«Gli esperti sono in crisi, ma è possibile riguadagnare fiducia»
Lo ha detto Nemat Shafik al Festival dell’Economia rispondendo a un giornalista del Corriere delkla Sera
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Dal 2011 al 2014 è stata vice direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale, fino allo scorso febbraio vice governatrice della Bank of England, ma dal 1° settembre prossimo Nemat Shafik sarà ufficialmente la prima donna a dirigere la prestigiosa London School of Economics and Political Science, l’università di scienze politiche tra le più prestigiose al mondo.
Era la vice del governatore Mark Carney alla Bank of England e candidata alla sua successione e la più giovane vicepresidente della Banca Mondiale a solo 36 anni.
Al Festival dell’Economia la super esperta, intervistata dal giornalista del Corriere della Sera Massimo Gaggi, ha spiegato perché si è creata una disaffezione nei confronti degli esperti. Il patto di fiducia tra cittadini e autorità competenti è andato sì in cortocircuito, ma forse ancora si può recuperare.
«In questo particolare momento della nostra storia la fiducia nei tecnici e negli esperti sta venendo meno. E questo per una serie di motivi, a cominciare dalle disillusioni che ha portato la crisi finanziaria del 2008 e la crisi dell’Eurozona, — spiega l’economista Nemat Shafik nata ad Alessandria d’Egitto ma con passaporto britannico e americano. — Un’altra ragione sta nel monopolio della formazione dell’opinione pubblica, che oramai non è più solo affidata agli esperti ma è fortemente ridimensionata dall’affermarsi dei social media e dal cambiamento delle nuove tecnologie dell’informazione.
«La possibilità di accesso a molte informazioni, se da una parte è un bene, dall’altra ne impedisce la verificabilità e così si finisce a vivere in una sorta di bolla mediatica virale, dove quello che conta non è l’obiettività e l’importanza della notizia ma il numero di like e delle condivisioni. Inoltre, sappiamo benissimo tutti, quanto in internet siamo monitorati e quanto le notizie che ci appaiono siano influenzate da quelli che sono i nostri interessi e le nostre ricerche.
«Si propagano le Fake News e i lettori hanno oggettiva difficoltà nel capire quali sono le fonti sicure e quali no. Un effetto catastrofico soprattutto sulle nuove generazioni.
«L’avvento di internet se da una parte è stato un bene dall’altra ha fatto in modo di disintermediare la conoscenza, ovvero di toglierei i filtri.»
Anche i giornalisti, in tal senso, hanno forse una propria responsabilità, perdendo il proprio spirito d’inchiesta e critico a favore di uno stile d’informazione più facile e leggera per tutti.
«La crescita delle politiche populiste ha poi contribuito ad incoraggiare un clima anti-intellettuale e quindi poco incline ad ascoltare il parere di tecnici ed esperti.»
Ma allora, come è possibile orientare il nostro futuro verso la conoscenza e il dibattito informato anziché verso l’ignoranza?
«Non tutto è perso, – spiega ancora la Shafik. – Gli esperti possono ancora mettere in campo meccanismi per riguadagnare la propria credibilità: cioè possono imparare a comunicare meglio, ad essere più convincenti, trasparenti, a non utilizzare linguaggi burocratici o comunque inaccessibili alla moltitudine.
«Ciò non vuol dire che debbano adeguarsi a ciò che vuole sentirsi dire la gente, piuttosto devono mantenere un certo profilo di incertezza così da non creare facili illusioni che nel lungo periodo possano essere smentite.»
E a tal proposito il moderatore Massimo Gaggi, giornalista del Corriere della Sera, sottolinea come lo storytelling possa essere sì efficace nel diffondere la conoscenza, ma non a scapito della perdita di memoria.
Il riferimento, ad esempio, è alle campagne anti vaccino dove l’opinione pubblica viene strumentalizzata sulla base di principi intellettuali prima ancora che scientifici (senza scordare le numerose bufale che appaiono e che sono apparse in passato anche su riviste di spessore scientifico,) ma ci si dimentica che fino a pochi decenni fa di queste malattie si moriva. Inoltre tecnici e politici devono imparare a gestire con più attenzione i confini dei rispettivi ruoli.
La Shakif in conclusione ha spiegato che è importante dare ai cittadini informati quegli strumenti dei quali hanno bisogno per distinguere la buona dalla cattiva informazione.
Su internet, ad esempio, è fondamentale poter distinguere le fonti autorevoli da quelle non veritiere, anche attraverso certificazioni e codici etici, ed il controllo da parte di soggetti terzi e indipendenti.
Fondamentale poi è il ruolo del sistema dell’istruzione, perché è evidente che si è persa la capacità di insegnare il pensiero critico ai ragazzi. Così come ai cittadini il consiglio che la Shafik da è quello di partecipare al dibattito pubblico, di informarsi, di confrontare le voci, di pretendere dati e risposte da chi ha il dovere di darle.
«Il Festival dell’Economia a Trento è un bellissimo esempio in tal senso di come sia possibile divulgare l’informazione economica alla collettività – ha detto rivolgendosi al direttore scientifico, Tito Boeri presente in sala – creando un importante momento di incontro tra pubblico ed esperti.»