80° anniversario del bombardamento della Portela

2 settembre 1943 - 2 settembre 2023, il messaggio del Sindaco di Trento

Cari concittadini, autorità,

In un certo senso le città bombardate si assomigliano tutte: quando guardi le immagini della Trento del 2 settembre 1943, con le case della zona della Portela ridotte in macerie, ti accorgi che la desolazione è la stessa di altre città martiri: Guernica, Grozny, Aleppo, Mariupol.
Certo, cambiano le epoche, le latitudini, la potenza dei mezzi di distruzione. Sono diverse le parti in causa, varia la contabilità dei morti.
Non cambiano il dolore e la disperazione.
E identica in ogni tempo è anche la sensazione di vivere «l’ora più buia», quella in cui tutto sembra perduto e il futuro non promette più nulla.
 
Ci sembra impossibile che Trento abbia sperimentato una situazione simile solo 80 anni fa. Non secoli addietro, ma 8 decenni, che non corrispondono neppure alla vita media di un uomo.
Il che significa che alcuni dei bambini sopravvissuti alla devastazione della Portela sono ancora tra noi. Significa che i più piccoli morti sotto le macerie oggi potrebbero essere qui.
E lo sono, in verità, ma solo nel nostro ricordo, insieme a tutte le vittime della strage, 200 in totale, una per ogni tonnellata di bombe sganciata dalle cosiddette fortezze volanti delle forze alleate.
Sono numeri che ancora oggi ci impressionano e che rendono il bombardamento della Portela una cicatrice storica incancellabile.
 
È un passato che non passa, anzi che non può e non deve passare. È una ferita talmente profonda che abbiamo scelto di ricordarla quotidianamente, poco prima di mezzogiorno, con l’urlo della sirena di torre della Tromba.
Forse qualcuno si chiederà quale sia il senso di questo nostro pellegrinaggio laico sul luogo della strage. Forse qualcuno domanderà perché ci ostiniamo – il Comune, la fondazione Museo storico, l’associazione Vittime civili di guerra e tanti cittadini – a onorare la data del 2 settembre come se si trattasse di un giorno che ha un valore fondativo.
In effetti, sulle macerie del settembre 1943 si sono radicati e sono cresciuti il nostro amore per la pace e il ripudio della guerra, peraltro sancito dalla Costituzione repubblicana.
 
Dopo la Portela, nessuno può incantarci con la retorica della bella morte, nessuno può persuaderci che la guerra sia desiderabile.
La guerra è per noi una sciagura da evitare coltivando il dialogo, gettando ponti, impedendo che nel mondo crescano le disparità economiche e l’autoritarismo, evitando che si approfondisca il solco tra enclave di pensiero incapaci di parlarsi l’una con l’altra.
Non posso concludere senza citare le guerre di oggi: non solo quella in Ucraina, ma anche altri conflitti a intensità variabile, in Yemen, in Mali, in Sudan, in Congo. Alle famiglie, ai bambini, a tutti i civili che oggi stanno vivendo lo stesso dramma affrontato 80 anni fa da Trento vanno i nostri pensieri e la nostra solidarietà.
 
A loro dobbiamo anche l’impegno a considerare i profughi di guerra non un fastidio da scansare, ma i nuovi volti di una tragedia antica sperimentata anche dai tanti nostri concittadini - oltre ventimila - che tra il 1943 e il 1945 abbandonarono le loro case per sfuggire alle bombe.
Ieri come oggi, non solo le città bombardate ma anche le vittime si assomigliano. E a loro dobbiamo assicurare assistenza e protezione.
Ringrazio tutti coloro che in questi giorni aiutano la città a ricordare.
Con il cortometraggio animato Mila, diretto da una regista di origine trentina emigrata a Los Angeles, con un documentario, con il teatro, con approfondimenti.
Ringrazio infine tutti voi per essere qui oggi a onorare con la vostra presenza la memoria delle vittime.

Franco Ianeselli