«Poesia, eros, castigo» al Trentino Book Festival – Di D. Larentis

La mostra dell’artista Aldo Pancheri, curata da Waimer Perinelli, è visitabile a Caldonazzo nell’ambito dell’evento culturale ideato e diretto da Pino Loperfido

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L’ottava edizione di «Trentino Book Festival», ideato e diretto da Pino Loperfido, si sta svolgendo a Caldonazzo, Trento, e sta ospitando come sempre relatori di fama nazionale e internazionale, promuovendo la cultura del libro nel nostro territorio (si concluderà domenica 17 giugno).
L’edizione 2018 della rassegna dà spazio alle passioni: per l’arte, per lo sport, per le scienze storiche, per la tutela della memoria, cercando di fornire antidoti contro il sentimento paralizzante della paura.
Nell’occasione sono state organizzate diverse interessanti mostre che possono essere visitate fra un incontro e l’altro.
In piazza Vecchia, nella sede del Centro d’arte «La fonte», segnaliamo «Poesia, eros, castigo», opere d’arte e poesia visiva di Aldo Pancheri, curata da Waimer Perinelli, aperta al pubblico fino al 25 giugno dalle 15.00 alle 18.00.
 

Porta per i sogni.

Allestita in collaborazione con il Trentino Book Festival, l’esposizione si compone di una sezione letteraria, curata da Massimo Libardi e Alessandro Fontanari, e una artistica con tre sculture e nove opere pittoriche realizzate con pastelli, paste acriliche e timbri su tela.
Il tema è la passione che Aldo Pancheri narra per forme ed immagini sublimi, sensuali.
Scrive Pino Loperfido: «Così come nella letteratura erotica attraverso temi legati alla sessualità e all’amore fisico si veicolano sovente contenuti filosofici o spirituali, così nelle opere di Pancheri le provocatorie visioni suscitano riflessioni su come la modernità ha impunemente trasfigurato il concetto ideale di passione, portandolo nei casi più estremi a sfociare nella più cieca violenza».
 

Lingua di fuoco.
 
Quello dell’artista è un racconto contemporaneo, quasi un nascosto immaginario collettivo che ci porta ad esplorare e a sviscerare gli opposti poli della passione.
Pancheri vive la magia della passione con la poesia ispirata alla Carmen di Bizet, al malinconico cinismo di Terra Desolata di Thomas Eliot e al pensiero critico di Giorgio Mascherpa.
Come ha scritto Elena Pontiggia: «Il risultato è che, dopo aver partecipato delle sue visioni, anche il nostro mondo ci risulta strano ed estraneo. Ma molto meno felicemente.
«Moltissime le mostre al suo attivo, ne citiamo solo una, quella svolta a Milano presso il Palazzo della Permanente nel 1990, dal titolo Gino, Aldo, Renato Pancheri. Una casa di pittori
 

Appena sotto la cascata - Armonia delle sfere - Vortice di danza.
 
Aldo Pancheri nasce infatti in una famiglia di artisti e cresce in un ambiente che favorisce lo sviluppo del suo innato talento.
Artista trentino di adozione milanese nelle sue creazioni si serve di forme, linee e colori per esaltare i propri sentimenti, reinterpretando la realtà.
Da una prima stagione di matrice che potremmo definire naturalistica passa a una stagione in cui domina un’astratta visione del mondo.
Dal 2000 esegue le sue opere su base geometrica, per la realizzazione dei suoi quadri usa frammenti di contemporaneità, pezzi di giornale, immagini.
È lui l’ideatore dell’«Arte timbrica», una forma espressiva che rende l’utilizzo del timbro un elemento centrale dell’esecuzione dell’opera.
Nell’arte timbrica è essenziale il segno, in quanto come afferma lo stesso Pancheri «ogni artista, inventando una propria matrice timbrica, costruisce un proprio stilema, che può essere usato più volte, ma che per via della manualità che lo contraddistingue nessuna volta allo stesso modo».
 

Il silenzio dell'acqua.
 
I segni ci rimandano all’universo semiotico; parlando di passioni e di stati d’animo non possiamo che concludere dedicando un pensiero al semiologo lituano Algirdas Greimas, il quale scrisse assieme a Jacques Fontanille il volume intitolato «Semiotica delle passioni. Dagli stati di cose agli stati d’animo» (la Semiotica delle passioni è una branca della semiotica).
Il pensiero di fondo dei suoi studi sarebbe che talvolta il significato delle cose, delle nostre azioni, degli eventi può dipendere dal fatto che essi si trovino all’interno di configurazioni narrative che nascono dai nostri stati d’animo emotivi oppure che li determinano.
Greimas chiamava dette configurazioni «passioni», intendeva cioè sostenere che ci si «appassiona» in quanto si riconosce che ciò che ci accade riproduce la struttura di una storia. Passioni e narrazione sono quindi strettamente legate, le prime discendono dalla seconda.
 
Daniela Larentis – [email protected]