Covid-19, killer digitale dell’economia – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con Alessandro Garofalo esperto di formazione manageriale innovativa

>
Oltre al terribile aspetto sanitario generato dal Coronavirus, che la gente sta pagando di persona con le giuste restrizioni imposte dal Governo, ciò che spaventa gli osservatori è lo scenario economico che la pandemia Covid-19 porta con sé.
La diffusione del virus sta colpendo le regioni che da sole producono la maggior parte del PIL nazionale, il vero e proprio motore trainante dell’economia del nostro Paese.
Il Governo ha adottato le prime misure per salvare anche l’economia, altre arriveranno a breve.
Stiamo assistendo all’immagine delle nostre città vuote, segno di un’economia sospesa fino a contrordine.
Quanto peserà questa sospensione?
Lo abbiamo chiesto al dott. Alessandro Garofalo, fondatore e titolare della Garofalo & Idee Associate S.R.L., società operante nell’area dello sviluppo creativo di nuovi product-concept e nella formazione manageriale innovativa.
 
«Non so che dire in merito a questa inedita situazione che tutti stiamo vivendo, – ci ha risposto. – Scorrendo i profili LinkedIn, troviamo imprenditori liquidi, esperti di benessere digitale, esperti di sapienza finanziaria, trainer in comunicazione carismatica che non possono fare a meno di esibirsi ogni giorno.
«Siamo in un universo che vive un’ossessiva compulsione tecnologica dove chiunque sul web può dire la sua, pur non avendo magari nulla da dire, la democrazia in rete lo permette. Viviamo una moltiplicazione di storie che rimbalzano nei social media e ci costringono ad una costante attenzione parziale: in preda alla dispersione cognitiva, non tratteniamo significati e collezioniamo solo frammenti. Non riusciamo a valutare più la profondità delle cose che accadono intorno a noi.»
 
«Di colpo si presenta un virus, il Covid-19, che ha tutte le caratteristiche del virale digitale: non si può progettare a tavolino, impossibile da governare, valorizza di più i contenuti negativi.
Bene, questo virus però uccide, è un killer silente, maligno, ma soprattutto invisibile.»
 
«La non percezione della gravità della situazione ci ha messo in ginocchio, con l’italiano santo e poeta che si butta nella movida di notte, sulle piste da sci e domenica 8 marzo invade la parte del Lago di Garda corridoio libero da zona rossa tra Lombardia e Veneto.
«Abito in quelle zone e con i miei occhi ho trasecolato quando ho visto letteralmente orde di persone, giovani e anziani, scendere a frotte sul lungolago, come se in quella zona ci fosse davvero aria incontaminata.
«Ho dovuto parcheggiare a casa per andare in paese a piedi. Sembrava Ferragosto dai parcheggi affollatissimi. Lì ho capito subito che siamo davvero quelli che sorpassano nelle corsie d’emergenza, i falsi invalidi, quelli che buttano le immondizie dove capita.»
 
«Questa è la prima pandemia dell’era digitale.
«Per contro non si può non constatare l’incredibile professionalità di tutto il personale del mondo ospedaliero italiano, che sta svolgendo un lavoro immane.»

Chi è Alessandro Garofalo?
Fondatore (nel 1995) e titolare di «Garofalo & Idee Associate S.R.L.» (www.garofalo.it), laboratorio per aziende nell'area dello sviluppo di nuovi product concept e nella formazione innovativa.
Dal 2005 al 2012 è stato presidente e poi membro del direttivo di Trentino Sviluppo S.p.A.

Negli anni 2016/17 è stato membro del gruppo di lavoro scientifico della Camera di Commercio di Trento per la definizione delle linee di indirizzo per la crescita economica del Trentino.

È responsabile del laboratorio creatività del Master Innovazione della Fondazione Cuoa di Vicenza e professore a contratto alla Facoltà di Economia dell'Università di Verona, corso di Leadership e Innovation Management. È docente presso la Scuola Holden di Torino, l'Istituto di Studi Militari Marittimi a Venezia e adjunct faculty member alla Luiss Business School.

Dott. Garofalo, l’emergenza Coronavirus rischia di far scattare un altro allarme: quello di un’economia italiana già debole prima dell’allerta sanitaria. Con intere città isolate, negozi chiusi e diverse regioni in quarantena molte imprese si sono fermate e, con loro, anche lavoratori e imprenditori costretti a rimanere a casa. Quali saranno le conseguenze di tutto questo scenario apocalittico?
«All’inizio le prime reazioni erano legate al settore del turismo, messo letteralmente a terra dalle disdette e al forte calo della reputazione del Made in Italy.
«Poi estendendosi la chiusura a tutta Italia, le cose sono rapidamente cambiate, tutto è passato in secondo piano e il danno economico comincia ormai ed essere evidente per tutte le categorie interessate. La crisi sarà lunga e la sua percezione peggiora ogni giorno.»

Lei definisce il Covid-19 un Killer digitale, ci spieghi meglio?
«Questa è la prima pandemia dell’era digitale: le reazioni sono molto più veloci dei fatti accaduti, come analizza anche Baricco. La narrazione è superiore alla realtà e la paura dilaga.
Lo abbiamo visto la notte dell’assalto ai treni alla stazione di Milano, dimostrando come nazione di non avere alta intelligenza sociale
 
La sfida per le imprese è anche quella di salvaguardare l’immagine del Made in Italy, secondo lei occorrerà una strategia coordinata di comunicazione sull’emergenza virus per i prossimi mesi, se sì in che modo?
«Lo pensavo fino a quando eravamo noi l’unico paese infettato oltre la Cina.
«Adesso che il problema è mondiale non credo servano iniziative di singole nazioni, ma vedrei una attività collettiva di sistema mondo e di organismi internazionali che tranquillizzeranno sul cessato allarme e che quindi lentamente si ritornerà alla normalità, ma in tutto il mondo.»
 
