Festival dell’Economia e Pari Opportunità – Di Luciana Grillo

Perché le donne sono ancora fortemente escluse dalle discipline STEM (scienze, tecnologie, ingegneria, matematica)?

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Il primo giorno del festival ha riservato due significativi spazi al mondo delle donne, di mattina al Castello del Buonconsiglio, nella Sala Marangonerie, e di pomeriggio nell’Auditorium del Dipartimento di Lettere e Filosofia.
Al centro di entrambi gli incontri, le donne, condizionate fin da bambine e indirizzate a scegliere studi umanistici, considerate più adatte a compiti di cura che non ad attività scientifiche.
Ha moderato l’incontro al Castello la prof. Barbara Poggio, prorettrice con delega alle Politiche di Equità e Diversità, ha portato il saluto della P.A.T. l’assessora all’Università, ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo Sara Ferrari, che ha ricordato quanto si stia facendo per abbattere gli stereotipi di genere e per avere sempre più donne competenti in campo tecnologico-scientifico.
Si lavora nelle scuole, attualmente risultano coinvolti nei progetti a Trento e in provincia 150 docenti, 200 genitori e circa mille studenti.
Anche Poggio ha menzionato l’attività dell’Ateneo trentino in tal senso.
 
Monica Parrella, dirigente generale dell’Ufficio che si occupa di Pari Opportunità presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, ha esordito con un dato confortante: le studentesse che scelgono studi scientifici rappresentano il 37% del totale… Apparentemente confortante questo dato! In realtà le donne studiano medicina, scienze infermieristiche, biologia, tutti campi che evocano antichi stereotipi secondo cui la donna è vocata alla «cura»!
Quando nascono gli stereotipi nella mente delle donne? Già a cinque, sei anni le bambine pensano che di matematica capiscano più i maschietti, poi sembrano cambiare idea, quando frequentano le scuole medie, per ricadere infine verso i quindici anni nelle vecchie convinzioni.
 
Dunque, formazione formazione formazione per docenti e discenti!
Anche perché oggi, qualunque lavoro si voglia svolgere, bisogna essere comunque abbastanza attrezzati dal punto di vista tecnologico.
Parrella ha ricordato con entusiasmo i Camp Stem che si stanno diffondendo a macchia d’olio e che impegnano tanti giovani in estate.
Gianna Martinengo, imprenditrice e fondatrice di Women&Technologies, ha sottolineato l’importanza della motivazione e della capacità di mettersi in gioco, la necessità che nelle scienze umanistiche si introduca il concetto di astrazione e che si coniughino insieme l’innovazione tecnologica e l’innovazione sociale, intendendo per sociale l’intelligenza collettiva che vede dialogare insieme uomini/donne e automi.
 

 
Alla base di tutto c’è la conoscenza, non fatta di tanti dati, ma di dati essenziali.
E non basta più dire STEM, bisogna muoversi verso STEAM per integrare il sapere scientifico con il sapere umanistico. E bisogna anche riconoscere che le donne non solo hanno tutte le capacità e le competenze per utilizzare le tecnologie, ma sono anche in grado di pensarle, crearle, inventarle.
Dalla scuola elementare, da una breve separazione fra maschi e femmine di 6/8 anni, parte anche Fiorella Operto – presidente della Scuola di Robotica di Genova – che sostiene la necessità di separare i bambini perché finalmente le bambine si convincano che i maschi non sono «naturalmente» i più bravi in matematica.
 
E poi, ribadisce la necessità di formare docenti e genitori, anche perché tutte le professioni saranno toccate dalla tecnologia e dunque una conoscenza tecnologica sarà indispensabile per tutti, femmine e maschi.
E ha concluso ricordandoci che la sfida alla robotica è una sfida alla nostra umanità.
 
Chiara Burberi, presidente di redooc.com, ha ribadito che nessuno è negato per la matematica, anzi, bisogna convincersi che la matematica – considerata nel nostro Paese una disciplina destinata all’élite –  è una tecnica che risolve i problemi reali, con la quale tutti dobbiamo fare i conti… (e non è un gioco di parole!) La matematica è come uno sport, basta allenarsi; la matematica costa fatica, proprio come lo sport, e ha regole da rispettare.
La matematica appassiona, è necessario conoscerla, poi se non nasce la passione, diventa almeno un rimpianto.
 

 
Se di mattina le relatrici hanno concordato sul fatto che sia necessario far acquisire consapevolezza in merito alle pari opportunità nella scelta degli indirizzi di studio e nel lavoro, di pomeriggio, presentate da Giovanna Pezzuoli, giornalista di lungo corso, hanno preso la parola Gaela Bernini della Fondazione Bracco, l’economista A. Carparelli esperta di politiche europee e Monia Azzalini, ricercatrice all’Osservatorio di Pavia.
Titolo dell’evento: Donne che pensano i robot e disegnano l’economia.
Dunque, ancora una volta, al centro degli interventi il mondo femminile, sottorappresentato e sottopagato, e le discipline scientifiche ancora poco attraenti per le giovani donne. D’altra parte, come ha ricordato Carparelli, nel 1897 l’Università di Cambridge vietò l’accesso alle donne!
 
Oggi, per fortuna, le cose stanno cambiando, in Europa, a partire dal 1° trattato di Roma, si riconosce il valore delle azioni positive per la conquista delle P.O. In Italia, le statistiche ci dicono che è maggiore il numero delle studentesse di Economia rispetto ai maschi, che sono più brave e si laureano prima.
Azzalini ha descritto l’attività dell’Osservatorio di Pavia relativamente ai media e al genere; ha constatato che se la popolazione italiana è costituita per il 50% da uomini e il 50% da donne, nella stampa le donne rappresentano solo il 24% rispetto al 76% degli uomini, e così via; ha ricordato che i media sono un settore strategico per il miglioramento della condizione femminile e che perciò i giornalisti hanno sulle loro spalle una grande responsabilità.
 
L’incontro è proseguito con l’intervento di Elsa Fornero, docente di Economia e già Ministra della Repubblica, e di Barbara Caputo, esperta di Stem e robotica.
Fornero naturalmente ha ricordato la sua esperienza politica – proprio mentre un nuovo governo sta muovendo i primi passi – e ha confessato di essersi sentita più donna di dovere che donna di potere.
Ha ricordato quali siano gli stereotipi che causano la discriminazione delle donne sia nel settore pubblico che in quello privato ed ha suggerito di istituire corsi di formazione economico-finanziaria che sarebbero certo utili alla cittadinanza nel suo complesso, alle persone che rischiano di sbagliare o di essere truffate, con una particolare attenzione alle donne, più esposte all’analfabetismo finanziario.
 
Caputo, giovane eccellenza vincitrice del prestigioso premio europeo (Startint Grant European Research Council) con il progetto di sviluppare teoria e algoritmi necessari ai robot per interfacciarsi con internet, docente di ingegneria informatica presso l’Università La Sapienza di Roma, ha espresso la convinzione che l’accesso alle Stem debba essere «naturale» per le donne, capaci e competenti, come le sue collaboratrici che l’affiancano quotidianamente nel suo lavoro.
Ha inoltre aperto una finestra inquietante su come i robot – programmati preventivamente – possano influenzare gli utenti e condizionarne attività e atteggiamenti.
Giornata molto intensa, questa prima del Festival, ricca di spunti di riflessione e di utili informazioni.
 
Luciana Grillo