Helena Janeczek nella giuria del Premio «Frontiere-Grenzen»

La decima edizione, nel 2019, vedrà protagonista anche la vincitrice del Premio Strega con «La ragazza della Leica»

Quella del 2019 sarà la decima edizione di «Frontiere - Grenzen», il Premio letterario delle Alpi, organizzato dall’Associazione culturale «La Bottega dell'Arte» in collaborazione con le biblioteche di Primiero e Canal San Bovo e l'Associazione Scrittori Sudtirolesi.
Un traguardo importante, reso ancora più significativo dalla notizia che Helena Janeczek, la scrittrice che pochi giorni fa ha conquistato il Premio Strega con il romanzo «La ragazza della Leica», ha accettato di fare parte della giuria.
Affiancherà dunque gli altri componenti nella scelta dei racconti vincitori di Frontiere - Grenzen, appuntamento biennale e bilingue che negli anni si è imposto come uno dei momenti culturali più attesi e seguiti dell’arco alpino.
 
Grande la soddisfazione degli organizzatori per la scelta della scrittrice nata a Monaco di Baviera e che vive in Italia da oltre trent'anni e della quale, all’indomani della vittoria allo Strega, si è scritto che «ci sono, e non da oggi, scrittori e scrittrici come Janeczek che già mescolano mondi e aprono frontiere, perché sono essi stessi frontiere aperte, da attraversare mille e mille volte, in lungo e in largo».
Helena Janeczek entra a far parte di una giuria che negli anni ha potuto contare su scrittori quali Joseph Zoderer, Carmine Abate, Alessandro Tamburini e Peter Oberdorfer e che oggi è composta da Carlo Martinelli (presidente), Pietro De Marchi, Lisa Ginzburg e Stefano Zangrando.
Nel 1997 ha pubblicato con Mondadori, «Lezioni di tenebra», la sua prima opera di narrativa in italiano oggi disponibile in una nuova edizione per i tipi di Guanda e che affronta a partire dall'esperienza autobiografica, il tema della trasmissione di madre in figlia di una memoria tabù segnata dalla deportazione della madre a Auschwitz. Con il suo libro d’esordio ha vinto il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Berto.
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«Cibo» (Mondadori, 2002) è invece un mosaico romanzesco di storie che indagano il rapporto, felice o problematico, di donne (e uomini) con il cibo, il corpo e i desideri e le memorie che vi si intrecciano.
«Le rondini di Montecassino» del 2010 (Guanda) è un romanzo che intreccia fiction e non-fiction, collegando continenti e spaziando tra l'oggi e la battaglia del '44, per scandagliare il portato e il lascito della Seconda Guerra Mondiale attraverso le storie dei reduci e dei loro discendenti.
Con quest'opera, ha vinto il Premio Napoli, il Premio Pisa e il Premio Sandro Onofri.