La psicosi coronavirus mette in crisi le imprese. Se non si interviene subito si rischia la chiusura?
«Direi proprio di si o per lo meno in alcuni settori tipo turismo e ristorazione dove i danni sono immediati viste le disdette. Anche nella fornitura ci sono problemi, nel senso che i rischi di non poter consegnare magari per la mancanza di un componente che ti fornisce un fornitore asiatico.
«L’agricoltura dà i primi segnali di cedimento per quanto riguarda la raccolta del latte.
Anche nel mio settore di servizio all’ impresa siamo ko, ad oggi la mia agenda ha qualche appuntamento scritto forse da giugno e sottolineo forse: vuol dire 6 mesi con fatturato nullo.»
 
Quali sono le attività più colpite dalla crisi? Qualche dato?
«Confindustria Nazionale ha avviato un’indagine tramite un questionario online per ascoltare le imprese italiane, indagine datata 2 marzo.
«Più in particolare, dall’analisi dei risultati emerge che il 65% dei rispondenti ha registrato impatti sulla propria attività a causa della diffusione del Covid-19 in Italia
«La percezione è stata più alta della media in Lombardia e Veneto, dove si è attestata intorno al 70%.
«L’impatto è risultato pervasivo per le attività di alloggio e ristorazione, dove il 99% dei rispondenti ha segnalato di aver subito effetti negativi nonché per tutte le attività legate ai servizi di trasporto.
«Per la manifattura, il 60% delle imprese intervistate ravvisa degli effetti negativi, con problemi più evidenti per il settore dell’abbigliamento e della lavorazione dei pellami, della chimica e dell’elettronica.
«La diffusione del Covid-19 in Italia ad oggi sta causando soprattutto danni relativi al fatturato delle aziende, come indicato dal 27% dei rispondenti; più esiguo invece (6%), il numero dei rispondenti che hanno subito solo effetti legati al danno degli imput produttivi anche se va detto che quasi il 20% dei rispondenti ha sperimentato problemi di entrambi i tipi.
«Per quanto riguarda l’entità del danno relativa al fatturato, oltre al 35% delle imprese che ha partecipato all’indagine e ha dichiarato di non aver subito danni, ce ne sono circa il 25% che ritiene di avere subito impatti trascurabili o gestibili attraverso piccoli aggiustamenti del piano aziendale.
«Il 17% delle imprese ravvede invece che i danni siano stati significativi perché implicheranno la riorganizzazione del piano aziendale. C’è circa un 10% delle imprese che già teme di non poter raggiungere gli obiettivi per l’anno in corso se non addirittura di dover ricorrere a ridimensionamenti della struttura aziendale.
«Data l’elevata incertezza molte imprese non si sentono ancora di poter rispondere.
«Il 5% dei rispondenti dichiara di aver dovuto già ricorrere all’uso della cassa integrazione ordinaria a seguito della diffusione del Covid-19.
«Dall’indagine condotta è emerso anche che il 24% dei rispondenti ha subito danni per mancata partecipazione/cancellazione di fiere ed eventi promozionali.»
 
Per quanto riguarda il mondo del lavoro autonomo, e soprattutto a quello delle libere professioni; un mondo che rischia di restare emarginato e senza tutele per il fatto di non disporre della stessa forza di rappresentanza di altre realtà economiche, come potrà risollevarsi?
«Sono molto preoccupato infatti, i danni sono ingenti. Questi mancati fatturati sono probabilmente non recuperabili. Bisognerà concordare iniziative collegiali di presentazione di nuovi servizi innovativi, dovranno nascere alleanze e cooperazioni tra concorrenti lungimiranti, si parlerà di coopetizione (cooperazione competitiva).
«La consulenza dovrà riunificare esperienza etica e valore economico attraverso l’estetica, i servizi dovranno essere belli e profitevoli. Ci si dovrà abituare a lavorare in pluricommesse con colleghi e concorrenti.
«Bisognerà essere specializzati ma con un approccio olistico»
 
Quanto durerà questa emergenza?
«Sicuramente 6/7 mesi.»
 
Dopo il coronavirus il mondo non sarà più lo stesso, questa crisi sta accelerando un salto culturale in alcuni campi come quello del lavoro da remoto, che genera un indotto di tecnologie di comunicazione e alla crescita dell’e-commerce, che vedeva l’Italia indietro rispetto ad altri paesi occidentali. Da questa situazione di crisi possono nascere nuove opportunità, cosa ne pensa?
«Su questo punto sono più ottimista.
«Questa sosta forzata ci ha messo nella condizione, come dice lei giustamente, di reagire con un cambio di paradigma tecnologico.
«Saremo sempre più in un periodo cosiddetto VUCA (velocità, incertezza, complessità e ambiguità).
«Nella pubblica amministrazione e nel mondo della formazione/insegnamento la formazione a distanza supportata da adeguate tecnologie ha funzionato.
«Scuole, università, uffici si sono brillantemente organizzati in smart working per necessità, e comunque con successo.»
 
Nadia Clementi - [email protected]
Alessandro Garofalo - [email protected] - www.garofalo.it