Cartoline di Bruno Lucchi: Lo immagino, il cuore, sospeso sopra le macerie

Vorrei che le mie opere avessero l’eco di una voce. Quella che si alza dalle tue pagine: Voce d’Uomo

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Mi piacerebbe tanto che le mie opere avessero rumore. Quello che versi in abbondanza nei tuoi versi.
Il rumore timido della Pace.
 
Ucraina. A poco più di mille chilometri da noi. Due anni che ininterrottamente i media trasmettono immagini di distruzione e di morte.
Da poco, nella terra che un tempo chiamavamo santa, un altro martirio sta andando in scena.
Tutto questo mi ha riportato alla mente il percorso fatto per la mostra «parole scavate». Ho sentito quindi il forte impulso di condividere con voi un mio pensiero rivolto al momento storico.
 
San Martino del Carso  

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore il paese più straziato

Giuseppe Ungaretti, Mariano il 29 giugno 1916.
 
Questa per me è la poesia che più di tutte rappresenta questo tragico momento, l’ho letta e riletta nel lungo viaggio di lavoro e riflessioni nella realizzazione delle opere per la mostra «parole scavate» nel 2017-18 al forte delle Benne a Levico Terme, cercando di celebrare il centenario della fine della prima guerra mondiale evento che ha fatto tra i 15 milioni e i 17 milioni di vittime e sconvolto le nostre terre, Giuseppe Ungaretti è stato il mio Virgilio nelle lunghe giornate di lavoro.
Tanti i pensieri che mi hanno accompagnato nei due anni di lavoro che ho descritto in una immaginaria corrispondenza con il poeta-soldato.
 
Dal catalogo della mostra «Parole scavate»  
Levico Terme, dopo una notte di vento forte.
 

Caro Giuseppe,
Oggi ti scrivo pensieri sparsi. Sparsi, come i fogli che il vento della notte, facendosi strada tenacemente dalla finestra, ha disseminato sul pavimento del mio studio.
Biglietti di viaggio con riportate le mie prime intuizioni ispirate dai tuoi scritti.
Fogli da disegno con schizzi di opere da realizzare. Pezzi di carta strappata, recuperati chissà dove, contenenti appunti.

Pagine di studi, ricerche, progetti arrotolati sparpagliati qua e là. Una cascata di idee riversata sul pavimento.
Pensieri sparsi, dicevo. Come tessere di mosaico da incasellare.

 
San Martino del Carso.
Brandelli di muro, rovine, filo spinato, trincee,
frontiere, polvere da sparo, nemico, esercito, parole
cariche di morte sono accompagnate da un’altra.
Sorprendente. Una sola. Cuore.
Lo immagino, il cuore, sospeso sopra le macerie,
come il sole. Se negli occhi rimane uno spiraglio
per vedere, il cuore ricomincia a battere di nuovo.
Pensieri sparsi, ripescati a caso su un pavimento anonimo.
 
Levico Terme, è sera di ottobre, il calendario dice 22  
 

Caro Giuseppe,
è bello scambiarci nel tempo sintonie di pensieri. Di emozioni.
Tu con in tuoi versi. Io con queste lettere.
Sai, il tuo modo di fare poesia non ha eguali.
Le tue parole narrano sentimenti, paure, fatiche.
Raccontano brividi.
Lo fanno sottovoce.
Anche gli spazi bianchi, tra le righe, parlano:
di neve che ubriaca la vista, di freddo che gela le ossa.
In due righe concentri emozioni.
«Scavi» nei dolori con discrezione.
Fai udire il frastuono di paesi distrutti,
poi a quelle rovine fai battere il cuore.
Memorie che profumano di vita.
Tristezza e bellezza stanno abbracciate.
Leggo e sento il bisogno di mettermi in un angolo, in disparte.
A contemplare. A riflettere.
Vorrei che le mie opere avessero l’eco di una voce.
Quella che si alza dalle tue pagine: Voce d’Uomo.
Mi piacerebbe tanto che le mie opere avessero rumore.
Quello che versi in abbondanza nei tuoi versi.
Il rumore timido della Pace.
Mi calo nel pieno dello sforzo creativo con questi desideri.

Bruno

















 Bruno Lucchi 
Via Marconi, 87 - 38056 Levico Terme -  Trento - [email protected]
+39 (0)461 707159 studio - +39 329. 8632737 - www.brunolucchi.it
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