Immigrazione clandestina: capitale umano da non sprecare

«L'esercito degli invisibili» e le politiche restrittive dell'immigrazione. - Tre docenti dell'università di Bari rivelano i loro studi: «Su 1.000 irregolari, il 5% è laureato»

«Le politiche restrittive dell'immigrazione sono fallite ed alimentano il flusso migratorio, con costi enormi per il Paese di destinazione e quello di provenienza: chiudere i cancelli significa rinunciare agli effetti positivi della migrazione.»
Così scrivono gli autori del testo presentato stamane nella biblioteca comunale di Trento:
«Dallo scorso anno gli immigrati in Italia sono raddoppiati - dice Maria Concetta Chiuri, una delle autrici del testo e docente di economia all'università di Bari - e per il futuro la tendenza è di un ulteriore aumento: il governo deve riuscire dunque ad incanalare i flussi migratori nella legalità.»

«Intendiamoci - precisa Giovanni Ferri, direttore del dipartimento di scienze economiche dell'università di Bari (altro autore) - l'immigrazione non va agevolata, ma è una realtà e deve essere gestita. La vecchia legge Bossi-Fini anziché governare il fenomeno ha finora generato tanta clandestinità. La politica dell'attuale governo appare invece più adeguata a dare risposte al problema.»

Nicola Coniglio (il terzo autore) aggiunge: «In Italia ci sono ad oggi 700 mila immigrati regolari. Di questi, tre quarti sono entrati nel Paese irregolarmente: questo è il fallimento delle politiche restrittive.»

Stupore in sala quando Ferri rivela che «ormai le organizzazioni criminali che trasportano gli immigrati assicurano i propri clienti con un'assicurazione del tipo: se sei rimpatriato, il secondo viaggio è gratis.»

La Chiuri ha poi esposto lo studio condotto su mille clandestini intervistati.
«Ne risulta l'identikit di un giovane, tra i 18 e i 38, in buona salute. È il primo della famiglia ad essere emigrato e quello che essendo più istruito ha maggiori aspettative di lavoro e guadagno. Il 5% è laureato, tasso questo non molto lontano da quello italiano del 7,5%.»

«Dell'immigrazione percepiamo subito i costi - dice Ferri - dati dalle difficoltà di integrazione (paura dei diversi) e dai costi in termini di malfare. La percezione di questi costi è inoltre amplificata dalle difficoltà economiche in cui si trova l'Italia. Nonostante questo impatto, recenti studi stanno dimostrando che nel medio lungo periodo, il beneficio netto dell'immigrazione è positivo.»

Gli autori del saggio propongono un ricetta che possa far fronte alle sfide lanciate dalle future ondate migratorie. È Ferri ad esporre queste proposte.
«Per evitare di trovare che un ingegnere si ritrovi a cogliere i pomodori nel Tavoliere delle Puglie, con un enorme spreco di capitale umano, dobbiamo creare un nesso migrazioni-sviluppo economico. Noi proponiamo un sistema già sperimentato in Canada, Nuova Zelanda e Australia: il permesso temporaneo a punti. Ottenere e conservare i punti consente di avere maggiori possibilità di rinnovare il permesso. I punti vengono assegnati all'ingresso e durante il soggiorno.»

Gli autori propongono dunque «un sistema di diritti e doveri, completato da incentivi che favoriscano la piena realizzazione dei benefici della migrazione.»

Infine interviene Tullio Jappelli che commenta: «Sono perplesso sul sistema dei punti: come nel caso della patente a punti, ciò può generare fenomeni di opportunismo che vanno assolutamente scongiurati.»