Il «Titanic» del Lago di Garda – Di Cornelio Galas

Il vapore «Sesia» affondò l'8 ottobre 1860 davanti alla costa di Limone – Morirono 42 persone: fu il più grave disastro italiano in acque interne

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Quanti segreti nascondono i fondali del Garda? Quanti relitti riposano nei suoi abissi?
Il più famoso è quello della galea veneziana affondata nel 1509 davanti a Lazise, protetta dai Beni archeologici di Venezia.
Al largo di Limone c’è la cannoniera Sesia, affondata nel 1860 dopo l’esplosione di una caldaia, e ritrovata 152 anni dopo il suo inabissamento proprio dai Volontari del Garda nel marzo 2012.
Tra Maderno e Punta San Vigilio si trova uno Spitfire, caccia inglese colpito nel ’45 dalla contraerea nella valle dell’Adige, affondato mentre tentava di raggiungere il promontorio di Maderno per un atterraggio di fortuna.
Tra la Rocca di Manerba e Desenzano si trovano diversi idrovolanti che parteciparono al mitico Trofeo Agello.
Le profondità nascondono poi carri armati e mezzi militari che nel 1945 i tedeschi in ritirata verso il Brennero decisero di affondare per non lasciarli in mani nemiche.
Il lago ci sono poi un’infinità di ordigni bellici, barche di grandi e piccole dimensioni.
 

 
Marzo 2012, al largo di Limone sul Garda. Violando l’oscurità delle profondità gardesane con i propri fari, il rov avanza lentamente.
D’un tratto ecco apparire, tra la nebbia delle particelle in sospensione nell’acqua, lo specchio di poppa, poi la ruota del timone, il supporto dell’albero, la paratia del cannone, i legni dello scafo e del ponte, il fumarolo e il fischietto a vapore.
Per la prima volta, 152 anni dopo il suo inabissamento, è possibile rivedere il relitto della «Sesia», cannoniera affondata l’8 ottobre 1860 al largo di Limone a causa di una improvvisa esplosione a bordo.
Lo hanno filmato i Volontari del Garda, che il 4 marzo 2012, in collaborazione con lo storico limonese Cesare Montagnoli, avevano individuato il relitto sul fondale del Garda, a 330 metri di profondità.
Che la motonave fosse là sotto, al largo di Limone, lo si sapeva. Ma nessuno l’aveva mai localizzata, né fotografata.
Lo stesso obelisco in marmo eretto in località Bine a ricordo delle vittime (ancora lo si scorge transitando sulla Gardesana), era un’indicazione attendibile ma non utile a localizzare il relitto.
«Non molti lo sanno – spiega Montagnoli – ma quel monumento è stato spostato ben tre volte in occasione della costruzione della Gardesana e di lavori successivi. Negli anni Cinquanta è stata addirittura smarrita la croce in ferro che aveva sulla sommità.»
La motonave è integra. Alcune fonti storiche ipotizzavano che fosse spaccata in due. Invece no: è tutta intera. Probabilmente manca la porzione di ponte che si trovava sopra la caldaia esplosa, ma lo scafo è tutto d’un pezzo.
Nel disastro della Sesia, cannoniera della Marina del Regno di Sardegna trasformata in motonave passeggeri, morirono 42 persone (33 passeggeri e 9 marinai), tutte italiane, tra le quali anche sette membri della famiglia Arvedi di Limone sul Garda, di fatto quasi azzerata dal naufragio.
  
Di quel disastro (il più grave avvenuto in acque interne italiane) molti avevano perso memoria.
Grazie all’individuazione del relitto con il sonar la storia della Sesia è tornata di attualità.
La storia della Sesia nel corso degli anni è sopravvissuta nei ricordi degli abitanti del Garda e successivamente nei racconti tramandati di generazione in generazione.
Alcune cronache furono scritte da discendenti delle persone coinvolte nel naufragio o da storici del tempo, mentre traccia dell’affondamento si trova in diversi testi e manoscritti di testimonianze dirette di chi assistette alla tragedia o da persone tratte in salvo.
Ora, 152 anni dopo l’affondamento, la cannoniera Sesia torna a far parlare di sé.
 

