la scuola, la proporzionale e l’uso della lingua, con risultati e prospettive del tutto promettenti.
Nel giugno 1962 le sedute della Commissione dei 19 si tennero sia a Roma che a Trento e Bolzano: il confronto fu serrato e approfondito e coinvolse, oltre ai rappresentanti di tutti i partiti politici, anche numerosi sindaci, nonché le associazioni di categoria e i sindacati, che poterono presentare delle memorie scritte sui vari argomenti.
La Volkspartei, in un documento che sottopose al vaglio della Commissione, avanzò la proposta di istituire una Regione autonoma del Tirolo del Sud in Alto Adige, e una seconda Regione, sempre autonoma, in Trentino, ciascuna dotata di proprie specifiche competenze in campo legislativo, amministrativo e finanziario, mentre le questioni di interesse comune sarebbero state esaminate da apposite assemblee riunite. Tuttavia, tale proposta fu respinta categoricamente.
Nel 1963 venne istituita una speciale Sottocommissione per la revisione dell’ordinamento autonomistico che affrontò con grande impegno tutte le questioni relative ad un nuovo impianto statutario fondato su un massiccio trasferimento di poteri e di competenze dalla Regione alla Provincia di Bolzano.
A conclusione dei lavori, dopo oltre 200 riunioni, il 10 aprile 1964 la Commissione consegnò al Governo presieduto da Aldo Moro la proposta di un «Pacchetto di misure a favore delle popolazioni altoatesine» suddiviso in tre capitoli:
«Misure a favore delle minoranze linguistiche»;
«Ordinamento autonomistico regionale»;
«Tutela dei diritti linguistici e garanzie costituzionali».
Una sintesi complessa, ma basata su pochi presupposti essenziali: l’effettivo riconoscimento di uguali diritti ai diversi gruppi linguistici, la piena ed effettiva compartecipazione di tutti i gruppi al potere autonomo locale e l’introduzione di strumenti idonei a favorire lo sviluppo economico, culturale e sociale dei gruppi linguistici, in uno spirito di reciproca collaborazione.
Rielaborazione giornalistica dei contenuti del volume di Mauro Marcantoni STORIA, della Collana Abitare l’Autonomia - IASA Edizioni, Trento. |