Bulli si nasce o si diventa? – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

Il bullo non nasce per caso, ma si sviluppa perché dal punto di vista emotivo è fragile, incapace di controllare i propri impulsi

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Le cronache frequenti di episodi di bullismo, danno la dimensione di un fenomeno preoccupante e da affrontare con urgenza.
La domanda fondamentale però non è solo come contrastare il bullismo, ma prima di tutto capire perché si diventa bulli.
Sappiamo che si tratta di un fenomeno caratterizzato da comportamenti violenti sul piano fisico e psicologico, fatto di aggressioni, prepotenze, svalutazioni, offese personali, minacce dirette o indirette, reali e virtuali, ma sempre intenzionali e continuative, perpetrate da chi si sente dominante, in una condizione di potere su qualcuno più debole e indifeso.
 
Ma sappiamo anche che per contrastare queste forme di violenza non sono sufficienti le minacce di pene più severe.
Caso mai è la prevenzione precoce che serve e la rimozione delle cause che portano al bullismo, l’educazione.al rispetto altrui e alla gestione dei conflitti
Perché bulli non si nasce ma si diventa.
Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista attento alle tematiche dello sviluppo infantile sosteneva che «Crescere è un atto aggressivo».
 
Intendeva dire che esplorare l’ambiente, prendere possesso del territorio, superare un ostacolo, relazionarsi con gli altri, coetanei o adulti, è una lotta e una fatica non da poco.
Perché si cresca in maniera armonica, dunque, c’è bisogno della presenza di adulti di riferimento in grado di accompagnare con attenzione il processo di individuazione.
Da un genitore e da un educatore distratto o peggio ancora assente sul piano affettivo e povero sul piano educativo, il bambino non trarrà vantaggio, non imparerà a capire quello che fa, quando si deve fermare nell’esplorazione del mondo e quali regole sono da rispettare.
 
Non riuscirà a comprendere cosa voglia dire provare il piacere derivante dall’esplorazione del mondo e la sofferenza legata alla frustrazione per le limitazioni.
La mancanza di confini e limiti fa credere illusoriamente che ci si possa permettere tutto che. Fa pensare che non serva aspettare il proprio turno per soddisfare i propri bisogni e spinge a credere i diritti siano solo i suoi.
A ben guardare nella storia di molti bulli si trovano adulti permissivi che non hanno dato contenimento alle richieste dei figli e non sono riusciti a fornire un’adeguata comunicazione affettiva.
 
Genitori concessivi, pronti a soddisfare ogni bisogno prima ancora che venga provato.
Il risultato è che quei bambini sono cresciuti sentendosi «onnipotenti», padroni del mondo, piccoli «imperatori» a cui tutti si dovevano inchinare.
Molti comportamenti di prepotenza dei bulli, di fatto sembrano dati dalle reazioni di quegli adulti che di fronte alle prepotenze dei minori sorridono divertiti giudicandoli scherzi o bravate.
 
Il bullo allora non nasce per caso, ma si sviluppa perché dal punto di vista emotivo è fragile, incapace di controllare i propri impulsi, spesso in balia di se stesso e non in grado di riconoscere le necessità dell’altro e di ciò che prova.
Il bullismo non va giustificato ma quel comportamento bullo non è un modo di fare, quanto un modo di essere per il quale c’è più bisogno di aiuto e rieducazione che di altro.

Giuseppe Maiolo - Psicoanalista
Università di Trento