 
Il Sesia nave a vapore il giorno 8 ottobre del 1860, ben 152 anni fa, affondava nelle acque del lago di Garda, davanti alla costa del comune di Limone.
Il motivo del naufragio, uno scoppio nel vano caldaia, a bordo una sessantina di persone tra passeggeri e marinai, 42 morti, tra donne uomini e bambini. I superstiti furono 8 passeggeri e 10 marinai.
Il merito del ritrovamento va tutto a Cesare Montagnoli, domenica scorsa 4 marzo lo studioso, era da molti anni alla ricerca del relitto, dapprima sui libri di storia locale e poi presso gli archivi delle parrocchie.
Montagnoli, appassionato di storia del lago di Garda, s’interessa di tutto ciò che riguarda il Benaco, tant’è che ha costruito una miniatura della nave a vapore ora ritrovata nelle profondità del lago.
Se da un lato egli stesso si definiva ossessionato, ora la scoperta lo appaga enormemente.
La domenica appena trascorsa assieme ai sub volontari del Garda, e con l’ausilio di un sonar rotante, dopo tante ricerche infruttuose, ecco il momento più sorprendente.
Al momento il relitto del Sesia è il più importante ritrovamento nelle acque del Garda. Il relitto giace ad una profondità dei 340 metri, poco a sud di Limone, sul grafico si vede ancora la sagoma del cannone, di cui la nave a vapore era dotata.
La nave, che all’epoca era del Regno di Sardegna, solcava le acque del lago di Garda trasportando persone e cose tra la varie rive.
All’epoca si ipotizzava un attentato di origine Austriaca, testimoni dichiararono che ci fu uno scoppio, nel vano caldaia a poppa della imbarcazione. In pochi secondi la nave andò a fondo, portandosi dietro 43 corpi.
Per il momento si hanno solo alcune immagini del sonar, nel prossimo futuro i sub volontari del Garda, intendono ritornare che un R.O.V., un piccolo robot a controllo remoto, provvisto di telecamera potrà nuovamente avvicinarsi il più possibile al relitto.
Un cippo sulla Gardesana ne ricorda la memoria di quel terribile naufragio.
Domenica causa il forte vento i ricercatori hanno dovuto interrompere le ricerche, comunque un fatto è certo, e cioè che l’equipe di ricerche, ha registrato le immagini dello scafo adagiato in fondo al lago.
 

 
«È adagiata a 340 metri di profondità e 400 di distanza dalla costa. È integra – spiega Mauro Fusato, responsabile dell’Unità sommozzatori del Garda. Con lui Luca Turrini, coordinatore delle ricerche, e un compagno di missione d’eccezione, Cesare Montagnoli, storico di Limone, che ha speso anni di studio e passione per la Sesia. Ne custodisce addirittura un modellino, dal profilo identico a quello documentato dal sonar. – Abbiamo dovuto sospendere le ricerche a metà pomeriggio a causa del forte vento – aggiungono i sommozzatori – torneremo appena le condizioni meteo ci consentiranno di calare anche il robot con telecamera subacquea telecomandata.»
L’eccezionalità del ritrovamento – documentato da un sofisticato sonar a testa rotante capace di «leggere» il fondo del lago e inviare le relative immagini con la precisione di un radar – sta nella storia: il mattino dell’8 ottobre di 152 anni fa la Sesia è impegnata in un viaggio passeggeri.
Attraversa il Golfo di Salò e a Fasano imbarca numerosi nobili e patrioti che hanno organizzato un viaggio di protesta per la fucilazione, avvenuta alcuni giorni prima, di un patriota di Bardolino.
A mezzogiorno, lascia Limone per il viaggio di ritorno.
Il tempo di percorrere due miglia e si scatena l’inferno: al largo della località Bine c’è l’esplosione.

Cornelio Galas