Salario minimo? Come predicare bene e razzolare male

I lavoratori che fanno i mestieri più umili alla Camera dei Deputati vivono da precari da decenni e con paghe da fame

È bene sapere che ci sono centinaia di lavoratori che si occupano delle pulizie, della ristorazione, del facchinaggio o del parcheggio alla Camera dei Deputati che prendono stipendi (si fa per dire) dai 460 agli 900 euro al mese.
Come è possibile? Appaltando gli incarichi alle cooperative.così
Magari lavorano solo quattro o cinque ore, ma questo peggiora la situazione perché non hanno neanche un’occupazione a tempo pieno.
Tenendo conto che alla Camera si è provato a discutere sul «salario minimo», è bene che vengano alla luce questi episodi, perché anche senza legge specifica si dovrebbe - almeno in casa propria, il Parlamento -   evitare di sfruttare la gente.
 
Ma c’è di più. Un ordine del giorno emesso da un meloniano per sistemate questa situazione imbarazzante, proponeva di imporre alle cooperative in appalto di conservare i valori minimi a livello dignitoso.
Pare però che il Pd e il M5S, posti di fronte a tale proposta, abbiano espresso voto contrario.
Sottolineiamo di aver detto «pare» perché non siamo in grado di verificarlo, anche se molti giornali riportano il tutto.
Evidentemente le cooperative non si toccano perché sono patrimonio delle sinistre, tanto vero che la proposta di assumere direttamente questi lavoratori risulti ancora meno gradita dalle sinistre perché toglierebbero di mezzo, appunto, le cooperative.
 
Speriamo che la faccenda non finisca nel dimenticatoio, perché ci sembra assurdo che la Finanza possa intervenire quando un disgraziato lavora nei campi per una paga da fame, ma non quando si parla di lavoratori che operano per il Parlamento.
Insomma, ci troviamo a utilizzare il solito modo di dire (nazionale e non solo trentino) di «predicare bene e razzolare male».